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NEL GALLO NERO

Il Chianti Classico, che vede crescere i suoi valori, verso le Menzioni Geografiche Aggiuntive

Il presidente del Consorzio Giovanni Manetti: “già al lavoro per presentare e condividere il progetto con la base sociale nel 2019”
CHIANTI CLASSICO, GIOVANNI MANETTI, MENZIONI GEOGRAFICHE AGGIUNTIVE, Italia
Il presidente del Consorzio del Chianti Classico, Giovanni Manetti

Non sarà una zonazione “tout court”, ma una suddivisione precisa del territorio attraverso Menzioni Geografiche Aggiuntive, il progetto che il Consorzio del Chianti Classico, alla guida di una denominazione in grande spolvero (e che già nel 2018 ha visto aumentare i suoi valori alla bottiglia, ha spiegato il presidente Giovanni Manetti) proporrà alla sua base sociale, per un territorio, vasto e variegato (oltre 7.000 ettari a vigneto) ricco di storia enologica, cultura e tradizioni umane uniche al mondo, che nelle loro specificità, possono e debbono essere valorizzate ancora di più.

Non imiterà il modello adottato nel Barolo, per fare l’esempio più noto e recente, ma costruirà un progetto ad hoc legatissimo a questo grande patrimonio, magari guardando come modello ispiratore alla Borgogna, ma, evidentemente, con una diversa articolazione.


È questa, per sommi capi, l’idea su Manetti, che ne ha sostenuto la bontà anche nella “campagna elettorale” per la sua elezione, su cui sta lavorando come priorità per il 2019, come spiegato a WineNews.

“È già a lavoro una commissione apposita, formata da consiglieri - spiega Manetti - con l’obbiettivo di presentare ai soci, il prima possibile nel corso del 2019, un progetto perché decidano se adottarlo, modificarlo o metterlo nel cassetto per sempre”.

Se i dettagli sono ancora tutti da scoprire e da identificare, la volontà di apportare questo cambiamento è già emersa con forza sia nel Consorzio che all’esterno. “Ce l’hanno chiesto i soci di lavorare a questa ipotesi e ritengo - continua Manetti - che sia un tema strategico per dare più valore alla nostra denominazione, individuando quei caratteri specifici che i vini prodotti in queste aree più ristrette, ma più omogenee, hanno ormai consolidato nel tempo”.

Un’operazione che, da subito, può da un lato rafforzare l’immagine unitaria di un territorio variegato come quello del Chianti Classico e, dall’altro, ne rafforza l’identità. E che sia un passaggio importante lo dice anche la sensazione che la maggioranza degli attori in campo sia d’accordo.

“Mi pare che le divergenze del passato siano quasi del tutto sopite - continua Manetti - e che i consiglieri e la base sociale siano in maggioranza per il “sì”. Sono ottimista”.

Evidentemente, si tratta di un percorso ancora da farsi che sarà seguito da un working in progress complesso e articolato, proprio per l’importanza della questione, ma nel Chianti Classico una specie di “movimento” a favore di questa ipotesi già esiste. “Ci sono le associazioni di “villaggio” - aggiunge Manetti - che stanno ormai definendosi come nuclei rilevanti per il rafforzamento identitario del territorio e con cui sarà necessario dialogare”.

Insomma, parrebbe che il Chianti Classico sia in procinto di affrontare un percorso difficile ma intrigante, ma “non faremo qualcosa di simile ad altre esperienze, vogliamo costruire un progetto che metta in rilievo la nostra specificità - conclude il Presidente del Consorzio del Chianti Classico - certo un occhio alla Borgogna lo daremo, ma sicuramente non faremo 150 menzioni, al massimo una decina”.

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