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WINENEWS A TU PER TU CON CONSTELLATION BRANDS, LA PIÙ GRANDE COMPAGNIA DI WINE & SPIRITS DEL MONDO. PER PARLARE DEL VALORE DELL’ACQUISIZIONE DELL’ITALIANA RUFFINO, MA ANCHE DI MERCATI E DEL FUTURO DEL VINO ITALIANO NEL MONDO, DAGLI USA ALLA CINA ...

Italia
Rob Sands, Ceo Constellation Brands

È la più grande compagnia di produzione e commercio di wine & spirits del mondo, con 2,6 miliardi di dollari di fatturato nel 2011 e oltre 100 brand enoici e del beverage che vanno da Robert Mondavi a Clos du Bois, da Blackstone ad Arbor Mist, da Estancia a Ravenswood, da Jackson Triggs a Kim Crawford, da Corona Extra a Black Velvet, da Canadian Whisky & Svedka Vodka. È il colosso americano Constellation Brands, da qualche mese proprietario al 100% di Ruffino, una delle più importanti realtà del vino italiano, gigante da 14,5 milioni di bottiglie nel 2011, per un fatturato di 56 milioni di euro (l’87% realizzato all’estero). Ed è proprio in una delle tenute di Ruffino, nel cuore del Chianti, che WineNews ha incontrato il Ceo di Constellation, Rob Sands, ed il Chief Operating Officer, Jay Wright, per parlare di mercati, e delle prospettive del vino italiano nel mondo.
Ma partiamo dal presente: cosa significa per Constellation l’investimento fatto su Ruffino? E ci sono altre operazioni simili nei vostri progetti futuri in Italia?
“Ruffino è uno dei marchi più conosciuti ed importanti del Chianti, e dell’Italia - spiega Rob Sands - e noi avevamo bisogno di un brand molto forte, rappresentativo del Chianti, dell’Italia e del “vecchio mondo” nel nostro portafoglio, perché i vini del “vecchio mondo” sono ancora la maggior parte di quelli venduti in tutto il pianeta. Abbiamo ritenuto che Ruffino fosse una fantastica occasione per noi, e ci abbiamo investito già dal 2004. E poi nel 2011 abbiamo acquisito il restante 50% investendo sul brand Ruffino per farlo crescere nel mondo, puntandoci come uno dei prodotti chiave del nostro portafoglio, per continuare ad espandere il nostro business tanto in Usa che in Europa, che nei mercati emergenti. Altre operazioni? Ruffino ha già tante aziende e vigneti, la nostra strategia iniziale è concentrata sulla valorizzazione dei brand dei prodotti che abbiamo.
“Come ha detto Rob - aggiunge Jay Wright - con Ruffino abbiamo tante aziende e tante etichette, e in mercati come Canada e Usa abbiamo già visto grandi crescite e su diverse fasce di prezzo. I vini italiani sono favoriti in Nord America, e il nostro primo obiettivo, nei prossimi anni, è di capitalizzare le potenzialità di crescita che abbiamo con Ruffino. Abbiamo la capacità di soddisfare una maggiore domanda di Chianti, e dobbiamo crescere. L’anno scorso in Usa siamo cresciuti del 10%, il nostro obiettivo per quest’anno è di crescere del 15%, superando le 800.000 casse di vini Ruffino solo negli Stati Uniti”.
Un colosso come Constellation Brands, che fa business in oltre 100 Paesi del mondo, ha sicuramente il polso del mercato. In Italia si punta tanto sui vitigni autoctoni. Ma sono davvero una chiave vincente all’estero?
“Crediamo che i vitigni autoctoni possano essere importanti - risponde Sands - ma prima di tutto vanno capitalizzate regioni e territori ben conosciuti come la Toscana e il Chianti, per esempio, ed intercettati i trend importanti per il business del vino italiano, in questo momento. I territori d’origine sono importanti, ma anche i trend di mercato lo sono, e per esempio il Prosecco ora sta crescendo velocemente negli Stati Uniti, e il Prosecco, anche se ovviamente non è un prodotto toscano, lo abbiamo inserito in portafoglio sotto il brand Ruffino. Così come il Moscato, diventato una “varietà” molto popolare, e anche il Moscato d’Asti lo abbiamo introdotto sotto il brand Ruffino, che è molto conosciuto, e questi prodotti stanno avendo gran successo. Stessa cosa per il Pinot Grigio. Quindi alla fine credo che provare a costruire la conoscenza di vitigni autoctoni possa essere una buona strategia, ma penso che la migliore strada da seguire oggi sia quella di capitalizzare sui brand ed i territori ben conosciuti, per sfruttare al meglio i trend che stanno funzionando bene sul mercato”.
“E poi c’è da considerare che in Nord America 1 ristorante su 3 è italiano - aggiunge Jay Wright - e nel nostro portafoglio vini come il Chianti e il Chianti Classico Ruffino sono molto importanti per esserci presenti. E vediamo anche che i giovani consumatori che chiamiamo Millenials, i 20-30enni, sono molto interessanti ai vini italiani e francesi in generale, il che ci fa pensare che sia il momento opportuno di gestire questa crescita anche puntando su varietali specifici, ma già molto popolari, in Nord America”.
A proposito di America, ad oggi gli Stati Uniti sono ancora il mercato straniero più importante per l’Italia in termini di valori. Ma secondo alcuni il 2012 non è partito benissimo. Quale è la situazione dal vostro punto di vista?
“Ecco qualche dato statistico interessante: se guardiamo alla categoria “vini italiani” negli Stati Uniti, nel periodo di 52 settimane fino al 15 aprile 2012 - dice Sands - le vendite in dollari sono cresciute del 5%. Quindi negli ultimi 12 mesi il vino italiano ha fatto molto bene in termini di valore, ed anche in volume è cresciuto del 2,6%. E nel primo quarto del 2012, le vendite sono cresciute del 3,6% per i vini italiani in America. Quindi, anche se c’è un po’ di rallentamento generale sul mercato, i vini italiani stanno andando bene, e infatti crescono più di tutte le altre categorie di vino in Usa. E, cosa più importante per noi, Ruffino, in termini di vendite, nello stesso periodo, è cresciuto del 22% in valore, negli States, che è il mercato più importante, ed il volume è su del 25,2%. Nel complesso le nostre vendite come Constellation Brands, sono cresciute del 15% in valore e del 17% in volume. Quindi i vini italiani rimangono forti, nonostante l’import in Usa, al di là dell’Italia, sia, in calo. La Francia è in negativo, l’Australia anche, mentre l’Italia sta facendo estremamente bene in Usa, nonostante un euro forte sul dollaro (anche se è ora le cose sono un po’ migliorate). E questa debolezza del dollaro, in generale, è una delle ragioni per cui le importazioni in America sono un po’ diminuite, perché diventate più costose. Ma l’Italia ha fatto benissimo”.
Se l’America è il presente, secondo molti, la Cina è il mercato del futuro, e non solo per i prodotti di lusso. Pensate davvero che sia così? E come intendete aggredire questo mercato?
“Siamo assolutamente convinti che sia così. La Cina - risponde Sands - ora è il sesto più grande consumatore di vino al mondo. Consuma più o meno 100 milioni di casse di vino all’anno, quasi come il Regno Unito. Di queste, solo 15 milioni sono di vino importato, e al tasso di crescita attuale del mercato cinese, dal 2015 si dovrebbero toccare i 250 milioni di casse, avvicinandosi di molto a Usa e Francia, che sono intorno ai 350.000 milioni di casse. E gran parte di questa crescita arriverà dall’import di vino, non c’è alternativa, perché anche se in Cina stanno piantando vigneti, non potranno produrre 150 milioni di casse in più nei prossimi 5 anni. Ora il più grande esportatore in Cina è la Francia, seguita da Australia e Stati Uniti, e l’Italia è un po’ indietro. Crediamo però che l’Italia abbia grandi opportunità in questo mercato, così come, sicuramente, Ruffino. La Cina consuma soprattutto vino rosso, la stragrande maggioranza del vino consumato è rosso, il rosso è un colore fortunato secondo i cinesi. Constellation sta lavorando per capire quale sia la miglior strada per crescere in Cina, in un modo o nell’altro diventeremo uno dei player più importanti del Paese, con un forte sistema di distribuzione, valorizzando i nostri top Brand, di cui chiaramente farà parte anche Ruffino”. Che è un marchio di proprietà americana, ma “made in Italy” al 100%.
Federico Pizzinelli

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