Far diventare la gastronomia un "bene culturale" così come succede in Francia: è l'idea del Sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi, che, per lanciarla, ha scelto oggi l'importante vetrina della Fiera del Libro di Francoforte. "La gastronomia - ha detto Vittorio Sgarbi - è un'identità italiana universale, ma non globalizzata. Nel senso che noi siamo contro la globalizzazione intesa come annullamento delle differenze. La gastronomia italiana è una sintesi mirabile di quotidianità e qualità. Per il semplice fatto che si può mangiare tutti i giorni in maniera diversa pur mantenendo un livello qualitativo elevato". E l'idea di Sgarbi mette addirittura d'accordo il mondo dei critici di enogastronomia e gli chef, da sempre litigioso e diviso. Ma, qualche polemica non manca. Edoardo Raspelli, giornalista e critico d'eccezione, non tralascia le frecciatine verso un recente passato: "sono completamente d'accordo e che a sostenerlo sia un uomo di cultura e polemica come Sgarbi mi fa piacere. Altrettanto importante, però, è che ci sia multiformità di voci e di interessi. Cosa che non è avvenuta con il precedente governo dove c'era un'attenzione di regime, indirizzata verso cuochi, associazioni e gruppi appunto di regime". D'accordo, poi Stefano Bonilli, il "guru" del "Gambero Rosso", un vero e proprio impero enogastronomico: "meglio tardi mai purchè non si arrivi al cuoco di Stato. Da sempre abbiamo sostenuto che si doveva prendere esempio dalla Francia dove ai cuochi danno la Legione d'Onore. È un atto di riparazione rispetto ad un processo di marginalizzazione verso la cucina e la gastronomia italiane che non aveva ragione d'esistere". Dello stesso avviso, il "maestro" Luigi Veronelli: "la gastronomia è l'atto del giudizio che separa ciò che è buono da ciò che buono non è. Il proposito di Sgarbi è lodevole".
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