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VITICOLTURA

Viti sotto stress e nessun intervento meccanico: il vigneto sperimentale di Jacopo Vagaggini

Nessuna lavorazione del terreno, ossigenazione naturale degli impianti ad alberello e nessun trattamento: se la vite se la cava da sola
AMANTIS, BIOLOGICO, ENOLOGO, JACOPO VAGAGGINI, SPERIMENTAZIONE, Italia
Il giovane enologo Jacopo Vagaggini

20.000 ceppi per ettaro - 4 volte quella di un vigna tradizionale - coltivati ad alberello, ad una distanza di 70 cm l’uno dall’altro, concimazione mista, coltura promiscua, interventi in vigna limitati alla potatura in inverno e alla legatura in primavera: ecco gli atout del vigneto sperimentale che il giovane enologo Jacopo Vagaggini, figlio di Paolo Vagaggini (tra i maggiori esperti di Sangiovese al mondo, che vanta collaborazioni con alcune delle griffe di riferimento del Brunello di Montalcino, del Nobile di Montepulciano e del Chianti Classico), sta curando nell’azienda di famiglia, Amantis, tra le pendici del vulcano spento del Monte Amiata, la Valle dell’Orcia e la Maremma.
Qui, Jacopo Vagaggini ha messo a frutto, su sei ettari, le competenze accumulate negli Châteaux di Bordeaux e in Argentina, all’insegna dei dettami della viticoltura biologica. L’idea è quella di sottoporre la vite a condizioni di stress elevatissimo, come accade quando si aumenta drasticamente la competizione tra le piante per l’approvvigionamento di acqua e sostanza nutritive, facendo di questo piccolo vigneto un laboratorio a cielo aperto.
In cui il terreno non viene lavorato, l’erba cresce pochissimo, frenata dalla forte competizione con le viti, e poi, non essendoci passaggio di pesanti macchine agricole, il suolo non si compatta mai, favorendo la naturale ossigenazione e l’assorbimento di acqua piovana. I trattamenti non sono necessari, perché la disposizione delle piante fa sì che su tutti gli angoli della vite si formino delle correnti d’aria che mantengono l’uva asciutta e sana. In sostanza, una vigna super-ecofriendly: per la sua lavorazione non c’è emissione di carburanti né utilizzo di prodotti chimici.
Gli stessi principi sono applicati in cantina, dove le uve vengono lavorate con il minor intervento possibile, chimico e meccanico, sempre nel rispetto delle uve e della loro qualità. “Ho sempre sognato una vigna capace di sfruttare al meglio le incredibili risorse delle viti. Negli ultimi tempi - racconta Jacopo Vagaggini all’Ansa - le piante si sono molto indebolite a seguito dell’utilizzo eccessivo di prodotti chimici e di trattamenti meccanici. Con questo vigneto, che da tempo studio, ho adottato un approccio diverso, lo stesso che ho utilizzato nel corso delle mie tante esperienze all’estero: l’arte di sapersela cavare da soli. Il risultato è sorprendente: le viti sono capaci di gestirsi in maniera praticamente autonoma, garantendo produzioni regolari e di qualità elevatissima”.

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