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VINO E AGRICOLTURA

Bio e sostenibilità in crescita. Valoritalia: “in 5 anni quintuplicate le aziende certificate bio”

Focus al Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale, dal 6 al 9 settembre a Bologna
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Valoritalia: “in 5 anni quintuplicate le aziende certificate bio”

Il biologico e tutto quello che ha a che fare con la sostenibilità nel piatto e nel calice sono in grande crescita, da anni, e l’Italia, secondo i dati di Assobio, è leader mondiale della produzione biologica a livello mondiale: siamo i maggiori produttori di agrumi al mondo (il 27% dell’intera superficie agrumicola italiana è biologica), il primo Paese europeo per l’ulivo (è biologica oltre il 20% della superficie nazionale a oliveti), per la frutta (quasi 25.000 ettari, oltre l’11% della superficie totale) e per gli ortaggi (55.000 ettari, quasi l’11% della superficie nazionale a orticole). E nel vigneto bio ci supera solo la Spagna: in Italia sono 105.000 gli ettari vitati biologici, sui 660.000 complessivi.
Un trend mondiale, quello del vino bio, sempre meno di nicchia: secondo una recente ricerca dell’International Wine & Spiritis Research (Iwsr), nel 2022 le vendite a livello globale toccheranno gli 87,5 milioni di casse, con un ritmo di crescita annuo, tra il 2017 ed il 2022, del +9,2%,
decisamente superiore alla crescita media del comparto.
E, di pari passo, cresce anche tutto quello che ruota intorno al vino biologico come confermano i numeri di Valoritalia, la società leader della certificazione del vino italiano e non solo (nel 2018 oltre 1,5 miliardi di bottiglie certificate per un controvalore di 6,3 miliardi di euro; 220 denominazioni controllate, 171 Dop e 49 Igp, pari al 42% del totale nazionale per una quota sulla produzione che sfiora il 50%), che l’anno passato ha verificato 1.750 aziende per le certificazioni biologiche e 1.055 per le certificazione integrate, che sarà protagonista al Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale, in programma dal 6 al 9 settembre a Bologna, dove presenterà i principali asset sui quali è incentrato il concetto di sostenibilità: in primis quello ambientale, relativo alla capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali, seguito da quello sociale, inteso come garanzia di mantenimento di condizioni di benessere (pratiche di lavoro, la tutela dei consumatori, il coinvolgimento e lo sviluppo della comunità, la salubrità del prodotto) e infine quello economico, visto come la capacità di generare reddito e lavoro.
Perchè “l’efficace connubio tra la scelta di produrre bio, un efficace sistema di controlli e il successo sul mercato”, sono un valore aggiunto intrinseco per l’intera filiera e per il made in Italy.
“Valoritalia intende garantire alle aziende, un accrescimento del valore aggiunto delle denominazioni e dei prodotti in generale, attraverso la tutela del territorio, del paesaggio e delle biodiversità - spiega la società diretta da Giuseppe Liberatore e presieduta da Francesco Liantonio - il miglioramento delle tematiche sociali ed economiche e la riduzione dei gas climalteranti e dei consumi impiegati nel ciclo produttivo. Le elevate competenze acquisite negli anni e la capillare presenza sul territorio nazionale hanno consentito all’azienda di entrare come attore fondamentale anche nei settori della certificazione biologica, Sqnpi (Sistema di qualità nazionale di produzione integrata) e di sostenibilità ambientale, offrendo garanzia di assoluta affidabilità per ogni tipo di prodotto agroalimentare. Negli ultimi 5 anni Valoritalia ha quintuplicato il numero di aziende clienti certificate bio e allo stesso tempo, è stata selezionata come società per la certificazione dalla maggior parte delle aziende italiane operanti nell’Sqnpi. Con il marchio Equalitas, inoltre, offre oggi il più elevato standard di sostenibilità ambientale a livello nazionale. Ricerca continua, innovazione tecnologica, studio di soluzioni territoriali, sono i principi che orientano Valoritalia nella partecipazione a progetti europei su Horizon 2020, IoF2020, progetti di innovazione su programmi regionali, e sperimentazioni come la certificazione di gruppo”.

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