Tutelare i marchi, anche e soprattutto in un mercato internazionale come quello del vino, è fondamentale. E vale tanto per i marchi aziendali che per i brand territoriali, le denominazioni, soprattutto per quelle più affermate e di alto valore, e di conseguenza più nel mirino di contraffazioni e usi impropri. Come le diverse denominazioni della Valpolicella, terra dove nascono Amarone della Valpolicella, Valpolicella, Recioto e Ripasso, grandi vini amati nel mondo, che muovono un giro d’affari territoriale stimato in 600 milioni di euro. Marchi collettivi, dunque, i vari “Valpolicella Ripasso”, “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto della Valpolicella” (ma anche “Recioto di Soave” e “Recioto”, come si legge qui), che, fino ad ora, sono stati di proprietà della Camera di Commercio di Verona, e che, a breve, passeranno sotto l’egida del Consorzio Vini Valpolicella, oggi guidato da Christian Marchesini, che festeggia i suoi primi 100 anni, e che mette insieme 2.400 tra viticoltori, vinificatori e imbottigliatori su un territorio di produzione che si estende in 19 comuni della provincia di Verona, per 8.621 ettari di vigneto.
Un passaggio, quello tra Camera di Commercio e Consorzio, racconto di una situazione non inedita, ma neanche così diffusa nel mondo del vino italiano, che sarà formale, ma anche sostanziale, e che sarà illustrato il 26 settembre alla Prefettura di Verona, alla presenza del prefetto Demetrio Martino, di Christian Marchesini e Giuseppe Riello, presidenti rispettivamente del Consorzio Tutela Vini Valpolicella e della Camera di Commercio di Verona, e del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
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