Negli ultimi anni, in parallelo alla crescita delle bollicine, il vino ha vissuto un altro fenomeno, quello dei vini rosati, i cui consumi, nel mondo, secondo i dati dell’Iwsr, sono cresciuti del 30% dal 2002 ad oggi. Tanto che, grazie al suo essere innovativo, creativo e apprezzatissimo dai giovani, la categoria del rosè è stata anche definita lo “Champagne dei millennials”. A cavalcare questo fenomeno è stata soprattutto la Francia, con la Provenza, ma ora, seppur con qualche ritardo, anche l’Italia torna a scommettere su una tipologia che, peraltro, è parte della storia di tanti territori. A testimoniarlo alcuni dei produttori italiani incontrati a Vinexpo.
“Il vino rosato sta diventando un fenomeno, non solo nei paesi anglosassoni dove da qualche anno ormai è completamente destagionalizzato, ma anche nei paesi più tradizionali tradizionali - racconta Riccardo Pasqua, alla guida della cantina veneta di famiglia - è un tipo di vino che si avvicina molto al mondo dello Champagne, fa molto “lifestyle”, strizza l’occhio ai giovani, è un trend in grande crescita, e anche all’Italia può dare grande soddisfazione, pechè ci sono terroir supervocati che non sono secondi a nessuno”.
“L’Italia deve fare mea culpa - aggiunge Francesco Liantonio, alla guida della pugliese Torrevento - del fenomeno dei rosati se ne parla dagli inizi del 2000, ma sono vini che hanno rappresentato la storia del vino italiano. I rosati italiani hanno grande tipicita e identità, fanno parte del patrimonio storico che ha fatto il successo del vino italiano nel mondo. Definire il rosè “lo champagne dei millennials”, per fascino, freschezza, bevibilità, è come chiamarlo “vino del futuro”. Forse in Italia di questo successo ci accorgiamo tardi, ma siamo pronti a recuperare. I territori piu imporanti, dove c’è la pruduzione di vino rosato da vitigni autoctoni che producono solo rosato, si sono organizzati, creando un istituto (Rosautoctono, l’Istituto Vino Rosa Autoctono Italiano, patto tra Bardolino Chiaretto, Valtènesi, Cerasuolo d’Abruzzo, Castel del Monte, Salice Salentino e Cirò, ndr), che non vuole fare solo promozione, ma anche formazione, capire il mercato e capire perchè siamo in ritardo, e fare anche ricerca e sperimentazione. Partiamo in ritardo, è vero, ma l’Italia c’è, e presto si parlerà dei grandi vini rosati nel mondo”.
D’altra parte, a detta di tutti, il vino rosato sembra essere anche un’ottima strada per conquistare i giovani, “che si stanno avvicinando tanto a questo vino”, raccontano dall’Abruzzo Nico Ciavalini, della cantina Fabulas, e Camillo Zulli, di Cantina Orsogna, che conferma: “il rosato sta crescendo tanto, per noi che siamo tra i pochi a farlo con il pinot grigio, la crescita è del 60-70% all’anno. E i giovani ne sono molto affascinati, sia dai rosati fermi che dagli spumanti”.
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