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CONSUMI

Vino italiano: dalla gdo di Usa, Uk e Germania nel 2022 perdite in volume (-9%) e valore (-5%)

I dati Osservatorio del Vino by Unione Italiana Vini (Uiv) - Vinitaly (su base Nielsen-IQ) dai tre mercati più importanti del Belpaese enoico
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Vino italiano: dalla gdo di Usa, Uk e Germania nel 2022 perdite in volume e valore

Che per il vino il 2022 nella grande distribuzione italiana, europea e mondiale, sia stato un anno complesso e di calo, dopo i boom dell’era Covid, e con la ripresa fuori casa, è da tempo un dato di fatto. E se un quadro generale a livello europeo lo ha tracciato nei giorni scorsi una ricerca di Iri, che abbiamo riportato qui, un consuntivo negativo del 2022, dai tre mercati stranieri per il vino italiano, come Usa, Uk e Germania, che valgono la metà delle esportazioni, arriva nero su bianco dai dati elaborati dall’Osservatorio del Vino Unione Italiana Vini (Uiv) - Vinitaly su base Nielsen-IQ, che conferma quanto registrato a metà anno, e anche in vista della chiusura, con le speranze ancora riposte nel periodo delle feste di fine anno, che evidentemente non hanno inciso più di tanto.
Nei tre top buyer, nel 2022, sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino tricolore, equivalenti ad un calo del 9% sul 2021, per valori in riduzione del 5%, a 4,7 miliardi di euro. Sulle vendite del 2021, manca all’appello l’equivalente di 63 milioni di bottiglie e un controvalore di 253 milioni di euro. Fra i tre mercati, le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore), mentre gli Usa smorzano a -2% l’erosione in valore (2,1 miliardi di euro), limitando il minus a volume a -5%. La Germania al -7% valoriale affianca una perdita del 10% volume (1,7 milioni di ettolitri). Il bicchiere è, però, mezzo pieno, rileva l’Osservatorio, se si considera che alla dinamica discendente sul canale della grande distribuzione corrisponde la riapertura del fuori casa, con un mercato della ristorazione dato in crescita consistente. In sintesi, un ritorno alle normalità del pre-Covid, crisi economica permettendo. In tutti e tre i mercati, per diverse denominazioni, si riscontra, infatti, un ritorno più o meno soft ai livelli del 2019, con il Prosecco che gioca una partita a parte, con incrementi in doppia cifra sul periodo.
“Queste contrazioni ci riportano ai numeri pre-Covid del comparto retail; in un certo senso stiamo tornando a una condizione di normalità - sottolinea il presidente Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi - a patto che la domanda del “fuori casa”, in ristoranti e locali, regga di fronte a una congiuntura difficile. Ciò che non è normale è invece il surplus di costi, a partire da energia e materie prime secche, che il settore sta scontando e che pesa ancora di più in un contesto di riduzione della domanda in un canale importante come quello della grande distribuzione. Quest’anno sarà fondamentale riuscire a non deprimere l’offerta sul fronte del valore e, oltre a presidiare i mercati di sbocco, aprire alle piazze emergenti contando sull’appoggio delle istituzioni”
“Siamo convinti, ancor più in questo particolare momento storico, che il settore non possa permettersi di allentare la presa sui suoi principali mercati di sbocco. Per questo da 20 giorni - ha aggiunto l’ad Veronafiere, Maurizio Danese - siamo impegnati con Vinitaly in un road show di promozione del vino italiano e di selezione dei migliori buyer da invitare a Verona; una campagna senza precedenti in 9 Paesi di 3 Continenti che prevede un’ampia presenza sulle tre piazze principali ma anche sui target emergenti. L’azione riflette un potenziamento del 30-40% degli investimenti sull’estero che, grazie anche al supporto di Ice-Agenzia, garantirà per il Vinitaly 2023 una crescita dei top buyer nell’ordine del 40%, per arrivare al raddoppio nel 2024”. Dopo le recenti tappe statunitensi (Princeton, New York, Chicago), oggi Vinitaly sarà a Monaco, domani a Bruxelles e poi Zurigo e, in contemporanea, a Londra ed a Cardiff, l’8 e il 9 febbraio, per chiudere il road show in Giappone (21 febbraio) e Corea del Sud (23 febbraio)”.
Guardando alle denominazioni, secondo l’Osservatorio, nell’ultimo anno, forti erosioni dei volumi venduti negli Usa per Chianti (-9%), Lambrusco (-13%), Montepulciano d’Abruzzo (-12%), e rossi piemontesi (escluso Barolo, -10%), mentre prosegue in scia positiva la corsa del Prosecco, a +4% (+41% sul 2019), e sul versante dei rossi, cresce del 5% il Brunello di Montalcino. In Germania, situazione complicata per il Primitivo (-8%) e contrazioni volumiche in doppia cifra per Pinot Grigio e Nero d’Avola, oltre a Lambrusco e Prosecco (-14,5%) anche nella sua versione frizzante (-26%). Prosecco giù anche nella storica piazza britannica (-15%), assieme a gran parte dei vini fermi (-10%), con l’eccezione dei rosati, che aumentano le vendite del 40%.

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