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IL 2 DICEMBRE

La “Rete del Pinot bianco nel Collio” porta Van Gogh, Matisse e Kandinskji a Gorizia

“Dieci ore di bellezza”, mostra-convivio firmata da Venica & Venica, Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros

Fare rete di impresa vuol dire mettere risorse a fattore comune per valorizzare un’idea, un progetto, un prodotto, ma anche per restituire qualcosa al territorio. Lo sa bene la “giovane” rete d’impresa del Pinot bianco nel Collio, che, intorno ad un vitigno meno noto del territorio rispetto, ad esempio, al Sauvignon o alla Ribolla, raggruppa sette cantine di assoluto prestigio come Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz superiore, Schiopetto, Toros, Venica & Venica. Associazione nata di recente, ma già pronta ad investire sul territorio, con l’iniziativa “Dieci ore di bellezza”, che, il 2 dicembre, a Gorizia, consentirà a tutti di fruire gratuitamente di “un incontro privilegiato con tre opere d’arte che tracciano, una accanto all’altra, un viaggio affascinante nell’evoluzione dell’arte in tre tappe grandiose: Vincent Van Gogh, Henri Matisse, Vassilij Kandinskji. Il precursore dell’Espressionismo, il più grande dei Fauves, il padre dell’Astrattismo”. Iniziativa che nasce in collaborazione con il Comitato di San Floriano, che organizza la Mostra Internazionale d’Arte di Illegio e il Comune di Gorizia.
“Ci siamo legati per raccontare questo vitigno che è sinonimo di eleganza, e capace di raccontare anche una grande longevità - ha spiegato, a WineNews, Ornella Venica - e tanta bellezza. Una bellezza che è nel calice, nel territorio, nell’accoglienza, e anche nella valorizzazione delle nostre terre. Fare rete per noi vuol dire anche offrire occasioni di crescita culturale a tutti, e far parlare della nostra terra non solo per le eccellenze del vino e del paesaggio. E anche essere di stimolo per altre esperienze. Sono orgogliosa di rappresentare i 7 produttori e famiglie dei quest’area che hanno come obiettivo quello di far conoscere il Collio e la sua gente straordinaria. Il vino è cultura, cultura del territorio e della civiltà contadina, da qui il connubio perfetto con l’arte e le opere che abbiamo il piacere di offrire ai cittadini goriziani, e non solo. Un ricordo, con tanta tristezza, vorrei dedicarlo anche al presidente Roberto Felluga, che ci ha lasciati prematuramente pochi giorni fa”.
A Gorizia, dunque, ci sarà la possibilità per tanta gente di incontrare le tre opere da vicino, il 2 dicembre, dalle ore 14 alle ore 24, nel ridotto del Teatro Comunale Giuseppe Verdi. Ma non è l’unico aspetto che renderà speciale la giornata visto che il “cuore” di quelle dieci ore sarà il “Convivio”, che, dalle ore 20.45 alle 22.30, in teatro, metterà in dialogo don Alessio Geretti, curatore delle mostre di Illegio e della grande mostra attualmente visitabile a Casa Cavazzini a Udine “La forma dell’infinito”, con Paolo Lauciani, filologo classico, ma anche uno dei massimi Sommelier d’Italia, per un avvincente percorso che permetterà di cogliere i nessi tra i colori di Van Gogh, Matisse, Kandinskij e le fragranze e l’oro del Pinot bianco che, sul Collio friulano, accanto a Gorizia raggiunge livelli d’arte.
L’evento è stato presentato, questa mattina, al Teatro Verdi alla presenza del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, dell’Assessore alla Cultura, Fabrizio Oreti, della rappresentante della rete d’impresa del Pinot bianco, Ornella Venica e dello storico don Alessio Geretti. “Questa è la Gorizia che si prepara a vivere l’avventura di essere, insieme a Nova Gorica, capitale europea della cultura - le parole del sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna - fino a pochi mesi fa sarebbe stato difficile portare nella nostra città opere di artisti del calibro di Van Gogh, Matisse e Kandinskij. L’orizzonte del 2025 è una vetrina che sta mettendo Gorizia in primo piano a livello non solo regionale, ma anche nazionale e che, come conferma questo evento straordinario, produce risultati esaltanti già a partire da quest’anno e valorizza quell’intreccio fra arte e vino che rappresenta una parte fondamentale della storia di questo territorio”.
A riassumere il senso dell'iniziativa, le parole del Sommelier Paolo Lauciani: “il vino è molto più che una bevanda. Il vino è storia, tradizione, cultura di un popolo. Degustare un Pinot Bianco del Collio significa entrare in contatto con un territorio unico e con l’umanità che nel tempo lo ha plasmato, scegliendo quest’uva meravigliosa per declamarne l’eleganza. Ho assaggiato molti vini, conosciuto molti vignaioli, visitato molte cantine. Ovunque ho imparato qualcosa, ovunque mi sono arricchito. Ma quando si rivela una perfetta sinergia tra uomo, territorio e vitigno, allora si va oltre: per questo un grande Pinot bianco del Collio è un vino capace di emozionare”.

Focus - Il progetto “Rete d’impresa Pinot Bianco nel Collio”
Arrivato un secolo e mezzo fa dalla Borgogna, il Pinot Bianco ha trovato nel Nord Italia uno straordinario territorio d’elezione, seppure, giunto in Piemonte, sia stato per lungo tempo confuso con lo Chardonnay, prima di essere riconosciuto a tutti gli effetti come varietà, nel 1970. Parente del più popolare Pinot Grigio, oggi vanta una superficie vitata complessiva, in Italia, di 3.090 ettari, la maggior parte dei quali tra Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Non esiste una denominazione legata al Pinot Bianco, e fino ad oggi, nel panorama vitivinicolo italiano, ha giocato un ruolo da comprimario.
A fare rete intorno al Pinot bianco, adesso, sono sette produttori iconici del Collio, in Friuli Venezia Giulia: Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros, Venica & Venica, che su questo vitigno hanno puntato da tempo, raccontando, attraverso le diverse interpretazioni del Pinot Bianco, tinte, profumi e storie di questo territorio, tra la sapidità del mare, gli aromi fruttati e la mineralità della Ponca. Ossia il terreno che rende unico il Collio - un’area collinare divisa tra Italia e Slovenia - dove, anche se il Pinot Grigio è la parte dominante con il 30% della produzione, il Pinot Bianco, con le sue 76.000 bottiglie, pari al 10% della produzione totale del territorio, ha una sua espressione precisa di estrema qualità. La “Rete d’impresa Pinot Bianco nel Collio” - che ha mosso i primi passi ufficiali qualche giorno fa, con una degustazione di vecchie annate guidata dal il sommelier Campione del Mondo nel 2010 Luca Gardini - è un progetto innovativo, promosso da cantine che credono nel Pinot Bianco come simbolo di una produzione di eccellenza, in una Regione nota nel mondo proprio per i suoi vini bianchi. Uno degli obiettivi dell’associazione, è esaltare le peculiarità del territorio, motivo per cui le sette famiglie si considerano “sentinelle” del Collio, con l’intento di preservare il Pinot Bianco e lanciarlo nel firmamento dei vitigni a bacca bianca più conosciuti ed apprezzati.
“Il Pinot Bianco è un vino da condivisione - spiegano le sette cantine, Castello di Spessa, Livon, Pascolo, Russiz Superiore, Schiopetto, Toros, Venica & Venica - capace di unire le persone e crea nuovi legami, come lascia intendere già la forma del suo grappolo, chiuso, a pugno, compatto, con gli acini che si stringono gli uni agli altri per proteggersi dall’esterno. Proprio come hanno deciso di fare le aziende del Pinot Bianco nel Collio, unendo gli intenti per ergersi a protezione del proprio territorio, creando un progetto comune che possa innalzare il valore non solo del Pinot Bianco, che qui trova un terreno ideale per generare vini di struttura, longevi e apprezzati ovunque, ma anche del Collio stesso. Dove, da 150 anni, il Pinot Bianco ha preso fissa dimora, trovando le condizioni climatiche ottimali per esaltare tutte le sue qualità, con discrezione, senza mai esagerare. Di difficile gestione, ama le zone fresche, necessita di una buona illuminazione e richiede molta cura, perché è un vitigno delicato, tra i filari ma anche nel calice”.

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