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PASSAGGIO DI TESTIMONE

Dalla cessione dei marchi collettivi dei vini della Valpolicella al Consorzio “ancora più tutela”

Così, la Camera di Commercio di Verona che, oggi, ha ufficializzato l’accordo di cessione. Solo nel 2024 20 i casi di Italian Sounding dell’Amarone
AMARONE DELLA VALPOLICELLA, CAMERA DI COMMERCIO DI VERONA, CONSORZIO VINI VALPOLICELLA, CONTRAFFAZIONE, ITALIAN SOUNDING, MARCHI COLLETTIVI, MERCATI, TUTELA, VALPOLICELLA, Italia
Marchesini (Consorzio), Matteo Gelmetti (senatore) e Carlo De Paoli (Camera di Commercio)

Storico passaggio di testimone - come avevamo riportato, nei giorni scorsi, su WineNews - per la principale denominazione “rossista” del Veneto: dopo 21 anni, la titolarità dei marchi collettivi e di certificazione “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto della Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso”, “Valpolicella” si trasferisce dalla Camera di Commercio di Verona al Consorzio dei Vini Valpolicella. L’accordo di cessione, siglato con atto notarile, nei giorni scorsi, e ufficializzato, oggi, in una conferenza alla Prefettura di Verona, riunisce, così, la gestione delle denominazioni di origine - istituzionalmente in capo ai Consorzi su autorizzazione ministeriale - e quella dei marchi collettivi e di certificazione, strumenti indispensabili per la registrazione e la tutela sia in Italia che nei mercati internazionali, soprattutto extra Ue. Trasferiti anche i marchi d’impresa “Vino di Ripasso” e “Ripasso” e il marchio collettivo e di certificazione “Recioto”, quest’ultimo cointestato anche alla Camera di Commercio di Vicenza (che ne detiene il 50% assieme alla Camera di Commercio di Verona).
“Dal 2004, su richiesta dell’allora governance del Consorzio, abbiamo sostenuto l’attività di tutela della denominazione provvedendo a registrare i marchi collettivi nelle principali destinazioni dei grandi rossi della Valpolicella - ha spiegato il componente di giunta della Camera di Commercio di Verona, Carlo De Paoli - una funzione, quella della registrazione dei marchi, che rientrava nelle prerogative camerali, da cui scaturì una alleanza che, in tutti questi anni, ha contribuito a salvaguardare l’identità e l’autenticità dei vini tutelati e promossi dall’ente consortile. Oggi il contesto è profondamente mutato. A fronte di una crescente esigenza di sorveglianza e difesa, la Camera di Commercio ha convenuto di cedere i marchi collettivi in portafoglio, assicurando, così, al Consorzio un più ampio e diretto, oltre che strategico, raggio di azione”.
“L’accordo con la Camera di Commercio segna un passaggio decisivo per il Consorzio - ha spiegato il presidente del Consorzio dei Vini Valpolicella, Christian Marchesini - la titolarità dei marchi collettivi della nostra denominazione ci consentirà di essere ancora più incisivi sul fronte della tutela. Un’attività determinante e imponente anche nei numeri: dal 2018 ad oggi, infatti, il Consorzio ha destinato oltre 1,2 milioni di euro per osteggiare e impedire la contraffazione, l’utilizzo improprio dei nomi dei nostri vini e l’Italian sounding sia nel nostro Paese che all’estero, per un complessivo di 176 vertenze, tra cause concluse e in corso. Tra i casi chiusi con successo, quelli nei confronti dei marchi svedesi “Casa Marrone” e “Casa Marrone Appassimento”, nonché “Passorone” e “Ronepasso” che hanno portato nelle casse del Consorzio una somma a titolo transattivo di circa 1 milione di euro, che sarà investita in promozione”.
Nelle cause di tutela, l’Amarone risulta il vino più soundizzato (20 casi solo nel 2024). Negli anni le attività congiunte di sorveglianza, condotte anche dal Consorzio, hanno sventato la registrazione e disposto il ritiro dal commercio di molti prodotti su tutti i mercati. In particolare in Cina con le etichette di “A Ma Luo Ni” e “Annamarone”, “Emporio Amarone” in Brasile, “Amaronauta” in Italia, “San Vincenzo dell’Amarone”, “Sumarone”, “La Marone” e “Primarone” in territorio Ue. In Francia non sono sfuggite alla vigilanza le etichette di “Gran Marone” e “Granmarone”, e negli Stati Uniti quelle di “Amarina” e “Calpolicella”. Ostacolate e vietate anche le referenze “Valpolicella Riposto” in Norvegia e “Shiraz Metode Ripasso” in Australia.
Tra i prossimi step a carico del Consorzio, entro fine anno, quello della trascrizione dell’avvenuta cessione dei marchi da parte della Camera di Commercio con conseguente intestazione della titolarità su tutti i mercati attualmente coperti dalla registrazione dell’ente camerale. Dall’Italia all’Unione Europea, dal Canada all’Australia, dalla Cina agli Stati Uniti, dal Sudafrica all’Argentina, dal Giappone alla Nuova Zelanda per 41 Paesi, di cui 27 in Ue e 14 extra Ue.

Focus - Christian Marchesini, presidente Consorzio Vini Valpolicella: “negli ultimi 10 anni siamo subentrati alla Camera di Commercio di Verona nella gestione delle difese dei marchi”
Se nell’accordo di cessione dei marchi collettivi e di certificazione “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto della Valpolicella”, “Valpolicella Ripasso” e “Valpolicella”, dal 2004 fino a pochi giorni fa, di proprietà della Camera di Commercio di Verona, al Consorzio Vini Valpolicella, dal punto di vista delle azioni poco cambia, visto che da una decina d’anni a questa parte il Consorzio, affiancato dalla Camera di Commercio, ha agito per la tutela dei marchi facendosi carico in Italia e all’estero di numerosissime cause e dei loro costi, dal punto di vista sostanziale, quindi pratico, il passaggio è molto importante come ha spiegato Christian Marchesini, presidente del Consorzio. “Nel 2004 la Camera di Commercio si era resa disponibile a supportare il Consorzio, che all’epoca non aveva risorse economiche, per registrare e difendere i marchi - ha ricordato Marchesini - negli ultimi 10 anni siamo subentrati nella gestione delle difese, quindi, abbiamo cercato il modo per acquisire la titolarità dei marchi collettivi della nostra denominazione, anche perché le normative sono cambiate e non avendo la loro proprietà abbiamo rischiato di perdere due cause, una negli Stati Uniti e una in Canada”.
Il costo dell’operazione del passaggio dei marchi, per il Consorzio, ha precisato Marchesini a WineNews, ha una rilevanza solo amministrativa e si aggira intorno ai 45.000 euro necessari per rifondere le spese di registrazione degli ultimi anni”. “La questione si è trascinata per troppi anni - ha spiegato il senatore Matteo Gelmetti, che l’ha seguita in prima persona - non per volontà delle parti, ma per l’attesa delle interpretazioni di legge per tutelare entrambe le parti a cura dei due Ministeri dell’Agricoltura e delle Imprese e Made in Italy. Oggi si chiude il cerchio con un passaggio che si può definire “in famiglia” tra due attori del territorio, in un contesto in cui la tutela dei beni immateriali è sempre più importante”.
Un contesto in cui, come sottolineato dal giornalista Giorgio Dell’Orefice de “Il Sole 24Ore”, che ha moderato la conferenza stampa, l’Italian Sounding, puntando su prezzi inferiori rispetto a quelli del prodotto originale, può meglio sfruttare le assonanze e erodere spazi di mercato ai prodotti italiani, per cui oggi la dotazione per la promozione diventa ancor più decisiva che in passato. In questo senso va la campagna istituzionale di grandi dimensioni allo studio annunciata nel luglio 2025 da Palazzo Chigi, frutto di una strategia condivisa tra il Governo e le rappresentanze del settore del vino, a cui affiancare anche quelle dei consorzi per le singole denominazioni. “Circa la preoccupazione ingenerata dai dazi Usa in cui i vini italiani rappresentano il 24% del mercato - ha rassicurato Marchesini - i vini della Valpolicella sono più tranquilli, esportando solo il 10% della produzione. Negli ultimi anni, per avere maggiori disponibilità, abbiamo chiesto un aumento delle quote ai produttori, tuttavia chiediamo alle istituzioni pubbliche di aiutare in particolar modo i consorzi che portano le aziende nell’attività di promozione”.

Clementina Palese

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