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UNIONE EUROPEA: SULL’IPOTESI “DEALCOLIZZAZIONE VINO”, RISCHIO MANIPOLAZIONE. LA PROPOSTA FRANCESE IN DISCUSSIONE. FINORA LA TECNICA ERA VIETATA

Vino al pari della birra: è la nuova frontiera che alcuni stati membri dell’Unione Europea tentano di superare per sottrarre dal vino tradizionale, con tecniche industriali, una parte dell’alcol prodotto naturalmente: si tratta di una tecnica enologica fino ad oggi vietata in Europa ma che ora ha fatto capolino nei negoziati tra i 27 stati membri per definire i regolamenti di applicazione della riforma del vino, entrata appena in vigore.
L’idea portata avanti dalla Francia è stata raccolta, secondo fonti comunitarie, in un documento di lavoro non ufficiale messo a punto dagli uffici agricoli della Commissione europea. L’impatto di un’eventuale introduzione di questa nuova pratica, chiamata dealcolizzazione parziale dei vini, non sarebbe secondario per il settore, in primo luogo per le conseguenze che potrebbe avere sulla qualità e sull’immagine del vino europeo tradizionale.
Di fatto, spiegano le fonti, se la pratica enologica dovesse essere introdotta, nelle aree del centro-nord d’Europa come Francia e Germania, l’industria potrebbe produrre un vino, manipolato industrialmente, con un titolo alcolometrico minimo dell’8,5% senza la possibilità di ricorrere all’arricchimento con zucchero. Un elemento quest’ultimo, secondo gli osservatori a Bruxelles, che solleva anche un problema di coerenza con la stessa riforma del settore, considerando che sono stati proprio i paesi del Nord a fare fronte comune per ottenere il mantenimento del ricorso al saccarosio nell’arricchimento dei vini, contro l’Italia che da sempre lo vieta e si è battuta per eliminarlo in tutta Europa.

Le posizioni - Confagricoltura ed altre istituzioni vs de-alcolizzazione
Ci potrebbe essere presto il vino parzialmente “de-alcolizzato”, cioé che, con precise pratiche enologiche, veda ridotta la propria gradazione alcolica. Lo sottolinea, con qualche preoccupazione, la Confagricoltura a proposito di una tecnica di “allontanamento” dell’alcol dal vino per la quale non è ancora stata definita dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) la monografia indicante le specifiche tecniche necessarie per una corretta applicazione, ma che potrebbe essere introdotta dalle nuove disposizioni comunitarie inerenti il settore vitivinicolo.
“Fra i Paesi europei produttori - rimarca Confagricoltura - c’é una forte volontà di ammettere la “de-alcolizzazione”, contrari sono solo Italia e Grecia. Spagna e Francia sostengono la pratica e ritengono che allo stato attuale della sperimentazione sia possibile arrivare a de-alcolizzare fino a tre gradi”. L’alcol e le altre sostanze sarebbero allontanate dal vino con una particolare apparecchiatura “spinning cone column” che oltre ad allontanare l’alcol potrebbe alterare completamente anche il quadro aromatico.
Confagricoltura evidenzia il rischio “di produrre con tale tecnica anche vini alcol free, già oggi prodotti e commercializzati in alcuni Paesi Terzi, che potrebbero recare danni di immagine e percezione al vino tradizionale.
L’Europa sembra voltare le spalle al valore di terroir del vino. Nel lungo dibattito sul regolamento applicativo della riforma dell’Ocm vino, che andrà in porto non prima di fine anno, è sulle pratiche enologiche che si sta delineando una nuova geografia enologica comunitaria. “Dopo l’apertura dell’Europa - lamenta Coldiretti - ai ‘miscugli’ ottenuti da vini provenienti da diversi Paesi Ue e alla possibilità di etichettare con la dicitura generica “vino comunitario” il vino sfuso e magari importato a basso costo, arriva la proposta di introdurre la dealcolizzazione parziale del vino”.
Si tratta di una pratica di cantina, finora vietata, volta a sottrarre, con tecniche industriali, dal vino una parte dell’alcol prodotto naturalmente dalla fermentazione. Ed è la Francia, il principale e tradizionale concorrente del Vigneto Italia, a portare avanti la proposta, in un documento di lavoro non ufficiale messo a punto dagli uffici agricoli della Commissione europea. La pratica dell’allontanamento dell’alcol dal vino non è ancora stata definita dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), ma sarà tra i punti all’ordine del giorno in un incontro di filiera il 30 presso il Ministero delle Politiche Agricole.
“Salvo qualche voce fuori dal coro, un po’ tutta la filiera é contraria a queste nuove pratiche enologiche”, sottolinea il segretario generale dell’Unione italiana Vini (Uiv) Paolo Castelletti. “Non si tratta di un problema di sicurezza alimentare, né del lancio di vini “Frankenstein”, ma di una pratica abbastanza nuova che ci allontana dall’idea di un prodotto naturale. I produttori del “made in Italy” vorrebbero che il vino resti maggiormente ancorato al territorio. E che sia frutto dell’uva”. Oltre all’insoddisfazione per il tentativo di ritocco odierno al regolamento base, Castelletti lamenta poi “una debolezza dei Paesi mediterranei in questo negoziato a 27”.
C’é amarezza, insomma, tra gli operatori nel trovare sorellastre invece che nazioni-sorelle: “la Spagna ad esempio ha avuto posizione estreme sui vini da tavola e sui melange”.

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