02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
ISTITUZIONI

Viticoltura, senza strategie si perde il valore di uno dei comparti più importanti del Paese

Al via oggi a Firenze l’anno n. 74 dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino. L’intervento del professor Luigi Moio sulle sfide del futuro  

“L’attuale viticoltura italiana è destinata a perdere qualità e mercati se non mette a punto nuove strategie per un futuro di nuova crescita ed affermazione a livello internazionale, anche alla luce delle straordinarie ed esclusive potenzialità offerte dal comparto vitivinicolo del nostro Paese. I cambiamenti climatici possono portare benefici enormi ai vini ottenuti da vitigni autoctoni italici. E poi occorre puntare su sostenibilità vera e sull’enoturismo per dare valore a tutta la filiera”. Lo ha detto il professor Luigi Moio, presidente Oiv (Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino) e professore ordinario di Enologia a Napoli, all’apertura, oggi, a Firenze, dell’anno accademico n. 74 dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino.
Secondo il professor Luigi Moio un primo aspetto da considerare è il cambiamento climatico. “Ma fortunatamente - ha affermato - su questo punto abbiamo un vantaggio naturale. I nostri vitigni storici sono quasi tutti tardivi, ossia caratterizzati da un ciclo vegetativo lungo, per cui non soffrono molto per un eventuale aumento della temperatura media annuale. Anzi. Alcuni di loro potrebbero addirittura avere dei vantaggi con un miglioramento notevole del potenziale enologico. E di conseguenza con l’ottenimento di vini maggiormente espressivi dei luoghi di origine. I nostri vini ottenuti dai vitigni italici hanno un vantaggio competitivo enorme. Un secondo punto è l’enorme crescita della sensibilità ambientale nella società. Problematiche come agricoltura verde, ossia un’agricoltura “pulita” e “pura” nei confronti dell’ambiente pedoclimatico, della pianta, degli addetti ai lavori e di conseguenza dei consumatori non sono più rinviabili. Con scelte lungo tutta la filiera vitivinicola, dall’uva alla bottiglia. Lo stesso discorso vale in cantina dove tematiche come “ecowinery” ed una enologia che è possibile definire “leggera” ossia una sorta di “milde-enology” sono concetti non più procrastinabili. Infine - ha concluso Moio - soprattutto in questa fase particolare che ci ha completamente sconvolti e confusi, è necessario dare ancora più forza all’enoturismo. Le cantine sono dei potenziali porti attrattori, bisogna per questo continuare a metterle in rete in modo ordinato e organizzato allo scopo di creare tutte le condizioni per poter fare una buona accoglienza. Portare gli appassionati sui luoghi di produzione è fondamentale perché il vino non lo si comunica se non si ci si guarda negli occhi”.
L’Accademia è stata fondata il 30 luglio 1949 a Siena (città dove ha avuto sede per moltissimi anni) con lo scopo di promuovere studi, ricerche e discussioni sui maggiori problemi concernenti la vite ed il vino, compreso l’insegnamento. Tra i propri membri annovera docenti universitari, il meglio dei ricercatori italiani in campo vitivinicolo, i titolari delle maggiori imprese del settore e gran parte di coloro che, sotto diversi aspetti, contribuiscono all’esaltazione nell’ambito sociale, artistico e letterario delle denominazioni e dei vini di alta qualità. L’Accademia è collegata al Ministero dei Beni Culturali e al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. La sua attività si svolge in “tornate” a carattere itinerante, con eventi organizzati insieme a visite conoscitive di specifiche realtà produttive.
Secondo Rosario Di Lorenzo, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino (subentrato al professor Antonio Calò, alla guida dell’Accademia per 20 anni) “tra i punti da affrontare quello di assicurare piena e ampia operatività ai diversi gruppi di lavoro e dotare l’Accademia di un efficace e moderno sistema di comunicazione, oltre a incentivare il coinvolgimento e la partecipazione di giovani alla vita accademica e promuovere e sostenere attività di alta formazione”. Di Lorenzo ha sottolineato la necessità di una visione più moderna dell’Accademia, che sappia trasformare il modello attuale verso una forma organizzativa e operativa sempre più presente e diffusa sul territorio.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli