Si fa un gran parlare, giustamente, di una educazione al cibo che deve partire dalle scuole. Anche in Italia, Paese per eccellenza del mangiar bene, della buona tavola e dalla sana dieta mediterranea. Proposito nobile, ma che si scontra spesso, purtroppo, con la realtà che milioni di bambini incontrano ogni giorno nei piatti degli istituti scolastici di tutta Italia. Non solo per qualità dei piatti, tutta da discutere, ma anche perché una mensa scolastica su 4 non è conferme alle regole. Emerge dai risultati, illustrati oggi a Roma, dei 2.678 controlli a campione effettuati dai Nas su incarico del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che hanno trovato irregolarità in 670 casi. In alcuni casi anche gravi, visto che dopo i controlli sono state chiuse 37 mense, disposte 164 sanzioni penali e 764 amministrative (per un valore 491.498 euro), con il sequestro di 4,2 tonnellate di “alimenti in cattivo stato di conservazione, alterati o con problemi di tracciabilità ed etichettatura”.
Fra le principali violazioni penali contestate a livello nazionale nell’anno scolastico appena concluso, spiccano le frodi in pubbliche forniture (58), il commercio di alimenti nocivi (23), ma anche gli alimenti in cattivo stato di conservazione (10) e le omissioni e abusi in atti d’ufficio
(10). Quanto alle violazioni amministrative, riporta l’AdnKronos, sono state contestate 695 carenze igienico strutturali/mancate attuazioni del piano di autocontrollo (96% del totale); 21 irregolarità in tracciabilità ed etichettatura degli alimenti (3%) e 8 inottemperanze al divieto di fumo.
Entrando più nei dettagli, nel Nord Italia i Nas hanno eseguito 721 controlli, con 157 strutture non conformi (21%) e una chiusura (0,2%); al Centro i controlli sono stati 1.041, con 285 mense ’fuorilegge’ (27%) e 19 chiuse (2%). Infine, al Sud su 916 controlli 228 strutture sono risultati non conformi (25%) e 17 sono state chiuse (2%).
In tavola, nei piatti dei bambini, sono finiti, così, cibi scaduti, congelati e spacciati per freschi, tradizionali “mascherati” da biologici, alimenti comunitari rietichettati come “made in Italy” e Dop.
Un malcostume che, purtroppo, coinvolge tutta Italia: fra i casi ricordati, quello di un servizio di mensa scolastica del Cuneese, sospeso dal Nas di Alessandria per gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali: muffe alle pareti, esfoliazioni di intonaci nella cucina, piani di lavoro sporchi, con un
“potenziale rischio per la salute dei minori”, mentre il Nas di Napoli, dopo una presunta tossinfezione alimentare, ha denunciato l’amministratore di una ditta appaltatrice del servizio di
refezione scolastica per aver somministrato alimenti alterati o nocivi, e quello di Milano ha sequestrato presso il centro cottura di una scuola elementare 36.500 pezzi, tra cui piatti fondi,
usati per il servizio di ristorazione scolastica, che contenevano un additivo vietato (fluororato). Non solo: nel capitolo “falso bio”, il Nas di Brescia ha denunciato il responsabile di una società fornitrice del confezionamento dei pasti destinati a una scuola materna, che forniva alimenti da agricoltura tradizionale anziché quelli biologici previstidal capitolato. Mentre il Nas di Ancona ha scoperto che in un istituto agli studenti venivano serviti alimenti acquistati in prossimità della scadenza, venivano congelati, rietichettati e forniti alla mensa come freschi. Ancora, i controlli hanno portato a scoprire anche (a Cagliari) 6 insegnanti di una scuola dell’infanzia che esercitavano senza titolo abilitante, mentre il Nas di Firenze ha scoperto aziende che fornivano prodotti di qualità inferiore a quella del capitolato d’appalto, come olio extravergine di provenienza comunitaria e non nazionale, pollo di classe B e non di classe A. Allarmanti, infine, anche le scoperte del Nas di Perugia che ha messo in luce la somministrazione ai bambini di alimenti pericolosi per la
salute pubblica, fra cui prosciutto cotto e frittata contaminati da listeria e stafilococchi, yogurt scaduto e pane con muffa.
Insomma, una situazione poco confortante, e che in parte giustifica il fatto che il 20% degli italiani abbia una valutazione negativa dei pasti serviti nelle mense scolastiche di figli o nipoti mentre, il 42% la ritiene appena sufficiente, come emerso da una indagine Coldiretti/Ixè, secondo cui “l’83% ritiene che le mense dovrebbero offrire i cibi più sani per educare le nuove generazioni dal punto di vista alimentare mentre solo il 13% ritiene che dovrebbero essere serviti i piatti che piacciono di più. In ogni caso - precisa la Coldiretti - il 52% degli italiani considera il costo delle mense scolastiche adeguato mentre per il 25% è eccessivo. Per assicurare il miglior rapporto prezzo/qualità ma anche per educare le nuove generazioni la Coldiretti sollecita a privilegiare nelle mense scolastiche i cibi locali a km 0 che valorizzano le realtà produttive locali e riducono i troppi passaggi intermedi dietro i quali più elevato è il rischio di frodi e sofisticazioni. Da tutelare nelle scuole ci sono - conclude la Coldiretti - il 35% dei bambini tra i 6 ed i 10 anni per un totale di un milione sono in questa fascia di età ed una tendenza all’aumento per i cambiamenti imposti dai nuovi stili di vista”.
Anche per questo, il Ministro della Salute Lorenzin e il generale comandante del Nas Claudio Vincelli, hanno annunciato una sorta di task force “come quella attivata per gli anziani nelle Rsa, che verifichi con controlli a sorpresa e su segnalazione la qualità e la sicurezza degli alimenti
serviti nelle mense scolastiche. Controlli che saranno intensificati, e io stessa - ha detto il Ministro - andrò a sorpresa nelle mense scolastiche a testare la qualità dei cibi”.
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