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LE FESTE

Il made in Italy a Natale: tiene la spesa per la tavola in Italia, vola a +20% all’estero

I dati di Coldiretti e Ixè. 3 italiani su 4 regaleranno cesti con i prodotti tipici. Tra patriottici, low cost, beauty, lusso e solidarietà
Coldiretti, EXPORT, NATALE, TAVOLA, vino, Italia
Le bollicine del Franciacorta sulla tavola delle feste

Alla fine, il Natale è Natale. Con qualche taglio per via di rincari e inflazioni, ma senza stravolgimenti, né in tavola, con gli italiani che spenderanno 106 euro a famiglia per imbandirla, solo il 6% in meno sul 2021, né sotto l’albero, dove 4 su 10 metteranno il tradizionale cesto di prodotti tipici, e neanche all’estero, dove, anzi, il made in Italy agroalimentare cresce del +20% rispetto alle festività dello scorso anno, ancora in parte condizionate della pandemia. È il quadro dipinto dall’indagine Coldiretti/Ixè su “Il Natale sulle tavole degli italiani” (presentata a Roma, oggi).
Ovviamente, qualche effetto del complesso quadro economico che l’Italia ed il mondo stanno attraversando, comunque si sente.“La crisi causata dall’inflazione ha differenziato fortemente le possibilità di spesa delle famiglie - spiega la Coldiretti - tanto che un 6% di italiani destinerà al pranzo natalizio non più di 30 euro, mentre un altro 16% si fermerà tra 30 e 50 euro. Il 33% dei cittadini spenderà tra 50 e 100 euro, il 29% tra 100 e 200 euro, il 7% tra 200 e 300 euro. Ma c’è anche un 2% che andrà oltre i 300 euro mentre un 7% preferisce non rispondere. A livello territoriale i più appassionati a tavola sono gli italiani del Sud - continuano Coldiretti/Ixè - con una media di 123 euro a famiglia, davanti ai residenti del Centro (109 euro). Il Nord Est si ferma ad appena 102 euro, mentre nelle Isole si arriva a 95 euro a pari merito con i residenti nel Nord Ovest”. Le differenze territoriali ed economiche dividono gli italiani nella spesa, ma le scelte a tavola contribuiscono però a riunirli. Il 92% dei cittadini, infatti, acquisterà per le feste soprattutto prodotti italiani, tra un 53% che lo farà soprattutto perché “sono più buoni” e il 39% che vede come priorità “sostenere l’economia e il lavoro del proprio Paese”. A tavola trovano spazio anche i regali enogastronomici tra i più gettonati per la spinta verso doni utili ma anche per l’affermarsi di uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola, che si esprime con la preparazione fai da te di ricette personali per serate speciali. Inoltre, la paura della ripresa dei contagi non sembra riuscire a frenare la voglia di un ritorno alla socialità delle feste, testimoniata dal fatto che la media di persone a tavola risale quest’anno a otto, una in più rispetto allo scorso anno e ben quattro rispetto al Natale 2020, quando il lockdown e le misure restrittive avevano imposto precisi limiti anche nell’ospitalità e nelle presenze.
“Se nel menu della vigilia - continua la Coldiretti - è servito soprattutto il pesce, a Natale prevale la carne e vincono bolliti, arrosti e fritti, dall’agnello ai tacchini, ma anche minestre, zuppe, paste ripiene, cappelletti in brodo e pizze rustiche e i dolci regionali presenti nel 52% delle case, oltre agli immancabili, panettone (78%) e pandoro (74%). “In questi giorni di festa chiediamo agli italiani di sostenere il consumo di prodotti alimentari made in Italy per aiutare l’economia, il lavoro ed il territorio nazionale in un momento di difficoltà” è l’appello lanciato dal presidente Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di “aiutare una filiera che dà lavoro a ben 4 milioni di persone in 740.00 aziende agricole, 70.000 industrie alimentari e 360.000 locali della ristorazione”.
Ma, intanto, con il boom dei “regali utili”, in ben quattro case su dieci (39%) trovano spazio sotto l’albero i cesti enogastronomici, con una varietà di scelta per tutti i gusti e per tutte le tasche, “dal patriottico al low cost, dal beauty al lusso, senza dimenticare la solidarietà. Un successo - spiega Coldiretti - spinto dalla tendenza al regalo utile, magari da usare subito per imbandire le tavole delle feste proprie o di per parenti e amici. I cesti più gettonati sono comunque quelli tradizionali dove accanto agli immancabili spumante e panettone non possono mancare le lenticchie, l’olio extravergine di oliva e il cotechino e lo zampone, La tendenza è però verso la personalizzazione con cesti fai da te a tema con i prezzi che variano notevolmente, ma normalmente oscillano da un minimo di 20 euro sino a superare i 200 euro per quello con specialità più ricercate ed esclusive”. “I cesti di Natale patriottici made in Italy - sottolinea ancora Coldiretti - possono essere innovativi o tradizionali con i tesori della tavola salvati dall’estinzione grazie al lavoro degli agricoltori, economici o di lusso, ricchi di carni e salumi o vegetariani sempre garantiti 100% italiani anche per il riso, l’extravergine o il grano utilizzato nella pasta e addirittura nel pandoro o nel panettone.
Per chi sfida la crisi c’è il cesto di lusso che può mettere in bella mostra una bottiglia di spumante con gli Swarovsky da collezione, oppure una di pregiato aceto balsamico di Modena stravecchio, o ancora un tartufo bianco o una confezione di zafferano made in Italy, mentre per chi punta sulla sobrietà c’è il cesto low cost con prodotti semplici della campagna, dalla farina per polenta, ma anche la frutta. Non solo cibo però: per i più vanitosi quello più adatto - continua la Coldiretti - è il cesto dell’agricosmesi, sia per lui che per lei, che spazia dal dopobarba alla calendula e proteine della seta allo shampoo e docciaschiuma all’extravergine, fino al tonico e alla maschera viso alla bava di lumaca”.
I più attenti agli altri invece possono optare per un cesto sociale dove protagonisti sono i prodotti realizzati da comunità di recupero, centri di assistenza per disabili o ex detenuti mentre l’affermarsi di una nuova sensibilità green ha fatto aumentare l’offerta di cesti a chilometri zero con i prodotti locali e biologici acquistati nei mercati di Campagna Amica dove è possibile partecipare all’iniziativa della Coldiretti la spesa sospesa per donare prodotti alimentari alle famiglie più bisognose che potranno portare in tavola generi alimentare made in Italy, di qualità e a km zero consegnate in accordo con i Comuni e le Parrocchie.
“In Italia ci sono quasi 3 milioni di persone che anche a Natale sono costrette a chiedere aiuto per mangiare con la consegna di pacchi alimentari in dono o nelle mense di carità - ha sottolineato ancora il presidente Prandini - e con la spesa sospesa abbiamo raccolto oltre 6 milioni di chili di frutta, verdura, formaggi, salumi, pasta, conserve di pomodoro, farina, vino e olio 100% italiani, di alta qualità per dare un segno tangibile della solidarietà degli agricoltori verso le fasce più deboli della popolazione”.
Sul fronte export, invece, si va verso un nuovo record storico di oltre 60 miliardi di euro a fine anno, con il solo periodo di Natale che porterà nelle casse di produttori del made in Italy ben 5,3 miliardi di euro, il 20% in più sullo stesso periodo 2021, grazie soprattutto a vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi ma anche caviale made in Italy. “Ad aumentare a doppia cifra - sottolinea la Coldiretti - è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti più tipici delle feste, dallo spumante (+23%), trainato dal Prosecco (+26%) vero e proprio simbolo del Natale italiano all’estero, ai panettoni (+13%), ma ad essere richiesti sono anche il caviale made in Italy, che fa segnare una crescita sui mercati internazionali del +26%, e sempre più gettonate sono anche le paste farcite tradizionali del periodo freddo, come i tortellini e i cappelletti (+13%). In salita pure la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 18%, così come quella di prosciutti, cotechini e salumi (+7%)”. A guidare la classifica di questo Natale all’estero è però lo spumante italiano, più forte anche delle difficoltà causate dalla guerra in Ucraina sui mercati internazionali, tanto da trainare l’intero settore dei vini per i quali si segnala complessivamente un aumento del 12% in valore dell’export.
Un trend che dimostra come l’agroalimentare italiano sia uscito dalla crisi generata dalla pandemia più forte di prima tanto da raggiungere a fine anno il record storico nelle esportazioni a quota 60 miliardi nell’intero 2022, il massimo di sempre, se il trend sarà mantenuto. Il successo dell’export spinge anche il valore complessivo della filiera agroalimentare che nel 2022 è diventata la prima ricchezza dell’Italia, per un valore di 580 miliardi di euro con un aumento del 7% sull’anno precedente nonostante le difficoltà legate alla situazione internazionale. “L’export agroalimentare rappresenta una risorsa fondamentale per il “Sistema Italia”, sia dal punto di vista economico che da quello dell’immagine, con un contributo alla crescita che potrebbe essere ancora più consistente se si agisse sui ritardi strutturali dell’Italia, sbloccando tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo per via marittima e ferroviaria in alta velocità, con una rete di snodi composta da aeroporti, treni e cargo”, ha concluso il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel ricordare l’importanza di cogliere l’opportunità del Pnrr per modernizzare la logistica nazionale che ogni anno rappresenta per il nostro Paese un danno in termini di minor opportunità di export. “Ma è importante lavorare anche sull’internazionalizzazione per sostenere le imprese che vogliono conquistare nuovi mercati e rafforzare quelli consolidati valorizzando il ruolo strategico dell’Ice con il sostegno delle ambasciate”.

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