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IL PREMIO FRANCESCO ARRIGONI 2014 AI PESCATORI DI LAMPEDUSA. IL RICONOSCIMENTO IN RICORDO DI UNA DELLE FIRME PIÙ FAMOSE DEL WINE & FOOD FONDATORE CON LUIGI DEL SEMINARIO VERONELLI SARÀ CONSEGNATO IL 4 MAGGIO A PROVAGLIO D’ISEO AI LAVORATORI DEL MARE

Non Solo Vino
Francesco Arrigoni

“L’antico e duro lavoro dei pescatori di Lampedusa è cambiato. Non solo pesci, nel mare vicino all’isola della speranza, ma centinaia, migliaia di migranti, non tutti vivi purtroppo. La legge del mare, aiutare chi è in difficoltà, non è scritta come altre, anche sbagliate, e i pescatori di Lampedusa la rispettano: sempre in prima fila, da anni, in una catena di solidarietà e coraggio che fa onore ai lavoratori del mare”: con questa motivazione il 4 maggio, nel monastero San Pietro in Lamosa di Provaglio d’Iseo (Bergamo), sarà consegnato il Premio Francesco Arrigoni 2014, in ricordo di uno dei giornalisti più famosi del mondo del wine & food, firma del quotidiano “Corriere della Sera”, allievo di Luigi Veronelli e fondatore e direttore del Seminario Permanente Veronelli, prematuramente scomparso nel 2011, dalla moglie Antonella Colleoni, insieme ai figli e alla giuria, a Vincenzo Billeci, assessore-pescatore di Lampedusa in rappresentanza dei lavoratori del mare.
Il premio, attribuito da una giuria che ha per presidente Antonella Colleoni, moglie di Francesco, e suo figlio Dante tra i giurati - gli altri giurati sono amici di Francesco e compagni di strada - ha cadenza annuale (nel 2013, l’edizione n. 1 aveva premiato Libera Terra, l’associazione di Don Luigi Ciotti) e viene assegnato, il giorno del compleanno di Francesco “ad una iniziativa contraddistinta da una forte valenza etica”. Consiste in 5.000 euro e un oggetto artistico ogni anno diverso ma con tre caratteristiche fisse: un pezzo di roccia, a ricordare la passione di Francesco per la montagna e le arrampicate, un cuore a ricordare la sua generosità (fino all’espianto degli organi) e la sua passione civile. E qualcosa che spunta dalla roccia, forse una vite, perché gli uomini possono morire, le idee no: sono come semi, portati dal vento o dagli uomini di buona volontà.
Francesco Arrigoni, giornalista bergamasco di schiena dritta, morto improvvisamente a 52 anni, ha avuto una vita breve, ma ha saputo riempirla di cose buone e giuste. Allievo di Luigi Veronelli, fondatore e direttore del Seminario Veronelli, è passato alle pagine del “Gambero Rosso” e poi, negli ultimi dieci anni, a quelle del “Corriere della Sera”. Ha scritto di vini e cibi non per hobby ma per profonda passione e competenza: è stato cuoco, ha lavorato le vigne. Come molti di quelli che amano la terra (iniziale maiuscola o minuscola, a piacere) ha coltivato una visione etica. Lo accompagnava la fama di avere un brutto carattere, condivisa con quelli che hanno un carattere che brutto non è, ma forte, serio, allergico a lusinghe e tentazioni, contrario a mode, sguaiataggini e violazioni assai frequenti nel mondo del mangiare e bere. Non gli piaceva stare in prima fila sotto i riflettori, piuttosto in un angolo, ma illuminato dalla sua competenza e coerenza, oltre che dalla stima degli addetti ai lavori.

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