02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
SOLUZIONI

Contro gli squilibri del mercato via libera al blocage del 20% del Montepulciano d’Abruzzo 2022

La misura, fortemente voluta dal presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo Nicodemi, per rispondere a sovrapproduzione e calo dei prezzi

Non è una crisi di sistema, come quella che sta vivendo Bordeaux, né un’emergenza, ma anche il Montepulciano d’Abruzzo, come altri territori del vino italiano, deve affrontare uno squilibrio importante tra produzione e mercato, per ristabilire un prezzo medio remunerativo per i viticoltori e adeguare l’offerta ad una domanda che, sia a livello nazionale che globale, continua a dare segni di cedimento. La risposta, arrivata su proposta del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, cui è seguito il via libera della Regione Abruzzo, è stata individuata nello stoccaggio dei vini, in modo da gestire i volumi di prodotto disponibili, con il blocage del 20% di Montepulciano d’Abruzzo Doc rivendicato nell’annata 2022. Provvedimento da cui sono esclusi il vino biologico e il vino delle cantine che imbottigliano tutta la loro produzione.

“Con Valentino Di Campli è dal 2019 che il Consorzio Vini d’Abruzzo proponeva una soluzione del genere, affidandoci agli strumenti previsti dall’articolo 39 del Testo unico della vite e del vino (legge 238), ma ci voleva il via libera della Regione, che è finalmente arrivato”, racconta, a WineNews, il presidente del Consorzio abruzzese, Alessandro Nicodemi. “Produciamo più di quanto il mercato riesca ad assorbire, è ormai un dato di fatto, e come se non bastasse i consumi sono in calo, e si spostano su prodotti di qualità sempre più alta: bisogna produrre di meno e produrre meglio. Abitualmente il mercato assorbe tra i 700.000 e gli 800.000 ettolitri l’anno, ma il livello della produzione è costantemente superiore ai 900.000 ettolitri, ecco perché al 31 dicembre 2022 in Regione abbiamo quasi 400.000 ettolitri di Montepulciano d’Abruzzo in giacenza”.

Una dinamica che, naturalmente, porta con sé una conseguenza nefasta: il calo dei prezzi. “Quando si parla degli sfusi, si parte dai 65 euro al quintale e si può arrivare anche sopra i 110 euro al quintale”, riprende Nicodemi. “È un mercato molto variegato, e con il problema delle giacenze si trovano partite anche a 50 euro al quintale. Siamo comunque ben al di sotto del prezzo medio di 80-100 euro al quintale, che rappresenta il primo prezzo di sopravvivenza, sotto al quale si lavora in perdita. Un buon prezzo, per garantire una giusta remunerazione ai vignaioli e alle migliaia di conferitori delle cooperative, sarebbe 150-180 euro al quintale”.

Se il blocage è la risposta individuata per superare gli squilibri tra domanda e offerta in vista della prossima vendemmia e consolidare il valore del Montepulciano d’Abruzzo e il suo posizionamento, a beneficio dei produttori e di tutto il territorio, sul tavolo del Consorzio Vini d’Abruzzo sono tante le soluzioni prospettate negli anni. “Inizialmente la nostra proposta era incardinata non solo sul blocage, ma anche sul comma 4 della Legge dell’articolo 39 della Legge 238, quello relativo al blocco dei diritti di rivendicazione. Non si può vietare di piantare Montepulciano d’Abruzzo, ma si può impedire, per un periodo indefinito, di rivendicare la Doc ai nuovi impianti, da cui si potrebbe produrre solo vino da tavola. È un modo per scoraggiare i nuovi impianti, ma in quanto norma pluriennale ha bisogno del voto positivo dell’85% dei soci, quindi molto ampia, a cui non siamo mai arrivati, ma ci torneremo”, dice il presidente del Consorzio Vini d’Abruzzo.

Tornando al parallelismo con Bordeaux, da cui siamo partiti, viene naturale pensare all’estirpazione dei vigneti, una misura che ormai la Ue non finanzia da anni, “e che in passato in Abruzzo fu adottata da molti, per cui cercheremo di lavorare in altre direzioni. Come la distillazione di crisi, rispetto alla quale però siamo in mano all’Europa, che non sa dare sempre le risposte adeguate al mondo del vino, come dimostra il caso degli health warnings in etichetta introdotti dall’Irlanda, con il benestare di Bruxelles. In Italia si è mosso in questa direzione il Lazio, ma ci vuole una convergenza molto più ampia, magari tra Italia, Francia e Spagna, per evitare di fare un buco nell’acqua. Un’altra misura - conclude Alessandro Nicodemi - è quella della vendemmia verde (diverso dal diradamento selettivo, trattandosi di una rinuncia alla produzione, ndr), una misura tornata in auge nella vendemmia 2020, in piena emergenza Covid-19, ma è assai improbabile che possa essere presa in considerazione in sede comunitaria”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli