Nonostante le leggi che proteggono le lavoratrici madri in Italia una donna che desidera un figlio deve pensare non solo se sia il momento giusto per averlo, ma anche se la sua azienda lo gradirà, o se riuscirà a conservare quel lavoro “non standard”, precario, da freelance o a tempo determinato, che non perdona quasi mai un allontanamento dalla propria attività. Inoltre, culturalmente, la cura dei figli resta appannaggio delle madri. Un problema sociale che deve trovare una soluzione sociale. È il messaggio racchiuso nel volume “Senza Giri di Boa. Venti giornaliste raccontano con testimonianze di donne “senza voce” l’ordinaria resistenza sul lavoro e come si può cambiare tutto, presentato dal colletivo di giornaliste e scrittrici che sono le autrici, oggi a Roma alla Glass Hostaria della chef stellata Cristina Bowerman.
“Le donne le prendo dopo i quattro giri di boa (matrimonio, figli, divorzio, over 40). Sono tranquille e lavorano h24” è la frase pronunciata con disinvoltura dalla stilista Elisabetta Franchi. E che, dopo un primo momento di indignazione, ha spinto un gruppo di donne a una riflessione più amara: l’imprenditrice, in fondo, ha solo espresso ciò che molti pensano ma non hanno il coraggio di dire. Partono da qui il volume scritto a più mani da Francesca Biagiotti, Valeria Brigida, Giulia Cerino, Gaia De Scalzi, Micaela Farrocco, Francesca Fornario, Silvia Franco, Chiara Maria Gargioli, Linda Giannattasio, Sara Giudice, Barbara Gubellini, Sofia Mattioli, Ambra Orengo, Valentina Petrini, Giulia Presutti, Chiara Proietti D’Ambra e Nathania Zevi, con la prefazione di Chiara Saraceno ed un contributo di Barbara Serra (PaperFirst Edizioni, 2022, pp. 282, prezzo di copertina 16 euro), che diventa anche la campagna sociale #senzagiridiboa, per dar voce a chi non ne ha, o a chi ne ha troppo poca, mantenendo vivo il dibattito sulla situazione occupazionale femminile nel nostro Paese, dove la maternità resta ancora una sfida complicata.
E che passa attraverso alcune delle centinaia di testimonianze di lavoratrici, precarie, affermate o sfruttate, accomunate dalla voglia di alzare la testa, denunciare e costruire, in contrapposizione al “modello Franchi”, un modello diametralmente opposto.
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