Che quello dei vini rosati sia un fenomeno in crescita nel mondo (se ne producono in media 24 milioni di ettolitri all’anno, il 10% della produzione, e anche in Italia (seppur a velocità ridotta) oggi è un dato di fatto. Come, del resto, lo è il non avere strumenti precisi per misurare i dati e le performance di una tipologia di vino che, a livello statistico, almeno nel Belpaese (ma non solo) è ancora associata a quella dei vini rossi. E da questa riflessione è partita l’idea di Italia in Rosa (www.italiainrosa.it) e del Consorzio Valtènesi (www.consorziovaltenesi.it) di lanciano gli “Stati generali dei vini rosati italiani”. Idea presentata proprio nella kermesse che, dal 10 al 12 giugno, ha portato, a Moniga del Garda (Brescia), tutta la produzione di rosati e chiaretti, dove è scaturita la proposta per ottenere dei contorni certi di questa tipologia grazie agli strumenti che Ismea con la collaborazione del “sistema vino” può mettere a disposizione. Ad oggi, dai dati disponibili, si stima che in Italia si producano 2,5 milioni di ettolitri all’anno (il 45% in Puglia, poi Abruzzo e Lombardia), e che il Belpaese è il produttore n. 4 nel mondo, dopo Francia, Spagna e Stati Uniti.
“Abbiamo innescato un processo per arrivare alla definizione dei numeri dei vini rosati e chiaretti a livello nazionale - ha detto Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Valtènesi - e lo abbiamo fatto con un convegno tecnico invitando Michel Couderc, responsabile del Centro studi ed economia del Conseil Interprofessionel Vins de Provence (Civp, una delle regioni più celebri del mondo per i vini rosati) e incaricato dell’Osservatorio Mondiale dei Vini Rosati, insieme a Ismea per evidenziare, con numeri alla mano, quanto in Francia si analizzino la produzione dei rosati e le dinamiche di mercato che li riguardano e quanto invece in Italia la situazione sia “annebbiata” dall’assenza di una caratterizzazione merceologica per questi vini”.
L’Ismea, con Tiziana Sarnari, ha accettato l’invito e accolto la provocazione tant’è che i due esperti si metteranno a lavoro molto presto per confrontarsi sulle strategie di analisi. Il futuro di questa tipologia di vini, a giudicare dalla relazione del francese Couderc, si presenta intonata al loro colore, e cioè roseo, grazie a un mercato in forte espansione. Inoltre, l’esperto ha evidenziato come i risultati eccellenti ottenuti da questa tipologia in Francia e soprattutto in Provenza siano frutto degli investimenti sul rosé e sulla sua immagine con numerose campagne di marketing e promozione che hanno permesso di elevarlo allo status di prodotto di alta gamma.
A livello italiano, invece, manca completamente una strategia questa tipologia di vini, tuttavia i dati ufficiali disponibili sono positivi: nella Gdo i rosati valgono il 5% a volume e il 4% a valore, e nel 2015 i rosati Dop sono cresciuti del +6% a volume e del +4% a valore. “Occorre avere dati certi sulla produzione di vini rosati - ha sottolineato Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Valtènesi - su quanto vale l’export e su come è suddiviso. A partire da questa analisi complessiva potremo costruire le strategie per valorizzare questi vini e comunicarli. Attorno al tavolo, per il Nord, non ci sarà solo il Consorzio Valtenesi, ma tutto il “sistema Garda” con la sponda orientale del Bardolino Chiaretto. Porteremo tutta la produzione a denominazione del Centro Italia con l’Abruzzo in testa e, ovviamente la Puglia che era a “Italia in Rosa” con l’associazione “Puglia in rosé” e 51 cantine. Sono certo che a breve ci incontreremo proprio presso Ismea a Roma, anche grazie all’aiuto di alcuni giornalisti che da tempo si occupano di rosati”.
Ismea metterebbe a disposizione i suoi strumenti di analisi della filiera vino anche per i rosati se potesse acquisire i dati di partenza dai Consorzi, Enti certificatori e privati, per quanto riguarda le esportazioni, visto i numeri specifici sui rosati non sono desumibili da quelli generali.
“Non disponiamo neanche di un decimo dei dati che ha la Francia - ha esordito Tiziana Sarnari, analista di Ismea - ma abbiamo dei lavori in corso. Panont ci ha chiesto di mettere a disposizione gli strumenti Ismea per il mondo dei rosati. Considerando che non esiste una statistica ufficiale sui rosati vorremmo chiedere i numeri di ogni singola denominazione suddivisi per tipologia: questo ci consentirebbe di avere i dati sui rosati di tutte le Doc e le Igt. Bisognerà lavorarci, ma gli strumenti esistono, i dati ci sono e sappiamo come trovarli: basta metterli insieme e aggregarli come ci serviranno, ma è necessario un grande sforzo collettivo”.
“Quello di oggi è un tassello importante del percorso intrapreso dal Consorzio Valtènesi - ha concluso Alessandro Luzzago, che ne è presidente - e dobbiamo acquisire, noi per primi, consapevolezza che il Chiaretto può essere il nostro primo vino e un linguaggio descrittivo che ci aiuti a comunicarlo. Nel 2013 abbiamo avviato un progetto caratterizzazione del nostro Chiaretto con il Centre du Rosè di Vidauban, in Francia, che proseguirà per altri tre anni. Ma, a scanso di fraintendimenti, non vogliano emulare lo stile dei rosé provenzali, ma per comprendere la nostra identità”.
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