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LA NOVITÀ

Vino dealcolato, ecco il decreto “fiscale” che sblocca la produzione anche in Italia

A firmarlo i Ministeri di Economia e Agricoltura. Lollobrigida: “ora quadro normativo chiaro”. Unione Italiana Vini - Uiv: “una bella notizia”
DEALCOLATI, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, MINISTERO DELL'ECONOMIA, MINISTRO DELL'AGRICOLTURA, OSSERVATORIO UIV, PAOLO CASTELLETTI, UNIONE ITALIANA VINI, vini dealcolati, Italia
Il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida (ph: Palazzo Chigi)

Almeno per una parte del mondo del vino italiano, la fine dell’anno porta buone notizie, peraltro attese da tempo. Perché, dalle prossime settimane, sarà realmente possibile produrre anche in Italia i vini no e low alcol, segmento che a livello mondiale vale già 2,4 miliardi di dollari, ed è destinato a raggiungere i 3,3 miliardi di dollari nel 2028. È arrivata, infatti, in queste ore la firma del decreto interministeriale (tra Ministero dell’Economia e delle Finanze e Ministero dell’Agricolutra) in materia di regime fiscale per le accise nell’ambito della produzione del vino dealcolato, che, proprio nei giorni scorsi, era stata sollecitata da Unione Italiana Vini - Uiv (come avevamo riportato qui).
“Con questo decreto diamo al settore vitivinicolo un quadro normativo chiaro per poter produrre i vini dealcolati e offrire, così, nuove opportunità alle imprese del settore. Il Ministero dell’Agricoltura è al fianco dei produttori e lo dimostrano gli interventi fatti nell’ultimo anno. Oggi definiamo il regime fiscale per le accise nella produzione di vino dealcolato. Sono certo che i nostri produttori sapranno raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo settore”. A dirlo il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida,
in una nota che sottolinea come, “con questo intervento si consente ai soggetti, esercenti depositi fiscali di prodotti alcolici intermedi e di vino, di effettuare, a certe condizioni ed entro determinati limiti quantitativi, i processi di dealcolazione del vino”. Il decreto, spiega il Ministero, introduce specifiche definizioni distinguendo i soggetti a seconda delle quantità prodotte (superiori o inferiori ai 1.000 ettolitri annui). E regola “il rilascio del titolo autorizzatorio per la produzione e conservazione del prodotto, contempla adempimenti amministrativi e regole di circolazione del prodotto stesso e limita ogni attività accessoria supplementare rispetto alla produzione del prodotto dealcolato”.
“Il via libera al decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore sul fronte del mercato”, commenta dal canto suo il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti. Che aggiunge: “sono sempre di più le imprese italiane pronte a investire sulla categoria dei dealcolati, e questo provvedimento rappresenta una svolta per operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei. Auspichiamo il supporto dell’amministrazione nella prima fase di attuazione della norma, in particolare con riferimento all’ottenimento delle licenze e delle autorizzazioni necessarie”.
Una nicchia di mercato, quella dei vini No-Lo, per la quale l’Osservatorio Uiv stima un tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume. Secondo le elaborazioni Uiv su base NielsenIQ, sul circuito retail di Usa, Uk e Germania i vini a zero gradi, pur rappresentando ancora una quota minoritaria, sono protagonisti di una crescita esponenziale: nei primi nove mesi dell’anno, i volumi sul mercato tedesco hanno registrato il +46%, con share del 5% sul totale No-Lo, il +20% sul mercato britannico (23% sul totale) e il +18% sulla piazza statunitense, con una quota del 17% sul totale della categoria a basso grado. Eccettuato il mercato tedesco, dove si è in controtendenza rispetto al mercato (-23%), gli alcohol-free italiani (fino ad oggi prodotti giocoforza all’estero) performano bene in Uk (+6% volume e +10% valore) e in Usa, con un +17% lato volume e +24% sulla colonna valore. Su questo mercato l’Italia rappresenta il 6% del totale vendite vini a zero gradi, quota che sale all’11% sulla piazza tedesca e al 24% su quella britannica.

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