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FONDAZIONE BANFI

Il cambiamento climatico a 360 gradi, dalle radici della vite al mercato: ecco Sanguis Jovis

Dal 10 al 14 settembre, a Montalcino, torna la Summer School sul Sangiovese. Attilio Scienza, a WineNews: “il tema del clima centrale a ogni livello”
ATTILIO SCIENZA, FONDAZIONE BANFI, SANGUIS JOVIS, Italia
Attilio Scienza, presidente Sanguis Jovis-Alta Scuola del Sangiovese di Fondazione Banfi

Re del “vigneto Italia”, con oltre 53.000 ettari coltivati sui poco più di 660.000 totali, il Sangiovese, vitigno da cui, in purezza o in blend, e soprattutto in Toscana, nascono alcuni dei grandi alfieri del vino italiano nel mondo, dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, dal Chianti al Vino Nobile di Montepulciano, tra gli altri, è uno dei pilastri ampelografici del Belpaese. Vitigno antico, ma non per questo così conosciuto come si pensa, nelle sue caratteristiche e, sopratutto, nelle sue possibili evoluzioni legate al cambiamento climatico, alle tecnologie in via di affinamento tanto in vigna come in cantina, ai cambiamenti del mercato. E proprio “Clima, Vite, Cantina, Mercato: come sarà il Sangiovese del futuro?” sarà il tema dell’edizione n. 2 della Summer School di Sanguis Jovis - Alta Scuola del Sangiovese, firmata dalla Fondazione Banfi, emanazione culturale dell’azienda leader del Brunello, di scena dal 10 al 14 settembre ad O.CR.A. Officina Creativa dell’Abitare a Montalcino.
A guidare i lavori, come sempre, saranno i professori Attilio Scienza (Università di Milano) e Alberto Mattiacci (Università La Sapienza di Roma), presidente e direttore di Sanguis Jovis, “progetto di cui la fondazione Banfi è promotrice, nato nel 2017 nel territorio simbolo del Sangiovese, Montalcino, con il desiderio di accrescere e diffondere la cultura di questo straordinario vitigno, attraverso la ricerca scientifica, la comunicazione della conoscenza e l’alta formazione”, ricorda il presidente della Fondazione Banfi, Rodolfo Maralli.
Nell’ottica di mettere insieme più visioni ed esperienze, il percorso di formazione di Sanguis Jovis sarà aperto a 20 partecipanti, (10 Student, laureati da non più di 18 mesi, per i quali i costi saranno totalmente coperti da borse di studio offerte da aziende ed istituzioni del territorio, e 10 Professional), tutti selezionati con bando di ammissione (data ultima per l’invio delle domande è il 10 agosto 2018, qui il bando completo).
I lavori si apriranno il 10 settembre con “La risposta della vite al cambiamento climatico”, per continuare l’11 settembre con “L’impatto del cambiamento climatico sulle caratteristiche fisico-chimiche e biologiche dei suoli e sulle malattie della vite”. Il 12 settembre si parlerà di “Interventi di tecnica colturale per la mitigazione degli effetti del cambio climatico nell’ottica della sostenibilità”, mentre il 13 settembre si approfondirà la questione dal punto di vista enologico “Il cambio climatico sulla composizione del vino, gli interventi microbiologici ed enologici”. Il 14 settembre, infine, la chiusura con una giornata interamente dedicata al marketing e alla comunicazione: “Nuovo clima, nuovi mercati?”.
“Il filo conduttore di questa edizione è il clima, affrontato in modo più organico rispetto agli approcci tradizionali - spiega a WineNews Attilio Scienza - da come la vite reagisce al cambio climatico alle conseguenze di questa reazione sulla qualità del vino. Perché la vite, come qualsiasi pianta, si adatta producendo sostanze che ne aumentano la resilienza, ma questo non è neutrale nei confronti dei componenti che poi si ritrovano nel vino. Per cui diverse concentrazioni di antociani, aromi, zuccheri e così via sono tutte reazioni della pianta per adattarsi meglio, ma influiscono sul vino. Dovremmo fare i conti nei prossimi anni con il cambiamento delle caratteristiche organolettiche del vino - sottolinea Scienza - e questo vuol dire che l’enologo deve ripensare le tecniche di vinificazione, il microbiologo dare indicazioni su come comportarsi magari con uve molto più ricche di zuccheri e ph più alti. E poi c’è il mercato, dove il dialogo nuovo con i consumatori sarà strategico. Ci saranno tanti approfondimenti, per esempio quelli dedicati al suolo, che è l’elemento più fragile dal punto di vista della risposta al cambiamento climatico, ma è quello che può subire e dare gli effetti peggiori, perché un riscaldamento anche di un solo grado nello strato radicale comporta una variazione colossale di tutto quello che c’è attorno alle radici. Quindi indagheremo i rischi, ma anche delle soluzioni, quali sono le prospettive del miglioramento genetico, e così via. Dobbiamo continuare a pensare a cambiare il nostro impatto sul clima, in maniera olistica, ma dobbiamo anche reagire nell’immediato, perché non possiamo stare fermi ad aspettare. E, in fondo, l’uomo e la vite sono due testimoni di come ci si può adattare, nei millenni, ai cambiamenti climatici”.

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