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Vendemmia 2025 nell’Ue a 145,5 milioni di ettolitri (+1%) e Italia leader con 47 milioni (+8%)

Le stime del Copa Cogeca parlano di volumi in ripresa, ma in calo sulla media quinquennale. Dal clima alla domanda, persistono le difficoltà
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Vendemmia 2025 nell’Ue stimata a 145,5 milioni di ettolitri, con l’Italia leader a 47

A vendemmia ormai finita è tempo di ulteriori stime per un raccolto atteso e che arriva in un anno difficile, caratterizzato dai recenti dazi imposti dagli Usa, da un continuo calo dei consumi e, quindi, da una domanda incerta, e dagli effetti climatici sempre più imprevedibili. Secondo quanto riportato in una nota dal Copa Cogeca, la “voce” degli agricoltori e delle cooperative agricole dell’Ue (il Copa rappresenta oltre 22 milioni di agricoltori e le loro famiglie, mentre la Cogeca rappresenta gli interessi di 22.000 agri-cooperative), il settore vitivinicolo europeo stima una produzione di vino di 145,5 milioni di ettolitri per il 2025, a +1% sul 2024. Ma, sebbene i volumi siano in ripresa, rimangono comunque inferiori del 7,5% sulla media quinquennale. Nel complesso, la produzione mostra segnali di miglioramento, anche se persiste una tendenza al ribasso a lungo termine, tanto che il divario tra le vendemmie 2025 e 2018 supera ancora i 40 milioni di ettolitri. I vigneti di tutta Europa continuano ad affrontare una serie di sfide che ostacolano la piena ripresa del settore.
I tre maggiori produttori di vino dell’Ue, che insieme rappresentano i quattro quinti dei volumi totali, hanno ridotto la loro produzione complessiva dell’1,5% sul raccolto 2024. L’Italia resta leader dell’Ue con una produzione stimata di 47 milioni di ettolitri (in linea con le stime Assoenologi, Unione Italiana Vini - Uiv e Ismea), davanti alla Francia con circa 37 milioni di ettolitri e alla Spagna che scende al terzo posto con circa 31,5 milioni di ettolitri. Un raccolto che conferma, quindi, un primato produttivo quantitativo dell’Italia a livello mondiale, anche se in molti parlano di “troppa abbondanza” (nonostante una qualità che promette bene), in una fase in cui il mercato del vino appare in lenta, ma strutturale, contrazione. Spagna, Germania e Portogallo hanno registrato tutti un calo della produzione, con una diminuzione rispettivamente del 15%, dell’8% e dell’11% sul 2024. Al contrario, l’Italia prevede un aumento dell’8% e la Francia di circa il 2,3%, sebbene la sua produzione rimanga inferiore del 12% sulla media quinquennale.
I vigneti, spiega il Copa Cogeca, hanno assistito a grandi anomalie meteorologiche e gravi eventi avversi nel 2025. Ondate di calore, siccità e inondazioni hanno ostacolato la capacità del settore di tornare a livelli, anche solo vicini, a quelli precedenti al 2020. Gli incendi boschivi di fine agosto nel Sud della Francia hanno distrutto più di 1.000 ettari di vigneti, con un impatto potenzialmente indiretto fino a 16.000. Inoltre, nonostante l’offerta di vino rimanga bassa, le pressioni della domanda stanno limitando qualsiasi aumento significativo della produzione. Il più grande mercato per i vini europei, gli Stati Uniti, con i dazi applicati anche al vino, sta influendo sul settore. Questa nuova politica americana ha mantenuto bassi sia i volumi che i prezzi, erodendo i margini di profitto dei produttori europei. In generale, la domanda rimane debole, evidenzia il Copa Cogeca: “timori economici come l’inflazione e le incertezze del mercato del lavoro tengono a bada la spesa, mentre nei mercati interni si sta verificando un cambiamento sostanziale nelle preferenze. Questi fattori non consentono alla domanda di compensare i ridotti volumi di produzione”.
Per Luca Rigotti, presidente del Gruppo di Lavoro sul Vino del Copa-Cogeca, figura ai vertici anche del Gruppo Mezzacorona, del Consorzio della Doc delle Venezie, e del settore Vino di Confcooperative, “la vendemmia 2025 mette in luce quanto le condizioni permangano difficili. I nostri vigneti si trovano spesso ad affrontare circostanze tutt’altro che ideali. Eppure, in molti casi, i produttori sono riusciti a invertire la recente tendenza al ribasso. In tutta Europa, i viticoltori stanno offrendo una qualità eccezionale, dimostrando una dedizione e una resilienza straordinarie di fronte a numerose sfide”.
Venendo, nello specifico, alla vendemmia 2025 dell’Italia, si prevede un aumento della produzione, sebbene le recenti stime abbiano frenato le prospettive iniziali. L’aumento della produzione in Italia dovrebbe essere in linea con la media quinquennale, superandola di poco. Diciannove regioni italiane su 20, secondo il Copa Cogeca, stanno aumentando la produzione di vino, con il Sud che cresce a un ritmo più veloce di altre aree, recuperando, così, parte del terreno perso negli ultimi anni. L’Italia è stata relativamente indenne da importanti eventi climatici e l’aumento della produzione è, almeno in parte, una conseguenza di questo fatto. L’autunno e l’inverno sono stati caratterizzati da un clima mite. Le piogge sono state abbondanti nell’Italia centrale e settentrionale, determinando buone riserve idriche e creando condizioni favorevoli per l’inizio della stagione vegetativa. La primavera è stata caratterizzata da frequenti perturbazioni meteorologiche; la conseguente abbondanza di piogge ha garantito un buon apporto idrico, ma ha anche aumentato la pressione fitosanitaria, in particolare da peronospora. Nel 2025 le regioni in più rapida crescita in termini di volumi di produzione saranno Basilicata, Abruzzo e Molise, con un incremento produttivo compreso tra il 25% e il 40%. Il maggior produttore assoluto rimane il Veneto con 12 milioni di ettolitri.
A livello quantitativo, la Francia è dietro all’Italia. Si parla di una vendemmia in linea con l’anno precedente, ma nettamente al di sotto della media quinquennale. La Francia riconquista il secondo posto come produttore nell’Ue, ma il divario con l’Italia si sta ampliando. La vendemmia 2025 è stata anche caratterizzata da eventi meteorologici estremi che hanno esacerbato una situazione climatica generale che danneggia la produzione francese nella maggior parte delle regioni. La gestione dell’acqua, con aree che ne ricevono troppa, mentre altre non ne ricevono abbastanza, dice il Copa Cogeca, è complicata da un andamento delle precipitazioni frammentato e sempre meno prevedibile. Per la maggior parte dei vigneti, la fioritura è avvenuta in condizioni fredde e umide, portando alla “coulure” (caduta di fiori e acini) e alla “acinellatura” (formazione di acini piccoli). La mancanza di precipitazioni e la ridotta umidità del suolo hanno inoltre favorito in estate la diffusione di incendi boschivi nel Sud della Francia. Senza dimenticare che, come abbiamo raccontato su WineNews, il 2025 ha visto l’inizio di un programma di estirpazione definitiva che consolida il ridimensionamento strutturale dei vigneti nel Paese.

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