Non molti anni fa, l’unico canale con cui ci si fidava a fare acquisti era quello della vendita diretta, per poter controllare di persona la qualità dei prodotti e l’affidabilità di un venditore. Solo in pochissimi anni, questa situazione è cambiata del tutto, col comparto delle consegne a domicilio, anche nel settore alimentare, che chiudono il 2018 con un fatturato pari a 1,6 miliardi di euro. Sono i dati che rende noti Univendita, che evidenzia come sia il nono anno che si chiude, per le imprese associate, con un segno positivo, nonostante lo scenario di rallentamento economico che vede le famiglie italiane impoverirsi (Federconsumatori ad esempio rileva che dal 2013 al 2018 il reddito medio è aumentato solo del 4,4% a fronte di un aumento del costo della spesa del 6,4%). La carta vincente della vendita a domicilio, spiega Univendita, è quella di offrire ormai un’esperienza d’acquisto che si fonda sul fattore umano, su quella relazione diretta che genera fiducia nel consumatore, che ormai si fida e conosce bene i prodotti che acquista da un certo marchio. Nel dettaglio, il comparto “alimentari e beni di consumo” ha registrato una crescita dello 0,7% sul 2017, e rappresenta il 18,4% del totale del fatturato delle aziende Univendita, superato nella crescita solo dal comparto “altri beni e servizi”, che nonostante rappresenti il 4,8% del mercato, ha registrato una crescita dell’1,3%.
Il trend positivo, comunque, non riguarda solamente il fatturato: col segno più è anche l’occupazione. Nel 2018 i venditori a domicilio hanno superato quota 159.000 (+1,1% rispetto al 2017), di cui il 92,5% donne: un dato positivo che pone questo settore come una valida alternativa occupazionale in un momento in cui il lavoro fisso stenta ad affermarsi.
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