Con oltre 8.000 “turisti del vino” sono state le cantine delle tenute di Gianni Zonin quelle più aperte: dal Veneto alla Sicilia, dalla Toscana al Friuli, il vignaiolo più grande d’Italia (1.800 ettari nelle sette regioni più vocate per la vitivinicoltura) ha battuto il 26 maggio, giornata del “wine day”, tutti i record nelle visite. Al vertice, la new entry della maison Zonin: la tenuta siciliana Feudo Principi di Butera (inaugurata il giorno prima di Cantine Aperte) con 2.400 enoturisti. Quindi, 1.400 in Toscana, nel borgo medievale di Castello d’Albola, 1.300 a Gambellara in Veneto, la sede storica, 1.300 in Friuli nella Tenuta Ca’ Bolani. Pochi di meno, 900 enoturisti, sia nella Fattoria Il Palagio, a San Gimignano, in Toscana, che nella Tenuta Il Bosco, nel cuore dell’Oltrepò Pavese, in Lombardia. Ed è proprio in Sicilia, dal Feudo Principi di Butera - dove la famiglia Zonin ha compiuto uno degli investimenti più significativi per la produzione di grandi vini rossi - che Gianni Zonin commenta i numeri di assoluto rilievo, con soddisfazione: “questa partecipazione degli enoturisti nelle nostre cantine - sottolinea - dimostra la correttezza della scelta della nostra famiglia di investire non solo nella qualificazione dei nostri prodotti, ma anche nella promozione e nella valorizzazione dei territori e dei luoghi di produzione”. “In questi anni abbiamo investito notevoli risorse - spiega ancora Gianni Zonin - proprio per esaltare le forti potenzialità dei territori vitivinicoli italiani. E le Cantine Aperte sono state per noi un’eccellente opportunità per dimostrare direttamente agli appassionati di vino questo impegno; un impegno che parte dal vigneto e arriva in cantina, passando però anche attraverso la valorizzazione dei siti di produzione: vigneti e cantine, ma anche le abitazioni rurali sono, infatti, il più importante biglietto da visita per la nostra vitivinicoltura”. “E’ grazie all’apertura delle cantine - conclude Zonin - che si riesce, insomma, a veicolare non solo l’immagine del produttore, ma anche il valore culturale della produzione vitivinicola. E oggi il vino viene vissuto sempre di più dai consumatori come uno straordinario veicolo di conoscenza dei territori”. (Ansa)
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