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ANALISI WINENEWS

Nei primi 8 mesi 2022 l’export del vino italiano supera i 5 miliardi di euro: +12,1%

Rallenta, ma non si arresta, la crescita sui mercati. Risale la Germania, si consolidano Gran Bretagna e Canada. Usa al top, e recupera la Russia
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Le spedizioni di vino italiano nei primi 8 mesi 2022

Le spedizioni di vino italiano, nei primi 8 mesi 2022, perdono ancora velocità, ma non si arrestano, proseguendo sulla strada di una crescita a due cifre particolarmente solida nei suoi mercati di riferimento, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna, con il Giappone diventato l’eccezione positiva di un’Asia in evidente difficoltà. Emerge dall’analisi WineNews sugli ultimi dati Istat, l’export delle produzioni enoiche del Belpaese supera i 5 miliardi di euro - contro i 4,5 miliardi dei primi 8 mesi 2021 - segnando una crescita del +12,1%, superiore all’inflazione, che intanto, in giro per il mondo, sembra aver rallentato la sua folle corsa (in Italia ad ottobre ha raggiunto il +8,9%). Il combinato disposto di crisi energetica, guerra in Ucraina, inflazione e strascichi della pandemia (almeno in estremo oriente), secondo la stragrande maggioranza degli analisti si farà sentire nel 2023, con una recessione economica che appare inevitabile. Il vino, intanto, si prepara ad affrontare un ultimo scorcio di anno storicamente fondamentale - più dal punto di vista dei consumi che del commercio internazionale - che ci auguriamo possa rivelarsi un buon viatico per vincere le sfide future.

Aspettando la fine del conflitto ucraino, l’assestamento dei prezzi e la ripresa delle economie asiatiche, le buone notizie per il vino italiano arrivano innanzitutto dai Paesi vicini. Le spedizioni verso la Francia sono cresciute del 26,6%, a 178,6 milioni di euro, mentre la Svizzera, con il +4,8%, non si discosta dal ritmo di crescita degli ultimi mesi, con un fatturato che raggiunge i 266,5 milioni di euro. Molto bene l’Austria, dove il vino italiano continua a performare a livelli superiori alla media: +18,3%, a 84,6 milioni di euro. Il mercato di riferimento, all’interno della Unione Europea, è ancora, e di gran lunga, la Germania, che accelera in maniera importante, e nei primi 8 mesi dell’anno mette a segno un +6,5%, che la porta a 750 milioni di euro di import. 

Rallenta, rispetto alla scorsa rilevazione, il Belgio, che cresce comunque del 10%, a 149 milioni di euro di vino italiano importato. Va meglio in Olanda, dove la crescita delle spedizioni è del 12%, per 152,9 milioni di euro, ma è un altro il dato che cattura l’attenzione: quello della Gran Bretagna, che nel periodo gennaio-agosto 2022 ha importato 502,8 milioni di euro di vino italiano (+16,2%). Certo, ci sarà da quantificare l’impatto del crollo della Sterlina nelle importazioni di settembre, ma dopo un lungo periodo di stanca, il ritorno prepotente del mercato Uk è un dato decisamente positivo.

In Nord Europa, il leitmotiv che accomuna un po’ tutti i mercati di riferimento è la solidità, dimostrata in ogni fase critica attraversata dall’economia globale in questi ultimi anni, dalla pandemia in avanti. Solidità che diventa immobilismo nel caso della Danimarca, esattamente sugli stessi livelli dei primi 8 mesi 2021 (104,9 milioni di euro), e dalla Norvegia, che cresce di un misero 1,8%, a quota 72,7 milioni di euro. Meglio fa la Svezia, in media perfetta con il dato generale: +12,5%, e 142,8 milioni di vino italiano importato. Curioso, e di difficile interpretazione, il dato della Russia: il calo delle importazioni da Mosca continua a rallentare, e se al giro di boa del 2022 segnava il -29,7% sullo steso periodo del 2021, ad agosto la distanza è appena del -10,1%. Il vino, ad eccezione dei fine wine, e quindi delle etichette che costano più di 200 euro a bottiglia, non è oggetto di sanzioni, e si può immaginare che certi tipi di consumi, che fanno capo alla classe media urbana, non abbiano accusato particolarmente il contraccolpo dell’isolazionismo politico ed economico in cui è precipitata la Russia.

Lasciando l’Europa, il mercato principale, non solo per l’Italia ma in senso assoluto, per le importazioni enoiche, quello degli Stati Uniti, mette a referto, per la prima volta dall’inizio 2022, una crescita aggregata ad una sola cifra: +9,3%, a 1,27 miliardi di euro. In controtendenza il Canada, che invece fa ancora meglio, importando nei primi 8 mesi del 2022 poco meno di 300 milioni di euro di vino italiano, con una crescita del 23,9%. Infine, le dolenti note dai mercati asiatici, con la felice eccezione del Giappone, dove il vino italiano, con un balzo del +27,7%, è arrivato a fatturare 137,5 milioni di euro. Continua la spirale negativa della Cina,dove le importazioni calano del 14,9% sullo stesso periodo del 2021, fermandosi ad un valore di 69,3 milioni di euro. Ancora in territorio negativo la Corea del Sud, dove, nel 2021, sembrava che il vino italiano potesse ambire ad una crescita solida e costante: -3,9%, a 52,7 milioni di euro. Male anche Hong Kong, porta di accesso per i grandi vini al mercato cinese, ma che lasciano sul terreno l’11,3%, attestandosi a 17,1 milioni di euro.

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