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Vale oltre mezzo miliardo di euro (dato Coldiretti) il business del tartufo in Italia, che da Alba a Sant’Angelo in Vado, aspettando Acqualagna, San Miniato, San Giovanni d’Asso e Città di Castello, vede la stagione di feste e mostre entrare nel vivo

Dalla Fiera del tartufo bianco di Alba edizione n. 86 (dall’8 ottobre al 27 novembre, www.fieradeltartufo.org), sullo sfondo delle Langhe Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, all’edizione n. 53 della Mostra nazionale del Tartufo bianco pregiato delle Marche a Sant’Angelo in Vado (Pesaro, 8-30 ottobre, www.mostratartufo.it), è partita la stagione delle feste dedicate a “Sua Maestà” il tartufo, per un business stimato in mezzo miliardo tra fresco e trasformato. A dirlo la Coldiretti, nel sottolineare con l’inizio della raccolta si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia 200.000 raccoglitori ufficiali che riforniscono anche negozi e ristoranti.
Alle viste, infatti, oltre agli appuntamenti di Piemonte e Marche (dove dal 30 ottobre al 13 novembre ci sarà anche la “Fiera nazionale del Tartufo Bianco d’Acqualagna”, www.acqualagna.com), ci sono anche quelli in Toscana, altra terra nobile del tartufo italiano, che prenderanno il via in novembre inoltrato: dal 12 al 4 dicembre sarà di scena la Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato (in provincia di Pisa, www.sanminiatopromozione.it/tartufo-bianco), all’edizione n. 46, mentre il 12-13 ed il 19-20 novembre ci sarà anche la Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete Senesi a San Giovanni d’Asso (in provincia di Siena, www.mostradeltartufobianco.it).
Senza dimenticar l’Umbria, con la sua “Mostra del Tartufo Bianco”, edizione n. 37, a Città di Castello, dal 28 ottobre al 21 novembre (www.iltartufobianco.it).
“Con quotazioni attorno ai 250 euro all’etto per le pezzature medie di 20 grammi al borsino del bianco di Alba, la stagione si è aperta su valori praticamente in linea con lo scorso anno anche se - sottolinea la Coldiretti - comunque lontani a quelli del recente passato con una media per quello di Alba di 350 euro nel 2013, di 500 euro nel 2012 fino ai 450 euro all’etto del 2007”.
Anche se, secondo le rilevazioni di WineNews a fine settembre (https://goo.gl/vSKxT4), i trifolau d’Italia si aspettano una campagna non abbondante, con tartufi di buona qualità, e di conseguenza con i prezzi che potrebbero arrivare fino a 3.000 euro al kg. Ma la stagione del tartufo è lunga, e le cose, ovviamente potrebbero cambiare durante la raccolta.

Tra le novità “certe” di quest’anno, ricorda la Coldiretti, la presentazione della candidatura della “Cultura del tartufo” a patrimonio immateriale dell’umanità, sotto l’egida dell’Unesco. Un dossier che riguarda una cinquantina di territori associati, da Nord a Sud, alle “Citta’ del tartufo” (www.cittadeltartufo.com) insieme con il Centro nazionale studi sul Tartufo (www.tuber.it) che hanno presentato al ministero dei Beni Culturali una relazione tecnica per la candidatura supportata da videointerviste, realizzate dalle Universita’ di Pollenzo e di Siena, che descrivono lo speciale rapporto con la natura in un rito ricco di aspetti antropologici e culturali.
“Dopo una estate senza siccità, nelle principali regioni produttrici ci sono condizioni per una buona raccolta che - sottolinea la Coldiretti - potrà essere ottima se anche l’autunno sarà caratterizzato dalle piogge che sono tipiche della stagione perché’ il Tuber magnatum Pico si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri - riferisce la Coldiretti - svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore. Il tartufo - ricorda Coldiretti - è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come il pino, il leccio, la sughera e la quercia, il tartufo, deve le sue caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se soffice il tartufo si presenterà più liscio, se compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio. I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina - conclude la Coldiretti - il bianco va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per i vini va abbinato con i grandi vini rossi”.

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