Un museo virtuale capace di unire narrazione e visione, pensato per i turisti ed i wine lover che ogni anno, in tempi normali, visitano il Veneto: ecco “Valpolicella VR 360”, un tour virtuale alla scoperta della terra dell’Amarone, realizzato da Cantina Valpolicella Negrar. Un progetto che unisce l’arte fotografica di Marco Ambrosi, artista veronese, all’esperienza di coinvolgimento delle nuove tecnologie messe a punto da Ximu.la, società specializzata nella progettazione e realizzazione di esperienze di realtà virtuale e aumentata, fruibile tramite visori 3D Oculus dotati di un display che avvolge la vista e di un sistema audio surround che garantisce l’effetto immersivo di chi li indossa, occupando l’intero campo visivo e sonoro. Grazie ad un’app, si può accedere a una mappa interattiva e selezionare diversi itinerari, scegliendo tra i differenti paesaggi dei comuni storici della Valpolicella Classica (Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio e San Pietro In Cariano), la vendemmia, la visita in cantina.
“Siamo felici del riconoscimento regionale di buona pratica del nostro progetto, in questo momento di incertezza generale, diffondere il valore di un’eredità sedimentata nel tempo dà speranza e rappresenta per noi un riferimento tangibile che aiuta a connettere il passato con il presente e il futuro”, dice Renzo Bighignoli, presidente di Cantina Valpolicella Negrar. “In un periodo in cui l’attività di accoglienza dei turisti è fortemente penalizzata dalla pandemia, la cantina ha voluto progettare il prossimo futuro con creatività, dando origine ad un viaggio emozionale che consente di scoprire la Valpolicella Classica ancora troppo poco conosciuta per la sua storia, le sue peculiarità e la sua bellezza”, spiega Marina Valenti, responsabile del progetto per la cantina.
Valpolicella VR 360 è stato studiato anche per poter facilmente identificare la zona storica di produzione dell’Amarone con i suoi confini geografici, e soprattutto con i suoi saperi e le sue pratiche tradizionali. “La Valpolicella, infatti, non è solo una Doc riconoscibile nel mondo del vino, ma un luogo ben preciso con la sua storia e la sua identità culturale”, aggiunge Daniele Accordini, dg ed enologo della cantina.
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