Niente carne e pesce e per i più rigorosi via anche latte uova e latticini. Sono sempre di più gli italiani che scelgono la dieta vegetariana: "tre milioni nel 2002, secondo un sondaggio Eurispes, il doppio due anni dopo, stando ai dati AcNielsen", afferma Carmen Somaschi, presidente dell'associazione vegetariani italiani (Avi) che conta circa 6 mila soci e il cui sito ogni mese viene visitato da 25 mila persone, vale a dire una media di 700-800 click al giorno. E, allora, per soddisfare le esigenze di quello che ormai è un piccolo esercito, l'associazione oltre ad aver dato vita a un network di ristoranti vegetariani sta lavorando da qualche tempo a una proposta di legge per garantire il menù verde in tutte le mense pubbliche, scuole comprese.
Una proposta che "nell'ultimo convegno è stata lanciata addirittura a livello europeo", dice Somaschi. Arrosto vegetale per il pranzo domenicale e un panino con gli affettati ma di soia per quando si ha più fretta: il menù vegetariano non vuol dire, dunque, doversi rimpinzare solo di frutta e verdura o essere costretti a passare ore davanti ai fornelli per preparare elaborati manicaretti, con il vantaggio di mandare giù "meno calorie di un pasto tradizionale e cibi più sani", spiega il presidente del comitato scientifico dell'Avi Riccardo Trespidi. Sì, perché "l'impressione dei medici vegetariani a livello mondiale è che la carne in futuro sarà paragonata al fumo sigaretta - dice Trespidi - dal momento che i grassi saturi sono responsabili di una serie di patologie, dal diabete al cancro".
Proprio i grassi saturi, però, "sono sempre meno presenti anche nella carne bovina grazie ai nuovi metodi di allevamento", spiega Marcello Ticca, libero docente e specialista in scienze dell'alimentazione. A lungo, comunque, sulla dieta vegetariana hanno pesato i dubbi della comunità scientifica, preoccupata che un'alimentazione selettiva potesse portare a carenze soprattutto di ferro, calcio e vitamina B12. Un "mito sfatato recentemente", dice Trespidi, dall'American Dietitic Association che ha rilasciato il passaporto di validità alla dieta vegetariana, "a prescindere dalll'eta". Non solo, fare a meno di carne e pesce "allunga la vita", afferma Trespidi, "di almeno quattro o cinque anni rispetto a un carnivoro occidentale, che fa un uso quotidiano di proteine animali".
Tutto bene, dunque, a patto però, sottolinenano gli specialisti dell'alimentazione, di avere una conoscenza adeguata di come mescolare gli alimenti in modo da garantire all'organismo l'energia necessaria. Con i "giusti accostamenti", afferma il professor Pietro Antonio Migliaccio, "si può evitare di andare incontro a carenze, perché legumi e cereali sono in grado di rappresentare una buona sintesi proteica" e non a caso sono chiamati "la carne dei poveri".
E per ovviare a uno dei rischi principali, quello legato alla mancanza della vitamina B12, "che non è presente nel mondo vegetale - prosegue Migliaccio - si possono utilizzare gli alimenti arricchiti e nei casi estremi ricorrere alla vitamina sinteticà. Gli unici che "potrebbero avere qualche problema sono i bambini - spiega Ticca - dal momento che i vegetariani mangiano quantità notevoli e i piccoli stomaci non sempre sono adatti". Se è vero, poi, che "un menù vegetariano presenta dei vantaggi", per ottenerli "non c'é bisogno di escludere la carne", precisa il professore: "é sufficiente un abbondante uso di prodotti vegetali come predichiamo da sempre e che è la caratteristica della dieta mediterranea". Insomma, "non c'é motivo di mettere sul banco degli imputati la carne, anche se chi vuole farne a meno lo può fare, perché qualsiasi alimento può essere sostituito".
Ma cosa spinge una persona a modificare la propria alimentazione? Il fatto, che oggi, "il cibo è sempre più cultura e sempre meno necessità", spiega lo psichiatra e psicoterapeuta Alessandro Meluzzi, e in "un'epoca in cui siamo satolli e nella quale la sovralimentazione è diffusa i vantaggi del vegetarianesimo sono indiscutibili".
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