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IL PROGETTO

La Franciacorta mette nel calice le sue “Unità Vocazionali”, per raccontare microclimi e suoli

La degustazione delle “basi” di vini fermi, firmata dal Consorzio, per fotografare il territorio. Il presidente Brescianini: “inizio di un percorso”

Era il 2020 l’anno in cui il mondo si è fermato, anno in cui il Consorzio per la Tutela del Franciacorta aveva programmato i festeggiamenti dei trenta anni dalla fondazione. Oggi, dopo un anno record con vendite di oltre 20 milioni di bottiglie (di cui il 10,3% all’estero) per uno dei territori più prestigiosi della spumantistica Italiana, ma con una sostanziale sospensione delle attività (ad eccezione della presentazione della Guida Michelin 2021, di cui la Franciacorta è territorio partner, ndr), il Consorzio riprende il racconto del Franciacorta ripartendo dalla terra, o meglio dai suoli. E’ il senso di quella che il presidente del Consorzio Silvano Brescianini ha definito “il numero zero di una degustazione che ci aiuta a comprendere le differenze espressive delle varie microzone del nostro territorio per approfondire sempre meglio il suo potenziale qualitativo che si traduce nella qualità dei nostri vini”. Un’inedita degustazione di basi di vini fermi, organizzata dal Consorzio, ad Erbusco, con l’obiettivo di fotografare il territorio suddividendolo in “Unità Vocazionali”, aree omogenee per conformazione geologica. Il responsabile dell’area tecnica Flavio Serina ha introdotto la degustazione, guidata dal sommelier Nicola Bonera, illustrando i principali progetti su cui è impegnata la denominazione, primo tra tutti quello sulla sostenibilità, vero cuore delle azioni degli oltre 200 soci di filiera del Consorzio. In un’area di 200km comprende 19 comuni della provincia di Brescia di origine morenica che ha creato un anfiteatro attorno al Lago d’Iseo, dove si coltivano per l’80% Chardonnay, 16% di Pinot Nero, 3% di Pinot Bianco e 1% di Erbamat (vitigno dimenticato reintrodotto in disciplinare nel 2017 per via della sua maturazione tardiva ed elevata acidità) sono state individuate 6 “Unità Vocazionali”. Queste dovrebbero far emergere le omogeneità tra combinazioni di microclimi e composizione dei suoli, che potrebbero ricondurre ad omogeneità organolettiche nel profilo del vino. Sono stati degustati 20 vini fermi suddivisi per batterie di varietali, organizzati secondo le provenienze da suoli classificati come “Fluvio glaciale”, “Depositi fini”, “Morenico profondo”, “Morenico sottile”, “Colluvi distali” e “Colluvi gradonati”.
Nei calici è stato possibile riscontrare differenti profili sensoriali dovuti alle zone di origine e, nonostante le scelte enologiche di vinificazione tra inox e legno e con o senza svolgimento della malolattica diano un imprinting differente ai vini, esistono delle evidenze in materia di espressività e sentori. Una degustazione certamente tecnicamente complessa, ma che fornisce un punto di vista molto interessante sugli studi che il Consorzio del Franciacorta sta portando avanti sul territorio, in un percorso che, come ha dichiarato Brescianini, è solo all’inizio.

Focus - Il ritratto: i numeri del Franciacorta
Il 2022 inizia al meglio per Franciacorta, che ha concluso il 2021 in assoluta crescita e con un record di vendite che supera i 20 milioni di bottiglie, secondo i dati del Consorzio. Nonostante l’incertezza dei primi mesi, vissuti ancora in condizioni di forte restrizione e di impedimento del canale HoReCa, a partire da marzo 2021 si è aperto un quadrimestre estremamente positivo. Se confrontato con il periodo corrispondente del 2020, in cui si ebbe una forte contrazione dovuta alle chiusure totali e al dilagare della pandemia, il 2021 ha infatti presentato tassi di crescita decisamente importanti, con un picco tra aprile e maggio di addirittura il 200%. Seppur con un incremento non così dirompente, anche le vendite del secondo semestre sono risultate ben superiori rispetto a quelle dell’anno precedente, portando ad una chiusura del 2021 con una crescita in volumi, nell’insieme, pari al 28,3%. Evidentemente, i tassi di crescita rilevati rispetto al solo anno 2020 forniscono una visione parziale dell’andamento di mercato, considerando le peculiarità dell’anno trascorso. Tuttavia, anche le analisi sulle variazioni rispetto all’anno 2019, in cui non erano presenti fattori esogeni ad influenzare le vendite, riportano una sostanziale crescita, con un tasso positivo del 15,5%.
L’export, assestato al 10,3%, a livello di singole nazioni vede la Svizzera confermare il proprio primato, rappresentando il 22,2% dell’export totale (+22,1% sul 2020 e +28,5% sul 2019). Seguono gli Stati Uniti che rappresentano il 12,4% del totale export (+71,7% sul 2020 e +8,4% sul 2019), il Giappone (11,9% del totale export), la Germania (8,3% del totale export) e il Belgio (5,4% del totale export).
“Dopo un 2020 in cui abbiamo visto una riduzione significativa dei consumi fuori casa e cercato di a contenerne l’impatto, nel 2021 siamo riusciti a realizzare risultati molto positivi soprattutto a partire dalla primavera, nonostante in diversi mercati le restrizioni fossero ancora presenti e le notizie non fossero sempre rassicuranti” commenta il presidente Consorzio Franciacorta, Silvano Brescianini. “La capacità di contenere gli effetti negativi e sfruttare in maniera completa i periodi positivi ci rassicurano sulla qualità e la forza della nostra denominazione, anche per il futuro”.

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