Trovare le risposte efficaci e saper parlare un linguaggio diverso ai nuovi wine lovers, sempre più attenti al tema della naturalità del prodotto e lontani dalle convinzioni che per anni, difficilmente, sono state messe in discussione dal settore. Il mondo del vino si trova ormai ad un bivio importante nello scrivere il proprio futuro, che dipenderà molto dall’approccio scelto nei confronti del mercato, e quindi del consumatore moderno, e in cui la comunicazione avrà un ruolo primario, sia per quanto riguarda la scelta dello storytelling, ma anche per la capacità di saper raccontare l’evoluzione della scienza come alleata nella produzione dei cosiddetti vini naturali, sempre più in voga. Se ne è parlato al “Wine2Wine Business Forum” n. 10, evento firmato Veronafiere a Verona (oggi e domani), nel seminario con il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo e docente dell’Università di Milano, e il Master of Wine Gabriele Gorelli moderatore di un tema attuale nel mondo enoico, ovvero, “Comunicare la naturalità di un vino: come appassionare il wine lover con la scienza”.
Il professor Attilio Scienza ha sottolineato l’esigenza di guardare al vino naturale da un punto di vista diverso e quindi di dare un nuovo valore alla parola in un periodo “dove produrre e vendere vino è più complicato per le esigenze dei consumatori a cui non corrispondono i cambiamenti dei produttori. I giovani saranno il futuro ma i loro comportamenti nei confronti del vino sono molto diversi dai nostri: legano molto il vino a temi come quelli della giustizia sociale, della biodiversità, hanno bisogno di argomenti e di linguaggi diversi, di vini che rispecchiano il loro modo di vivere, poco alcolici ma di qualità”. Un aspetto, quello di saper comunicare un prodotto contenente alcool, non privo di complicazioni al momento della scelta del messaggio da divulgare. Scienza cita una parola chiave, “phygital”, l’unione tra fisica e digitale, come traccia da seguire “per una comunicazione importante” e suggerisce di cambiare approccio “anche nello spiegare quello che sono i vini naturali dove spesso ci si concentra su quello che non c’è, ma invece bisognerebbe, al contrario, parlare di quello che c’è perché è frutto di una grande ricerca. Servono argomenti, Dioniso e Ulisse le nuove generazioni non li rapportano più con il tema vino”.
E qui entra in gioco il comunicatore che è come il “collo di bottiglia”, il trait d’union tra mondo produttivo e wine lovers. “C’è una nuova parola che deve essere evocata ed è quella della naturalità. In etichetta non si può scrivere che il vino è un prodotto naturale, ma quando si parla di artificiale c’è una connotazione negativa e invece dentro ci sono storia e cultura” che hanno bisogno di una valorizzazione attraverso la comunicazione. Ma cosa siginifica “veramente naturale”, quando si parla di vino, e come si lega con la storia? “Il giorno in cui l’uomo interviene per difendere la pianta - commenta Scienza - non è più naturale. Già all’epoca dei romani venivano aggiunti aromi e resine”.
Eppure non va dimenticato, in un periodo dove i consumatori vogliono conoscere sempre più informazioni sul processo produttivo mettendo in testa il concetto di salubrità, che l’agricoltura ha fatto grandi progressi nell’ottica della sostenibilità. “Gli strumenti sono sempre più fisici e non chimici - sottolinea Scienza - c’è una ricerca della integrità prima assente. Ma dobbiamo aiutare l’evoluzione del consumatore e questo può farlo la comunicazione, spesso si crea allarmismo e disinformazione, mentre quello che serve è invece un racconto, uno storytelling efficace”.
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