Il fenomeno è partito dai produttori, che sulla base del successo e dell’entusiasmo per le loro etichette si sono sentiti autorizzati ad alzare i prezzi oltre misura. Poi il cattivo esempio è stato seguito da tutti gli altri operatori del comparto, enoteche e ristoratori, che, con ricarichi a volte veramente esagerati, hanno ulteriormente gravato i consumatori con prezzi al di fuori di ogni logica. Un’onda lunga di 4-5 anni coincisa con il grande boom dei vini di qualità, che ha generato una gigantesca speculazione di filiera. La conseguenza? Complice il caro-euro, una brusca frenata dei consumi e la diffidenza dei consumatori. Ecco allora la necessità trovare una soluzione, che, secondo Gianni Zonin, il più grande vignaiolo italiano con le sue 11 tenute in 7 regioni, passa necessariamente attraverso una moderazione dei prezzi, da attuare attraverso una sorta di “autodisciplina” dei produttori. “Per sensibilità nei confronti dei clienti - spiega Zonin - la mia azienda ha deciso quest’anno di non aumentare il listino neppure di un centesimo, sia sul mercato italiano sia su quello estero. Un messaggio verso i consumatori che si riverbera anche sui concorrenti. Sono convinto che sarà una linea di comportamento che verrà seguita”. E sono sempre più i produttori convinti che la filosofia vincente per il futuro è produrre bene con un preciso rapporto di prezzo: un concetto già presente nei prodotti di fascia media, mentre nella gamma alta ci si è illusi che questo rapporto qualità/prezzo non fosse così indispensabile. Eppure oggi la nuova competizione si gioca proprio nel segmento alto. “Il grande successo del vino italiano - continua Zonin - che ha segnato gli ultimi anni ha fatto credere ad alcuni produttori che bastasse il valore “immateriale” del prodotto, dato da cantine miliardarie, enologi di grido, edizioni limitate delle proprie etichette, entusiastiche recensioni della critica, a giustificare aumenti dei prezzi che oggi appaiono veramente esagerati. Alcuni ristoratori ed enotecari hanno fatto il resto. Ma ora il consumatore non è più disposto a farsi abbindolare”.
Gianni Zonin, che da qualche anno ha intrapreso una vera e propria “rivoluzione” nel nome della qualità, valorizzando i vitigni autoctoni del nostro Paese - con l’estensione dei suoi orizzonti produttivi a terroir d’eccellenza (Toscana, Piemonte, Veneto, Lombardia, Sicilia, Puglia, Friuli) - ripercorre proprio l’andamento degli atteggiamenti del consumatore. “Vi sono state - sottolinea Gianni Zonin - due fasi distinte: nella prima, quindici anni fa, il cliente confondeva prezzo con qualità. Era il momento degli scandali vinicoli, e non sapendo come cercare l’eccellenza in un mercato molto frazionato, era convinto che acquistare ad un prezzo elevato fosse una garanzia. C’era confusione sia nel consumatore sia nel produttore. A partire dalla seconda fase, iniziata un paio d’anni fa - continua Zonin - il consumatore è cambiato, molto più consapevole, e si è accorto che ad un prezzo elevato non corrisponde sempre una qualità di pari livello. Oggi viene premiata l’azienda che meglio lavora. I consumi importanti si fanno su vini di fascia di prezzo medio, con equilibrio”. Gianni Zonin, infine, mette in guardia da un rischio: “Naturalmente occorre fare attenzione al fenomeno inverso: la ricerca esasperata del basso prezzo potrebbe innescare fenomeni di cattiva qualità e sofisticazione”.
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