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W LA DIETA MEDITERRANEA BUONA E VINCENTE, MA SERVE AUTHORITY. IL MINISTRO GIOVANNI ALEMANNO LANCIA L’IDEA DEL BOLLINO DI QUALITA’ PER IL RILANCIO DEI PRODOTTI DELLA TAVOLA D’ITALIA

Pasta, pane, verdure, cereali, frutta e olio d'oliva fanno bene a tutti: la dieta mediterranea è vincente, mantiene in salute e in forma anche i campioni di calcio, nuoto e di tutti gli sport agonistici. Ma, a livello normativo, occorrerebbe rivedere le leggi che riguardano il settore agroalimentare, istituire un’Authority o un’Agenzia di Sicurezza Alimentare, proteggere i prodotti italiani doc (provenienza, ingredienti, lavorazione, marchi di garanzia …), tutelando le aziende, il consumatore italiano e straniero, e l’intero settore, che è trainante per la nostra economia, con le sue 30.000 piccole e medie imprese e 350.000 addetti ai lavori. Queste le riflessioni emerse al convegno “Made in Italy, la dieta vincente” dell’Università La Sapienza, a Roma.

Il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Gianni Alemanno ha ricordato come “il sostegno e la tutela delle denominazioni di origine dei prodotti (si contano 117 prodotti italiani riconosciuti dalla Ue) hanno un ruolo dominante tra le attività di valorizzazione del ricco patrimonio agroalimentare italiano”. Alemanno ha ricordato che “la maggior trasparenza delle etichette permette al consumatore di scegliere in poco tempo”, ha auspicato “nuove regole in sede internazionale per i prodotti agroalimentari” e si é spinto oltre affermando che “bisognerebbe etichettare non solo i prodotti, ma anche le ricette di casa nostra”.Come dire, etichettiamo la pizza, gli spaghetti e il tiramisù. Nell’elogiare la tradizione culinaria italiana, Alemanno non ha dimenticato di sottolineare l'importanza della tutela dei prodotti made in Italy. “Abbiamo censito 3.200 prodotti tipici alimentari e li comunicheremo all’Unione Europea. Questa sarà la base per combattere la concorrenza sleale. L’Italia ha una leadership nel campo alimentare che viene messa in discussione dalla concorrenza sleale. Penso ai consumatori nel Nord America o in Giappone, che hanno ben poche possibilità di distinguere tra quello che viene venduto come “parmesan” e quello che è il vero Parmigiano Reggiano”. Il ministro ha anche ricordato come il Governo sia attivo per la difesa della specificità della cucina italiana. In difesa della pizza margherita “si vuol fare in modo che venga fatta ovunque secondo le regole”.

E la conferma che la dieta mediterranea, e soprattutto italiana, è di successo arriva da grandi campioni sportivi: a Sydney 2000, Massimiliano Rosolino confessava che il suo unico doping erano gli spaghetti; Giovanni Trapattoni, invece, ora rivela che tra le sue conquiste in Germania ci fu quella di convincere i giocatori del Bayern Monaco a seguire la dieta mediterranea. Ma in tempi di mucca pazza e organismi geneticamente modificati, anche il “made in Italy” della buona tavola richiede una garanzia in più. Ed è proprio per rilanciare i prodotti della tavola d’Italia - magari anche con il supporto di un “bollino” di qualità - l’obiettivo degli operatori del settore agricolo e sportivo che si sono incontrati al convegno. In un momento in cui l’alimentazione è sempre più a rischio per tutti e in cui, nello sport, al fianco della corretta alimentazione cresce il ruolo del doping, ecco l’esigenza di rilanciare il marchio di fabbrica della cucina, famosa in tutto il mondo non solo per la sua bontà ma anche perché è alla base dell’alimentazione degli atleti di quasi tutte le discipline: questa la tesi emersa dal convegno. Una cucina che senza l’adeguata qualità rischia di impoverirsi e venire superata dai prodotti di largo consumo. “E’ ora che vengano applicate norme più precise che consentano ai coltivatori di non perdere credibilità e ai consumatori di continuare ad avere fiducia nei nostri prodotti - ha sottolineato Alemanno - E’ un equilibrio importante, da tutelare, che troppo spesso rischia di essere spezzato. La prima cosa da fare è mettere un’etichetta di garanzia che renda chiari e sicuri gli ingredienti o le origini di un prodotto. Altrimenti rischiamo di perdere una larga fetta di mercato”.

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