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UN EVENTO UNICO PER L’ITALIA

Vinitaly 2023: i Bacco di Caravaggio e Guido Reni consacrano il vino “medium” della nostra bellezza

L’esposizione dei capolavori degli Uffizi a Verona, diventa il simbolo dei valori che porta con sé nel legame con la civiltà, i territori e la cultura

Oggi il vino non è più una bevanda popolare, ma “universale” come dimostra la sua cultura “di massa”, e se lo consumiamo di meno, è anche perché lo rispettiamo di più. Ma anche perché i valori che porta con sé sono così elevati, che ne fanno un bene dell’umanità, della quale ha accompagnato tutto il cammino, fino ai nostri giorni. In questo senso possiamo accomunarlo all’arte: insieme rappresentano un’unica idea di civiltà e di cultura. Per questo l’esposizione di due capolavori dell’arte italiana e mondiale come il “Bacco” di Caravaggio ed il “Bacco Fanciullo” di Guido Reni, a “Vinitaly 2023” (2-5 aprile), a Verona, dove, grazie alla sinergia tra i Ministeri dell’Agricoltura e della Cultura, e con Veronafiere, arriveranno in prestito eccezionale dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, rappresenta un evento unico per l’Italia. Che è diverso dalle numerose mostre dedicate al connubio tra la storia della vite e quella dell’arte, perché unisce la cultura ai massimi livelli al vino per la prima volta nel suo appuntamento più importante, simboleggiando quella volontà sentita nel nostro Paese e caldeggiata da molti, tra i cui i più celebri critici d’arte, di promuovere il patrimonio italiano nel suo complesso. Ma che ci fa anche riflettere su un concetto da sempre fondamentale per WineNews nella fare comunicazione enogastronomica: l’importanza del vino come “medium” della nostra grande bellezza, per il legame che ha con i territori, le loro comunità, la loro cultura, i loro paesaggi inimitabili, fatto di storie, persone e produzioni, che ci rendono unici al mondo.
Il “Bacco” di Caravaggio conservato agli Uffizi a Firenze è uno dei dipinti più famosi e ammirati al mondo, un’opera meravigliosa dipinta tra il 1596 e il 1598 dal giovane Caravaggio, figura tra le più rivoluzionarie della storia dell’arte. Raffigurante un giovane nelle vesti del famoso dio Bacco - per alcuni un autoritratto dello stesso Caravaggio – secondo una visione dell’antichità che inneggia alla libertà dei sensi, ai riti iniziatici e ai travestimenti bacchici praticati nella Roma antica e forse ancora vivi nella Roma del Seicento, che ci porge un calice di vino accanto ad una canestra con i frutti dell’autunno, prima natura morta moderna, per molti studiosi rappresenta un invito oraziano a cogliere l’attimo fugace della vita come un frutto da consumare nel giusto tempo, ma anche alla convivialità e all’amicizia, in una riflessione esistenziale sul “qui e ora”. Il “Bacco fanciullo” è una delle opere più note di Guido Reni (secoli XVI-XVII, fine/inizio), uno dei più grandi pittori italiani del Seicento, e della Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, facente parte delle Gallerie degli Uffizi. Raffigura il dio del vino da bambino, ritratto con i suoi consueti attributi iconografici (la corona con grappoli d’uva e foglie di vite, e oggetti connessi al vino, come la fiasca, la brocca e la coppa), che si rivolge sorridente verso l’osservatore reggendo una larga alzata sulla quale posa una coppa di vetro colma di vino bianco, dalla quale si accinge a bere. Lo sguardo del dio è allegro, già mosso da una lieve ebbrezza che è un’altra caratteristica tipica dell’iconografia di Bacco.
Le due opere, come confermato ufficialmente nella conferenza di “Vinitaly 2023”, oggi, a Roma, dopo l’annuncio nei giorni scorsi da parte del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, saranno esposte, per la prima volta, a Verona, nello spazio del Ministero, a partire da “Bacco di Vino”, che sarà l’evento di apertura, e si potranno visitare a gruppi di 25 persone, per questioni di sicurezza, con la volontà, ha detto il Ministro, a WineNews, “di far percepire quanto sia radicato il vino nella storia e nella cultura italiana e mondiale, un elemento utile per raccontarla e garantire ai nostri prodotti agroalimentari, attraverso i nostri beni culturali, di entrare nei mercati attraverso strade alternative”.
Forse mai come in questo momento l’Italia sta puntando tutto sulla sua bellezza, fatta del nostro patrimonio culturale storico ed artistico e paesaggistico, ma anche sull’enogastronomia, e puntando sullo straordinario potere evocativo dell’arte, sulla capacità dei nostri vini di supportare le nostre bellezze e sulla sinergia pubblico-privata. Si può fare sempre di più, ma lo sforzo c’è e la strada sembra imboccata, e dal mondo del vino italiano riunito a Verona nel suo evento più importante, arriverà un messaggio importante.

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