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UNIONE EUROPEA: SÌ A ETICHETTA FACOLTATIVA SU VERO VINO ROSÈ CON MENZIONE “VINO ROSÈ TRADIZIONALE”, MA RESTA ANCHE IL ROSÈ DA MISCELAZIONE TRA VINO BIANCO E VINO ROSSO DA TAVOLA CON MENZIONE FACOLTATIVA IN ETICHETTA “ROSÈ DA MISCELAZIONE”

Via libera dei 27 Stati membri alla proposta della Commissaria europea all’agricoltura, Mariann Fischer Boel, di riconoscere la produzione europea di vero vino rosé, tramite un’etichettatura facoltativa con la dicitura “vino rosè tradizionale”, prevedendo però anche la possibilità per gli stati membri interessati di introdurre un’etichetta obbligatoria per la loro specifica produzione, ed un’ampia discrezionalità per modificare la menzione “tradizionale” con un’altra valorizzante, o aggiungere altre espressioni valorizzanti.
Resta in piedi la possibilità di produrre miscele di vino bianco e rosso da tavola, ma con la menzione “rosè da miscelazione”, che può essere utilizzata volontariamente oppure resa obbligatoria, ma solo per la produzione interna di uno Stato membro.
A favore della proposta, presentata oggi al Comitato di gestione europeo per il settore, si sono pronunciati 26 stati membri; solo la Francia si è astenuta. Ufficialmente si tratta di un voto indicativo in quanto il documento verrà ora trasmesso all’Ufficio per le barriere tecniche agli scambi dell’Organizzazione mondiale per il commercio, che avrà due mesi di tempo per esaminare se il documento è in linea con le regole della Wto. La proposta ritornerà, quindi, al Comitato di gestione per il varo definitivo da parte di Bruxelles.

Le reazioni in Italia - Confagricoltura: “Sul rosè passo in avanti ma c’è bisogno di più chiarezza per il consumatore”. Coldiretti: “scandaloso rosé da rosso e bianco mischiati”
“La proposta di Bruxelles di valorizzare la produzione di vero vino rosé con la dicitura in etichetta “vino rosé tradizionale” è un segnale positivo per la difesa delle produzioni vinicole di pregio”. Lo dice Confagricoltura.
“Tuttavia, al fine di tutelare al meglio i produttori ed informare con maggiore precisione i consumatori, sarebbe stato - sottolinea l’organizzazione degli imprenditori agricoli - più opportuno imporre l’obbligo di indicare in etichetta il prodotto ottenuto dal taglio di vino rosso e bianco. Il metodo “tradizionale” sottintende un raffinato processo produttivo, ovvero una particolare e delicata vinificazione a partire da uve nere. I consumatori, attraverso le etichette vanno informati in modo chiaro e trasparente e devono avere gli strumenti appropriati per poter effettuare una scelta consapevole. Concetto valido in generale per tutte le pratiche enologiche non tradizionali. Solo così la viticoltura italiana conserverà quegli elementi di pregio che la valorizzano e la differenziano”.
“E’ scandaloso il via libera comunitario alla commercializzazione di vino rosé ottenuto miscelando vini bianco e rosso”. Lo afferma la Coldiretti in riferimento alla decisione del Comitato di gestione assunta in applicazione dell’ultima riforma di mercato del vino approvata in sede europea ma fortemente contestata.
“Sarà possibile acquistare nei paesi dell’Unione Europea vino rosé ottenuto semplicemente - sottolinea la Coldiretti - dalla miscela di vini bianchi e rossi senza alcuna indicazione in etichetta per i consumatori. Una decisione che abbassa il livello qualitativo dell’offerta vitivinicola europea aprendo di fatto la strada ad una scorciatoia che - precisa la Coldiretti - inganna i cittadini europei e danneggia i produttori di vero rosé che si ottiene vinificando in bianco le uve rosse”.
Il fatto che le imprese che sceglieranno la via naturale per la produzione di rosé potranno volontariamente indicarlo in etichetta con la scritta “vino rosé tradizionale”, non è sufficiente - sostiene la Coldiretti - a tutelare il mercato dalla concorrenza sleale. La possibilità accordata agli Stati membri interessati di introdurre un’etichetta obbligatoria per la loro specifica produzione non impedisce peraltro l’arrivo sul mercato nazionale di “falsi rosé” di produzione comunitaria.
“La scelta dell’Ue - denuncia Coldiretti - segue l’autorizzazione della pratica dello zuccheraggio, la possibilità di chiamare vino anche quello ottenuto dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva ed è una diretta conseguenza della riforma di mercato europeo del vino, la possibilità di eliminare parte dell’alcol naturalmente contenuto nel vino e di utilizzare i trucioli per invecchiare il vino senza alcuna indicazione in etichetta. Una riforma che favorisce la concorrenza sleale a danno del vino italiano, che è già il più “taroccato” all’estero dove sono molto diffuse imitazioni che mettono a rischio l’immagine del prodotto e le opportunità di penetrazione dei mercati.

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