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DESTINI INCROCIATI

Da un lato dell’Italia c’è il Verdicchio, dall’altro il Vermentino. L’impresa dei vini dei due mari

Dopo le Marche che, con il bianco dell’Adriatico hanno costruito un successo, la Maremma scommette sul fenomeno in crescita del bianco del Tirreno
MARCHE, MAREMMA DOC, VERDICCHIO, VERMENTINO, Italia
I vigneti “vista mare” in Maremma

Da un lato c’è il Verdicchio, vino simbolo ed orgoglio di un territorio, le Marche, che sul bianco che nasce dai vigneti affacciati sul mar Adriatico ha costruito un successo, che ne fa oggi uno dei vini più importanti d’Italia, amatissimo in patria e all’export, ma anche perché stabilmente bianco più premiato dalle guide italiane. Dall’altro lato c’è il Vermentino, fenomeno in ascesa di un territorio, la Maremma, che sul bianco i cui filari guardano il mar Tirrenno, ha deciso di scommettere, forte dei suoi 747 ettari che ne fanno la prima varietà a bacca bianca del territorio, con una produzione 2019 di 1.607.000 bottiglie per 12.049 ettolitri (+18,5% sul 2018), ma anche di un interesse nei mercati nazionale e internazionali cresciuto molto negli ultimi anni. Due destini incrociati, nella tipologia, ma anche proprio per quei “lati” che sono quelli di un’Italia del vino che, grazie alla sua varietà e vivacità, ha sempre “un’ottima sponda” per conquistare cuore e palati dei wine lovers di tutto il mondo. A dare i numeri della “risposta toscana” al Verdicchio marchigiano, è il Consorzio Tutela Vini della Maremma Toscana che “cavalca” il trend Vermentino, seconda tipologia imbottigliata della Doc Maremma Toscana (28% del totale), dopo il Rosso, e della quale potrebbe diventare uno dei motori trainanti, visto che è la prima in Toscana e nell’Italia continentale per quanto riguarda questo vitigno.
Numeri che fanno del Vermentino un’opportunità per la Doc Maremma Toscana che, oggi, sottolinea il presidente del Consorzio Francesco Mazzei, “si attesta al terzo posto, per superficie vitata rivendicata, tra le Dop toscane, dietro soltanto al Chianti e al Chianti Classico. È il momento di accelerare affrontando i mercati in maniera strategica e puntando sulla valorizzazione e sulla promozione non solo dei vini ma anche del territorio”. La vendemmia 2019, infatti, ha fatto registrare il massimo storico della Denominazione sia in termini di ettari rivendicati (superata la barriera dei 2.000 ettari, superiore di oltre 80 ettari alla vendemmia 2018) che di uve destinate alla produzione della Doc, superando abbondantemente i 150.000 quintali, e con una qualità delle uve ottima, che permette di portare sui mercati nazionali e internazionali vini, rossi, bianchi e rosati, dalle grandi potenzialità. E con il quadro produttivo della viticoltura maremmana, che nel complesso, ponendo a confronto i dati del 2006 con quelli attuali, fa riscontrare dei “cambiamenti di rotta” che portano in luce ancora nuove opportunità: a fronte di un decremento della quota di due varietà storiche del territorio, ovvero Sangiovese, che da quasi il 57% del vigneto scende a circa il 44,5%, e Trebbiano toscano, che da una quota di quasi il 9,5% scende a poco più del 4%, crescono il Vermentino che, negli ultimi 13 anni passa da una quota del 2,2% all’8,5% del vigneto grossetano, e in maniera più contenuta i vitigni internazionali come il Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. In Toscana, tra Doc e Igt, nel 2019 sono stati rivendicati 97.053 quintali di uve atte a Vermentino e, di queste, il 34% con la Doc Maremma Toscana.

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