Un pranzo speciale che ha riunito, nel periodo di Natale, i detenuti e le detenute ai loro familiari, per portare, anche dentro le carceri, quel senso d’amore e comunità che da sempre manca a chi vive dietro le sbarre: sono state 21 le carceri italiane che il 20 dicembre hanno aderito all’iniziativa di solidarietà “L’altra cucina…per un pranzo d’amore”, con oltre 6.000 pasti serviti da 600 volontari. L’evento, giunto all’edizione n. 9, è realizzato da Prison Fellowship Italia, Rinnovamento nello Spirito Santo e Fondazione Alleanza, con il patrocinio del Ministero della Giustizia.
Da Milano (Opera) a Roma (Rebibbia), da Torino (Lorusso e Cutugno) a Napoli (Secondigliano), passando per Firenze, Massa, Bologna, Salerno, Bari, Nuoro e molte altre carceri, sono stati coinvolti chef stellati che hanno preparando piatti gourmet per chi vive la dolorosa esperienza della detenzione. Come Filippo La Mantia che, partendo dalla sua personale esperienza da ex detenuto, condannato ingiustamente nel 1986 per nove mesi e scarcerato proprio il 24 dicembre dal giudice Giovanni Falcone, ha ricordato cosa significa “vivere la solitudine e la tristezza dietro le sbarre: è lì che ho imparato a cucinare gli ingredienti che arrivano nei pacchi spediti dai familiari, con i profumi di casa che entravano in una cella dove vivevamo in 14 uomini. Non mi sono fatto però coinvolgere e da un errore è nata sorprendentemente una bellissima cosa, sfruttando l’opportunità, una volta uscito, sebbene fossi ancora
sconosciuto, di occuparmi dei detenuti. Poi, quando la passione della cucina si è impossessata di me, entrando in contatto con le istituzioni, chiesi di essere più presente da cuoco nelle carceri. E così è accaduto fin dal 2014, con la prima edizione dei “Pranzi d’amore”. La detenzione non fa bene a nessuno, serve tuttavia a capire meglio chi siamo: dobbiamo essere grati e bisogna aiutare tutti, questo è il mio “credo”, e si fa ancora più forte il sentimento se si tratta di detenute donne”.
“Staremo a tavola insieme. Non si sta a tavola con i nemici o con gli estranei. A tavola si sta con amici e familiari, con colleghi od omologhi, con persone da onorare o da ingraziarsi. A tavola si stipulano alleanze; a tavola si condivide la medesima gioia e ci si sente partecipi del medesimo affetto. Quando siamo seduti alla stessa mensa si annullano le distanze, si abbattono le barriere, ci si riconosce partecipi dello stesso destino umano, che è sempre un destino di pace. Che tutto questo avvenga a Natale è ancora più significativo. Perché il Natale di Gesù ci ricorda che Dio ha avvicinato il cielo alla terra e concede ad ogni uomo la possibilità di esperimentare la salvezza dal male”, ha affermato Salvatore Martinez, presidente Rinnovamento nello Spirito Santo.
Anche quest’anno a servire ai tavoli ed a creare momenti di intrattenimento sono intervenuti numerosi personaggi del mondo dello spettacolo, della musica, dell’arte, del giornalismo e della cultura. La showgirl Lorella Cuccarini, in rappresentanza di tutti gli artisti coinvolti a livello nazionale, ha spiegato come “la partecipazione alle passate edizioni mi ha permesso di capire come poter dare dignità ai volti, alle storie di queste persone, che altrimenti resterebbero solo meri numeri. Si accende un “faro” su ciò che anche noi, come personaggi pubblici, possiamo muovere per fare massa critica e aumentare la consapevolezza sull’umanità presente nelle carceri, facendo sì che esse diventino luoghi di vera riconciliazione”.
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