La promozione del vino italiano non conosce sosta. E così il “Vinitaly Road Show” , che è partito il 19 gennaio, e toccherà 3 Continenti e 9 Nazioni che valgono i 2/3 delle esportazioni italiane, da oggi al 23 febbraio, dopo le prime tappe in Austria, a Rust, e in Usa, a Princeton, si sdoppia tra “vecchio e nuovo mondo”, atterrando a New York, ed a Copenaghen, in Danimarca.
Intanto, la prima tappa austriaca ha confermato la centralità del brand Italia per la domanda del Paese. Sono 80 i professionisti del settore intervenuti ai tasting di altrettante etichette tricolore per l’avvio del tour che, in un mese, porterà Vinitaly in 3 continenti. Secondo l’analisi dell’Osservatorio Uiv-Vinitaly, il Belpaese è storicamente il principale fornitore di vino in Austria: su un totale di 224 milioni di euro e 700.000 ettolitri importati nel 2021, il prodotto italiano rappresenta una quota a volume del 60%, con una crescita poderosa del comparto spumanti, prima voce dell’export tricolore con 76.000 ettolitri. L’obiettivo di Vinitaly è consolidare una leadership minacciata in particolare dalla crescita del competitor tedesco, che nell’ultimo decennio ha eroso di 5 punti la quota di mercato italiana.
È stata, invece, Princeton a dare il via ieri alla tre giorni del vino made in Italy negli Usa, principale mercato enologico al mondo, con un valore di oltre 7 miliardi di dollari di vino importato nel 2021. Qui il primo fornitore a valore è la Francia (36% del totale e +9% di crescita media annua tra il 2010 ed il 2021, determinato dal rimbalzo clamoroso dello Champagne nel post-Covid), seguita dall’Italia (32% di quota e crescita aggregata a +6%, generato dalla crescita del Prosecco), leader a volume. Oltre al Prosecco, che, dal 2017 al 2021, ha registrato una crescita media annua del 22% (+1% la performance dei fermi), tra le tipologie italiane più rappresentative prevalgono a valore i vini rossi toscani Dop - soprattutto Chianti, Chianti Classico e Brunello di Montalcino - che movimentano un export di oltre 214 milioni di euro (2021), assieme ai bianchi del Nordest, ovvero Pinot grigio e Soave: 224 milioni complessivi, suddivisi equamente tra Veneto e Trentino-Alto Adige. Per Vinitaly, l’obiettivo è consolidare le piazze storicamente presidiate dall’Italia ed aprire strade importanti in aree a forte sviluppo potenziale. Ai banchi di degustazione di Princeton e New York circa un centinaio di operatori tra buyer e stakeholder del comparto vino.
Con la tappa danese (Copenaghen, oggi, 24 gennaio) - alla quale sono attesi più di 50 partecipanti - Vinitaly sbarca su una delle destinazioni più vivaci del Nord Europa sul fronte della domanda, con un valore import nel 2021 di 774 milioni di euro e un volume di 2,1 milioni di ettolitri. Primo Paese fornitore di vino è l’Italia, con una quota di mercato per volume pari al 22%, in sensibile aumento rispetto al 2010. Seguono Francia (stabile), Spagna (con una quota del 13%) e Australia. In forte crescita, anche qui, gli spumanti tricolore, che segnano un progressivo dal 2010 del 3%, equivalenti a 33.000 ettolitri di prodotto nel 2021.
Il Vinitaly Road Show, realizzato assieme ad Ice-Agenzia, è lo strumento operativo di un progetto di presidio stabile sui mercati chiave al servizio del made in Italy: 13 tappe in 9 Paesi - che valgono complessivamente i 2/3 delle esportazioni italiane - al centro della promozione e del business to business di Vinitaly per un programma scelto in base all’analisi delle piazze, consolidate ed emergenti, considerate a maggior sviluppo potenziale per il vino italiano.
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