L’industria del vino statunitense è preoccupata. Come riporta “Wine Searcher”, a Washington sarebbero in fase di studio le nuove linee guida per il 2025 riguardanti il consumo di alcol e pare che si vada verso la strada della non flessibilità: ovvero, verso l’indicazione che il consumo di alcol non sia sicuro per la salute in nessuna quantità. Niente di confermato o accennato ancora, ma il settore comincia a interrogarsi sul futuro e su come eventualmente tutelarsi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità già l’anno scorso aveva rilasciato dichiarazioni simili, scatenando anche un grande dibattito in Europa, come abbiamo raccontato spesso, e molti analisti le avevano collegate al calo delle vendite del vino. In ogni caso, fatta eccezione per i Paesi arabi e alcuni Stati dell’India, nessun Governo ha sancito che consumare alcol sia vietato o pericoloso a prescindere dalle quantità. Diverso sarebbe il discorso se a farlo fossero gli Stati Uniti, il primo mercato per consumo di vino al mondo e i leader del commercio straniero nel comparto italiano.
Le attuali linee guida degli Usa dicono che, per gli uomini, non è dannoso bere due drink al giorno, mentre per le donne uno. Nel 2023 “Wine Opinions” ha condotto un sondaggio su duemila americani consumatori abituali di alcol: quando è stato chiesto loro se ipotetiche nuove linee guida raccomandassero di non bere più di due drink a settimana, il 66% delle persone tra i 21 e i 39 anni ha detto che sarebbe diventato più cauto (come abbiamo riportato qui). Ma per Michael Kaiser, vice presidente esecutivo Wine America, “le attuali linee guida sono già piuttosto anti-alcol. Consigliano di non iniziare a bere se non si è già iniziato e che può causare problemi di salute. Tuttavia, dicono anche che le attuali linee guida vanno bene per un consumo sicuro negli adulti sani. Se le indicazioni cambiano - sostiene Kaiser - ci sarà un calo del consumo, soprattutto a casa, e che riguarderà principalmente i più giovani. Penso che si vedrà il vino come qualcosa (solo) per le occasioni speciali”.
In aprile 2024, la Commissione per la Sorveglianza e Responsabilità della Camera ha chiesto formalmente quali documenti sono stati analizzati finora per formulare le possibili nuove indicazioni accusando l’Accademia Nazionale di Scienza, Ingegneria e Medicina - che dovrebbe esaminare le linee guida - di non seguire dati scientifici e di aver delegato la revisione al Comitato di coordinamento interagenziale per la prevenzione del consumo di alcol dei minori. Ma quindi, chi decide? E in base a cosa? Lo scorso mese, la giornalista Felicity Carter, scrivendo su “Wine Business Monthly”, ha fatto notare come tra i partner collaboratori dell’Oms ci siano diversi gruppi anti-alcol: il più significativo è Movendi, un movimento per la temperanza fondato nel 1851 con sede a Stoccolma, in Svezia, e che si autodefinisce “il più grande movimento globale indipendente per lo sviluppo attraverso la prevenzione dell'alcol”. Secondo la Carter “la visione del mondo di Movendi è semplice: non ci sono artigiani, piccoli produttori o viticoltori collegati alla terra e alla storia. C’è solo “Big Alcohol”, un alleato di Big Tobacco”. Il dubbio secondo lei è che dietro alla nuova comunicazione anti-alcol dell’Oms, che poi di fatto detta la linea a tutti, ci siano movimenti al limite del neo-proibizionismo. Eppure la “Curva J”, che sostiene che bere vino con moderazione sia addirittura meglio che non bere affatto, parla chiaro, e anche questa è scienza.
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