Veronafiere, uno dei più importanti player fieristici italiani e del wine & food, con kermesse come Vinitaly, evento principe del vino italiano, e la storica Fieragricola, per citare solo le più importanti, senza dimenticare Sol & Agrifood o Fieracavalli, per esempio, cambia assetto nell’ottica di una maggiore snellezza e competitività: la nuova governance, approvata oggi dai soci (il Comune di Verona è quello di maggioranza relativa con oltre il 39% delle quote, poi Fondazione Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona con il 24%, e la Camera di Commercio di Verona con il 12,9%, tra i principali), prevede una maggiore operatività concentrata nella figura di Maurizio Danese, già ai vertici della fiera veronese dal 2015 a maggio 2022, che, già amministratore delegato, vede ampliare ulteriormente le proprie deleghe dal cda, che ha così rinunciato alla nomina di uno nuovo direttore generale (dopo il pensionamento di Giovanni Mantovani, ndr).
“Nell’assemblea ai soci sono stati illustrati anche il piano di razionalizzazione delle società del gruppo - che ha l’obiettivo di snellire la gestione, renderla più efficiente accorciando la linea decisionale garantendo al contempo un efficientamento dei costi - e il nuovo assetto organizzativo interno”. E se il presidente Veronafiere Federico Bricolo ha sottolineato “l’andamento positivo delle rassegne realizzate nel 2022, da Vinitaly a Marmomac, da Fieragricola a Fieracavalli e ArtVerona solo per ricordarne alcune, che sono uno dei motori dell’economia cittadina, regionale e nazionale”, Maurizio Danese (che è anche presidente Aefi, l’associazione di riferimento dell’industria fieristica italiana), evidenziando le 49 fiere (35 in Italia e 14 all’estero) realizzate nel 2022, ha sottolineato difficoltà ed aumento dei costi energetici “che abbiamo dovuto assorbire direttamente. Aggravi che quasi certamente dovremmo prevedere anche per il 2023, visto che le fiere vengono promosse e vendute ben prima del loro svolgimento e pertanto le tariffe per servizi e metri quadri sono determinati con largo anticipo. Siamo comunque ottimisti sia perché le imprese hanno dimostrato grande fiducia nel sistema fieristico e nella sua capacità di restituire fatturato all’investimento, anche in ottica export, sia per la progettualità che stiamo mettendo nel delineare il nuovo volto della Fiera di Verona. L’obiettivo è arrivare al 2024 con una struttura sempre più competitiva e pronta a cogliere tutte le possibili alleanze per garantirne lo sviluppo internazionale”.
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