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MERCATI E SCENARI

Vino italiano ed Usa, rapporto inossidabile. Parola di “Wine Spectator”

Da “Opera Wine” i vertici della rivista Usa. Che guarda alla “New York Wine Experience” in ottobre (sold out), con Antinori e Gaja tra le “wine stars”
BAROLO, BRUNELLO DI MONTALCINO, CHIANTI CLASSICO, ITALIA, NEW YORK, NEW YORK WINE EXPERIENCE, OPERA WINE, SICILIA, USA, VERONA, vino, WINE SPECTATOR, Italia
Thomas Matthews, Alison Napjus e Bruce Sanderson di Wine Spectator

Che il rapporto tra vino italiano ed Usa sia del tutto particolare, non è una novità. Ma è una conferma importante, quella che, in questi mesi difficili, è arrivata dai numeri dell’export (un calo contenuto nell’ordine del -5,2% nel 2020 sul 2019, e ora, da aprile 2021, un trend che torna in positivo, secondo i dati dell’Osservatorio Vinitaly e Wine Monitor), ma anche dalle voci dei produttori e di chi, in quel mercato così importante come gli Stati Uniti, il vino italiano lo racconta ogni giorno, come hanno fatto a WineNews i vertici di “Wine Spectator”, presenti ad “Opera Wine”, la grande degustazione che ha segnato la ripartenza degli eventi in presenza della promozione del vino Italiano, con le 186 cantine icona del Belpaese riunite a Verona by Veronafiere. Lanciando un ideale ponte con uno degli eventi di promozione più attesi negli States, la “New York Wine Experience”, di scena dal 21 al 23 ottobre, già sold out, che, in attesa di conoscere le cantine protagoniste del “Critic’s Choice Grand Tasting”, ha annunciato le “wine stars” dei seminari di approfondimento, che, in un’edizione celebrativa come quella dei 40 anni della manifestazione, vedrà protagonisti, tra gli altri, due mostri sacri del vino italiano e mondiale come Piero Antinori, guida e storia della Marchesi Antinori, e Angelo Gaja, produttore icona del grande vino delle Langhe e d’Italia, oltre a Sting e Trudie Styler, produttori in Toscana, con Il Palagio (con la regia enologica di Riccardo Cotarella). Insieme a nomi come Bill Arlan della californiana Harlan Estate o al cantante-produttore Jon Bon Jovi, con Hampton Water, nello Stato di New York. Oltre, ovviamente, alle degustazioni dei vini migliori della “Top 100” 2020 di Wine Spectator, tra cui il Brunello di Montalcino Le Lucere 2015 di San Filippo, al n. 3 della classifica, e il Barolo 2014 di Massolino, al n. 7, e con il podio della classifica 2019, dove figura il Chianti Classico 2016 di San Giusto a Rentennano.
“Wine Spectator è felice di essere di nuovo in Italia, a celebrare la riapertura del mondo, per noi è un evento meraviglioso, e siamo felici di essere qui”, ha detto a WineNews Thomas Matthews, editorial advisor di Wine Spectator. E se nella selezione per Opera Wine le denominazioni più rappresentate sono state il Brunello di Montalcino (con 17 cantine: Altesino, Sassetti Livio, Banfi, Baricci, Biondi Santi, Canalicchio di Sopra, Casanova di Neri, Col d’Orcia, Eredi Fuligni, Il Poggione, Lisini, Castel Giocondo di Frescobaldi, Mastrojanni, San Filippo, Silvio Nardi, Siro Pacenti e Valdicava del gruppo Bertani Domains) ed il Barolo (con 16, Casa E. di Miriafiore del gruppo Fontanafredda di Farinetti, Ceretto, Damilano, Elvio Cogno, G.B Burlotto, G.D. Vajra, Luciano Sandrone, Marchesi di Barolo, Mascarello Giuseppe & Figlio, Massolino - Vigna Rionda, Paolo Scavino, Pecchenino, Pio Cesare, Poderi Aldo Conterno, Prunotto e Vietti), secondo Bruce Sanderson sugli scudi ci sono tanti territori, a partire dal Chianti Classico. Territorio storico in cui “negli ultimi 20 anni è stato fatto un grande lavoro, con nuovi cloni e tanti investimenti sulla qualità, e di recente con la scelta delle menzioni geografiche aggiuntive ed il rafforzamento della Gran Selezione. Tutte cose che raccontano un territorio tutt’altro che dormiente, nonostante i suoi 300 anni di storia. E dove ci sono già vini di grande qualità, molto buoni, che possono ancora migliorare in futuro”.
Un futuro che, sul mercato, sarà libero dall’ombra dei dazi, sospesi per almeno cinque anni, e che, nei mesi scorsi, avevano comunque salvato, e forse avvantaggiato l’Italia, rispetto a competitor come la Francia. “Penso che la sospensione sia una cosa buona per tutti i vini, era una cosa folle avere dei dazi sul vino come conseguenza di una disputa che riguardava gli aeroplani, quindi siamo contenti che siano stati rimossi, perchè questo consentirà a qualsiasi Paese produttore di esportare negli Usa senza penalizzazioni”, aggiunge Sanderson.
E se il sentiment sugli Usa è decisamente positivo per la seconda parte del 2021, è anche grazie alla sostanziale tenuta, come sottolineato da Alison Napjus: “il vino italiano negli Usa ha avuto molto successo nel 2020, e con la ripartenza non posso che essere ottimista. I consumatori, costretti a rimanere a casa, hanno esplorato molto, hanno ordinato online vini che sono stati consegnati a casa, e la Sicilia, per esempio, ha avuto un’impennata nelle vendite. Questi mesi difficili sono stati anche un’opportunità per gli americani per imparare qualcosa in più sui vini italiani, nel confort delle loro case. Ed ora stanno tornando di nuovo nei ristoranti”. Il vero palcoscenico d’elezione per il vino italiano in America.

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