E' il Sud la terra ideale per produrre i grandi vini del futuro, pieni di carattere e grande personalità: spinte dalle nuove tendenze del mercato, che privilegia sempre più gli autoctoni, le griffes del vino d’Italia stanno riscoprendo il Mezzogiorno come terra d’elezione per produrre bottiglie di alta gamma, che sempre più riscuotono consenso tra appassionati del buon bere e critica specializzata. La palma di “pioniere” spetta di diritto a Gianni Zonin, sbarcato per primo nelle regioni meridionali, e poi seguito dalle più grandi aziende vitivinicole del Nord. Oggi il più grande vignaiolo d’Italia (11 tenute in 7 regioni per un totale di 1.800 ettari) non ha dubbi: “È il Sud la nuova frontiera dell’enologia made in Italy che punta sulla qualità: con questa convinzione abbiamo deciso di acquistare nel 1997 i terreni in Sicilia, e poi nel 2000 in Puglia, nel Salento”. A convincere Gianni Zonin a scommettere sul Mezzogiorno sono state le grandi potenzialità di queste regioni e dei loro vitigni autoctoni, celebrati in tutto il mondo dopo decenni d’oblio: “Oggi nel Sud Italia è possibile - spiega Gianni Zonin - produrre vini in linea con le nuove richieste dei consumatori, sempre più orientati verso rossi corposi, ben strutturati, mediterranei, frutto di un patrimonio varietale di primissimo ordine, tipici ed al tempo stesso di forte appeal internazionale”.
In Sicilia il Feudo Principi di Butera è stato inaugurato ufficialmente solo nel 2002, eppure sono già numerosi i successi ottenuti dai vini prodotti in quello che è stato il più antico tenimento dei primi Principi di Sicilia, un’incantevole collina adagiata tra il mare e le montagne del Nisseno. In particolare si è fatto notare con il Deliella 2000, Nero d’Avola in purezza, che alla sua prima uscita si è aggiudicato una tripla vittoria, conquistando i Tre Bicchieri della Guida Gambero Rosso/Slow Food, i 5 Grappoli della Guida dell’Associazione Italiana Sommeliers e il Sole della Guida di Veronelli. Dunque l’obiettivo di essere protagonisti, con i vini di Sicilia, di un nuovo primato di qualità dell’enologia italiana, è stato raggiunto. “Con questa azienda - spiega Gianni Zonin - abbiamo voluto far capire che per rispondere alla globalizzazione del mercato e alla internazionalizzazione del gusto bisogna puntare sulle nostre eccellenze. Ed è per questo che adesso la nostra attenzione è concentrata sulla Puglia, altra regione simbolo del Rinascimento della vitivinicoltura italiana al Sud”.
Nelle Masserie Conte Martini-Carissimo, situate nel cuore della penisola salentina, si produrranno tutti i vini tipici della regione, dall’Aglianico al Primitivo di Manduria al Negroamaro. L’azienda, attualmente al centro di un totale rinnovamento dei vigneti (con la densità di impianto più elevata nelle tenute della famiglia: 5.500-6.000 piante/ettaro) rappresenta un esempio emblematico della fiducia di Zonin nei confronti dei vitigni autoctoni.
Secondo i progetti di Gianni Zonin, in futuro, le tenute meridionali della Sicilia e della Puglia troveranno un’ulteriore vocazione, con interessanti riflessi sociali e turistici: “Spesso le aziende che acquistiamo - spiega - non sono in buone condizioni. Il nostro primo intervento è la ristrutturazione della tenuta, in cui riportiamo le famiglie ad abitare e facciamo rivivere la fattoria come una volta”. Zonin pone l’accento sulla valorizzazione del territorio, che trova una sponda anche nelle visite guidate, grazie ad accordi con tour operator e alberghi locali. “Nel Mezzogiorno inizieremo con le visite l’anno prossimo - conclude - e contiamo di avere risultati analoghi a quelli della tenuta nel Chianti Classico, dove abbiamo 15.000 visitatori all’anno”. Turisti un po’ speciali, che sono interessati al vino ma che poi vanno a caccia delle specialità gastronomiche del luogo e non disdegnano la visita al museo. E così il cerchio si chiude.
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