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CLASSIFICHE INTERNAZIONALI

“Vivino Community Awards”: i migliori vini del mondo e d’Italia per i 50 milioni di “critici”

Tanti i vini del Belpaese. Tra i brand pluripremiati spiccano Antinori e Terlano, con tre etichette, poi Gaja, Frescobaldi e Ca’ del Bosco
ANTINORI, CA' DEL BOSCO, COMMUNITY AWARDS, FRESCOBALDI, GAJA, TERLANO, VINO ITALIANO, VIVINO, Mondo
I migliori vini del mondo e d’Italia per i 50 milioni di “critici” di “Vivino”

L’Italia che brilla tra i rossi del mondo con i suo grandi classici, ovvero Amarone della Valpolicella, Brunello di Montalcino, Barolo e Bolgheri in testa, che emerge tra i grandi bianchi soprattutto con l’Alto Adige, ma non solo, che sgomita con il dominio dello Champagne tra le bollicine, grazie ai top brand di Franciacorta e Trentodoc, e che si ritaglia uno spazio tra i rosè, con il Sud Italia: è la fotografia che emerge dai “Vivino Community Awards”, le top 100, divise per tipologia, dei vini più e meglio recensiti dai 50 milioni di utenti, che può vantare nel mondo il più grande marketplace digitale del vino, capace di sviluppare un giro d’affari di 265 milioni di euro.
E così, tra “I 100 vini migliori del mondo: i più rari, i più desiderati e i più costosi”, come recita il claim di Vivino, se tra i vini rossi al n. 1 c’è il Pera-Manca Tinto 2015 di Cartuxa, dal Portogallo, sul secondo gradino del podio, c’è un mito italiano come l’Amarone della Valpolicella Classico 2000 di Quintarelli, davanti ad un altro mostro sacro come il Pessac-Léognan Premier Grand Cru Classé 1990 di Chateau Haut Brion. Ma tanti sono i grandi nomi italiani nella Top 100 rossista secondo gli utenti Vivino. Al n. 7, per esempio, c’è il Masseto 2007, dalla famiglia Frescobaldi, al n. 16 il Cerretalto Brunello di Montalcino 2010 di Casanova di Neri, al n. 18 l’Amarone della Valpolicella 2006 di Romano del Forno, al n. 19 il Barolo Cascina Francia 2016 di Giacomo Conterno, al n. 22 il Brunello di Montalcino Riserva 2004 di Case Basse di Soldera, al n. 39 l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva La Mattonara 2006 di Zymè, al n. 40 il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie 2015 de Il Marroneto, e al n. 42 l’Ornellaia 2005 ancora di Frescobaldi. Nella seconda metà della classifica, invece, al n. 57 si trova l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva De Buris 2008 di Tommasi, al n. 61 il Barolo Monprivato 2016 di Mascarello Giuseppe e Figlio, al n. 68 il Sassicaia 2000 della Tenuta San Guido, al n. 70 il Lodovico 2012 della Tenuta di Biserno, la cantina che ha riunito i fratelli Ilaria, Lodovico e Piero Antinori, mentre al n. 76 c’è il Solaia 2016 di Antinori, al n. 78 il Barbaresco 2001 di Gaja, al n 87 il Matarocchio 2016 della Tenuta Guado al Tasso (ancora firmato Antinori), e al n. 95 l’Amarone della Valpolicella Classico Riserva Sergio Zenato 2012 di Zenato. Una parata di grandi nomi del vino italiano, pezzi di storia della nostra enologia, dai territori più importanti.
Nomi che, in parte, si ritrovano anche nella “Top 100” dedicata ai vini bianchi, che vede al n. 1 il Castillo Ygay Gran Reserva Especial Blanco 1986 di Marqués de Murrieta, dalla Spagna, sul podio con il Mersault Blanc 2018 di Domaine Coche Dury dalla Francia e al Marcassin Vineyard Chardonnay 2012 di Marcassin, dalla Sonoma Coast in Usa. Migliore degli italiani in versione bianchista è il Gaja e Rey Langhe 2015 di Gaja, davanti al Quarz Sauvingon 2019 di Terlano al n. 11, all’Appius 2015 di San Michele Appiano al n. 33, mentre al n. 40 c’è lo Zibibbo Secco Bianco 2018 di Gabrio & Giotto Bini - Serragghia, al n. 41 il Trebbiano d’Abruzzo 2015 di Valentini, al n. 50 l’Orestilla 2017 di Montonale, dalla zona del Lugana, al n. 51 il Riserva Nova Domus Terlaner 2018 ancora di Terlano, al n. 52 il Cervaro della Sala 2016 del Castello della Sala (Marchesi Antinori), in Umbria, al n. 81 il Gewurztraminer Lunare 2017 di Terlano, al n. 83 il Beyond the Clouds 2018 di Elena Walch, al n. 83 lo Chardonnay Toscana Collezione Privata 2017 di Isole e Olena, al n. 85 la Ribolla Gialla 2012 di Gravner. Con l’Alto Adige su tutti, dunque, e la cantina di Terlano, che spicca con tre vini in classifica.
Tra le bollicine, invece, è un dominio dello Champagne, che domina la classica a partire dal podio, composto, nell’ordine, dal Cristal Brut Champagne Millesimè 1999 di Louis Roederer, dal Clos du Mesnil Blanc del Blancs Brut Champagne 2004 di Krug, e ancora Louis Roederer, con il Cristal Rosé Brut Champagne Millesimé 2008. Per l’Italia, gli alfieri della spumantistica sono, al n. 16, la Cuvée Anna Maria Clementi Extra Brut 2009 di Ca’ del Bosco, icona della Franciacorta, al n. 19 il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2005 di Ferrari, riferimento del Trentodoc, mentre al n. 71 si trova il Pink Moscato del brand Risata, al n. 74 il Valdobbiadene Prosecco Superiore Millesimato Extra Dry 2019 di Collinobili (marchio di Contarini), al n. 87 il Moscato del brand Caposaldo (di proprietà del gruppo americano Kobrand), e al n. 98 il Vintage Collection Franciacorta Satén 2016 ancora di Cà del Bosco, unica cantina italiana con due spumanti in classifica.
Anche tra i rosati, ancora, è dominio francese: al n. 1 c’è il Garrus Rosè 2019 Cotes de Provence di Chateau d’Esclans, al n. 2 il Rosè 2020 di Rutini, dall’Argentina, e al n. 3 il Cos du Temple 2019 di Gérard Bertrand, dalla Languedoc. In questa tipologia, il Belpaese si difende soprattutto con le produzioni del centro-sud- Al n. 39, migliore tra i rosati tiroclore, c’è il Panda Rosato 2019 di Lammidia, dall’Abruzzo, il Vetere Paestum Rosato 2018 di San Salvatore, al n. 44, dalla Calabria, mentre al n. 46 c’è il Piemonte Lavignone Rosato di Pico Maccario, al n. 48 il Dolce e Gabbana Rosa 2019 di Donnafugata, al n. 72 il Rosè 2020 Terre di Chieti di Tenuta Ulisse, al n. 75 il Pink 2019 di Podere San Cristoforo, dalla Maremma Toscana, al n. 78 il Cancelli Rosato 2019 di Rabasco, ancora dall’Abruzzo, al n. 86 il Miraly Rosé Intrigant 2020 di Tenuta Montecchiesi, dalla Toscana, e al n. 99 l’Alea Rosa Rosato 2020 di Occhipinti, dalla Sicilia.

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