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VINO E TERRITORIO

La Doc Roma, legata alla Città Eterna, punta sui giovani per scrivere il suo futuro

Al via la partnership tra Consorzio Roma Doc ed Università di Tor Vergata, per ideare una comunicazione che parli di vino alla nuove generazioni

Raccontare Roma significa anche raccontare quel vino e quelle vigne che si sono legate fin dall’inizio alla storia della Città Eterna. Un binomio di storia, cultura e gusto che per troppo tempo non ha trovato la giusta comunicazione, penalizzando i vini laziali e denominazioni dalle grandi potenzialità come la Roma Doc. Proprio per uscire da questo cono d’ombra, il Consorzio Roma Doc si è alleato con l’Università di Tor Vergata per mettere a punto una strategia comunicativa destinata ai giovani che parte proprio da chi ha lo stesso punto di vista, i giovani universitari dell’Ateneo impegnati in corsi legati al settore alimentare.
La partnership tra il Consorzio e l’Università si è già delineata con l’offerta di stage agli studenti nel Consorzio, mentre l’Ateneo si sta attivando a dare contribuiti di idee e progetti, in particolare nelle tesi di laurea, “per rendere il vino dialogante con il mondo dei giovani”, come ha osservato Ernesto Di Renzo, docente del Corso di Antropologia del Gusto, aprendo oggi i lavori della tavola rotonda “Dalla Roma Caput vini alla Roma Doc” (ospitata nell’Aula Moscati della macroarea di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata).

Se i giovani possono fare molto per valorizzare i vini laziali, progettando per esempio nuove etichette che siano più appealing per il mondo giovanile, sicuramente “qualche sforzo comunicativo in più - ha sottolineato Michela Irione del ristorante “Porchetta e Bollicine” (e coordinatrice della Regione Lazio della guida del Touring Vinibuoni d’Italia) - lo possono fare, per esempio, i ristoratori: nei ristoranti del centro di Roma non si trovano i vini del Lazio, perché è più facile vendere un Chianti o un Brunello. Bisogna, quindi, sensibilizzare quei ristoratori a puntare sui vini del territorio e comunicarli al meglio. Sui vini laziali hanno anche pesato pregiudizi che i giovani per fortuna non hanno. Ci dobbiamo affidare a loro, se cominciano a chiedere i vini del Lazio nei locali, giocoforza dovranno metterli sugli scaffali!”. Per il professor Di Renzo, serve un vino più “amico” dei giovani, nella grafica, denominazione, “e, perché no, nelle gradazioni”. “Sono tante le modalità con cui agire - ha osservato il professore - quello che è necessario è che i produttori e Consorzi utilizzino quei registri comunicativi che consentano ai giovani di sentirli vicini al loro pensare, desiderare e parlare”. “Farò impegnare gli studenti - ha aggiunto Di Renzo - su tesi di laurea indirizzate ad ipotesi di etichette e comunicazione che sia in grado di avvicinare i giovani al mondo del vino. Poi si potrebbero immaginare forme di collaborazione con i Consorzi, in questo caso con il Consorzio Roma Doc, per un premio di laurea che premi le tesi più significative sotto questo aspetto. Da noi le lezioni non sono solo teoriche, capita di chiamare come testimonial produttori e sommelier e concludere la sessione con una degustazione”.
“Lo sapevate che Villa Borghese nasce come una vigna?”, ha chiesto agli universitari radunati nell’Aula Moscati l’Assessora all’Agricoltura e Ambiente del Comune di Roma, Sabrina Alfonsi. “Storie del genere - ha sottolineato Alfonsi - fanno parte di quello storytelling che le persone che vengono a Roma vogliono sentire. Voi che volete fare gli operatori turistici dovete proporre questo racconto. Bisogna favorire il turismo esperienziale, è proprio quello che induce il turista a tornare”. Tullio Galassini, presidente Consorzio Roma Doc, ha osservato, a Winenews, come “al nostro interno ci siano molte opportunità di lavoro per questi studenti. Abbiamo bisogno di tante figure professionali a livello di comunicazione, promozione e guida dei turisti che vengono e verranno a Roma. Dal 2021 abbiamo chiamato due studenti a svolgere uno stage nel Consorzio per definire un progetto di turismo esperienziale da proporre ai tour operator: a Roma e nel Lazio abbiamo delle cantine bellissime da visitare e anche di grande interesse storico, dobbiamo valorizzare questa opportunità”. “La nostra collaborazione - ha proseguito Galassini - con l’Università di Tor Vergata, finora concretizzata in quattro seminari, ha innanzitutto una valenza formativa per i produttori del Consorzio, ci arricchisce dal punto di vista culturale per poter diffondere al meglio il brand”. “I ragazzi hanno capito che il vino non solo è un argomento interessante ma un’opportunità professionale straordinaria - ha osservato a WineNews Stefano Carboni, docente di sociologia dei consumi alimentari e moderatore della tavola rotonda - e nelle lezioni diciamo agli studenti di impegnarsi a conoscere bene quello che è il patrimonio agroalimentare nazionale e, nello specifico, la ricchezza enogastronomica laziale, perché sicuramente, con una buona formazione, si apriranno per loro opportunità di lavoro. Nel settore vitivinicolo c’è anche bisogno di svecchiare le dinamiche della comunicazione e della promozione. Direi che siamo al posto giusto nel momento giusto !”.

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