L’impennata dei prezzi dell’energia ha creato per le imprese italiane del settore del vino e dei liquori una situazione insostenibile. Oltre alle bollette dell’energia in molti casi quadruplicate, le aziende del comparto devono far fronte all’incremento del costo di tutte le materie prime e alla carenza di un elemento fondamentale: il vetro per le bottiglie. In questo scenario l’autunno si annuncia drammatico, esacerbato dalla mancanza di interlocutori nella politica, fra un Governo in esercizio provvisorio e partiti impegnati nella sfida elettorale. “In un momento di emergenza e nel mezzo della campagna elettorale le aziende si sentono sempre più sole. Non sappiamo con chi parlare”, dice all’Adnkronos Micaela Pallini, presidente Federvini, la federazione dei produttori di vini, liquori e aceti. Per le imprese del settore, spiega, “la situazione è tesissima”.
Le difficoltà di inizio anno, fra scarsità delle materie prime e aumento dei costi, sono state acuite dalla guerra in Ucraina. La fiammata dei prezzi dell’energia si ripercuote su tutta la filiera, dalla logistica, alla produzione, fino alla refrigerazione. Materie prime come alcol e zucchero hanno registrato impennate fino al 40%. Ma il vero problema è il vetro, come sottolineato a WineNews da tanti produttori nei giorni scorsi, e anche dal presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi.
“Per noi è fondamentale - dice Micaela Pallini - abbiamo avuto aumenti a raffica da parte dei produttori e a settembre ci aspettiamo aumenti dell’ordine del 25%, per arrivare a un incremento del 50% del prezzo delle bottiglie”. Ma, oltre ai prezzi, c’è una grave carenza del prodotto. “Non troviamo le bottiglie, la difficoltà ora è reperire il vetro”. A livello europeo, sottolinea la presidente Federvini, “sono venuti meno alcuni siti produttivi, in Ucraina c’erano alcune vetrerie molto importanti che sono ferme. La mancanza di capacità produttiva unita all’aumento dei costi e alla crescita della domanda di vini e liquori ha creato una spirale da cui non riusciamo a uscire. Non si trovano fonti alternative al vetro”.
E, in Italia, la situazione è ancora più drammatica per i produttori di vini e liquori, dove le vetrerie soffrono più dei concorrenti stranieri l’impennata dell’energia. “E’ un momento di grande difficoltà e siamo tutti molto preoccupati. A settembre tanti di noi si trovano a terra, con grandi difficoltà per pianificare produzione e ordini”, che pure ci sono. Le aziende più solide, continua la presidente Federvini Micaela Pallini, “forse possono pensare per un periodo di assorbire una parte dei costi, ma tutti noi ci stiamo apprestando a passare un secondo aumento dei prezzi a valle della filiera produttiva. Non possiamo fare altrimenti, ma la cosa avrà un impatto sui consumi interni e sull’export”. Il tutto nel mezzo della campagna elettorale e in attesa della formazione del nuovo governo.
“Siamo veramente preoccupati. Ci troviamo davanti una situazione politica nebulosa, non sappiamo neanche con chi confrontarci per avere delle risposte”. Le imprese del settore vitivinicolo, degli spiriti e degli aceti chiedono “prospettive più chiare. Abbiamo bisogno di capire se a livello energetico si riesce ad avere un sostegno alle aziende e alle famiglie, nonostante i conti pubblici poco in ordine. Ad esempio i benefici del governo Draghi sulle accise sui carburanti li abbiamo visti”, conclude Pallini.
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