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DEGUSTARE PER CREDERE: ASSAGGI IN BOTTIGLIA ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA DEI VITIGNI AUTOCTONI NELLE TENUTE DELLA FAMIGLIA ZONIN

Gianni Zonin Vineyards
Nella cartina i territori dove Gianni Zonin ha le sue tenute

Un tour dell’Italia in cantina, alla scoperta dei più importanti vitigni del nostro Paese: l’invito arriva dalle tenute della famiglia Zonin che, nella vetrina internazionale del Vinitaly (Verona, 10/14 aprile), ha deciso di presentare l’eccellenza delle sue produzioni da vitigni autoctoni.
Si parte dal Piemonte, con il Castello del Poggio, per incontrare uno dei vini simbolo della regione: la Barbera. Smessi i panni della tradizione la Barbera ha dimostrato di essere vino di personalità spiccata, profondo e mutevole, importante ed elegante. Il Masarej è Barbera in purezza (la resa del vigneto è di 50 quintali per ettaro): completata la malolattica, passa per un anno in piccoli legni, poi si armonizza ancora per 8 mesi in vetro. Ne emerge un rosso potente, armonico, avvolgente e caldo. Il finale è da Oscar, con una nota ammandorlata e lievemente amaricante. Un Barbera tipico che racconta panorami monferrini, ma che esalta l’eleganza della moderna vinificazione. Andiamo poi in Friuli, in quella doc Aquileia che i critici definiscono ormai “l’altra Maremma”. Così come il terroir emergente toscano è l’alternativa qualitativa alle grandi Doc di quella regione, così il terroir di Aquileia si pone in rapporto al Collio e ai Colli Orientali - le denominazioni di punta del Friuli - come una variazione interessante sul tema della qualità. Da qui arriva il Refosco dal Peduncolo Rosso prodotto dalla Tenuta Ca’ Bolani. Il Refosco è un must del Friuli in cantina: il solo autoctono insieme al Picolit capace di raccontare la storia viticola del Nord-Est senza soluzione di continuità. È un rosso corposo, dal frutto intenso, con ricordi di mora e di viola. Quello presentato in degustazione conosce un affinamento di 12 mesi in barriques di rovere di Allier, seguiti da almeno 6 mesi di ulteriore affinamento in bottiglia.
Il viaggio prosegue poi in Veneto per assaggiare il Recioto di Gambellara del Podere Il Giangio, che nasce da uve Garganega in purezza. Dopo la vendemmia, le uve sono state sottoposte ad appassimento per 4 mesi in appositi locali, aerati e secchi. La fermentazione delle uve passite, dopo la pigiatura, è avvenuta a temperatura controllata; la maturazione si è svolta in barriques di rovere per 10 mesi, cui hanno fatto seguito altri 12 mesi di affinamento in bottiglia. Giallo dorato carico, è caratterizzato da sentori di albicocca, frutta secca, miele e vaniglia; in bocca è dolce, morbido e fresco. E dal Veneto, eccoci nell’altro terroir d'eccezione d’Italia: la Toscana. E precisamente nel Chianti Classico, in una delle più belle dimore e aziende vitivinicole della regione: Castello d’Albola, dove si celebra il Sangiovese nella sua massima espressione, che in etichetta si traduce con Le Ellere. In degustazione va una bottiglia che a buon diritto è stata definita un cru del Chianti. Nasce dalla vigna Le Ellere di Castello d’Albola e il suo nome è l’esaltazione della tradizione: l’ellera è in toscano l’edera che cresceva sui muri a secco che dividevano il vigneto. È un Sangiovese che matura su terreni galestrosi con un’escursione termica fortissima e un andamento pedoclimatico che impone alla vite continui “stop and go” vegetativi: l’ideale per esaltare il bouquet. Raccolto molto maturo il sangiovese (resa per ettaro 60 quintali) viene affinato per 12 mesi in barriques di rovere di Allier. L’affinamento procede per altri 6 mesi in vetro. Il vino ha un'impronta decisa di mammola, sottofondo di mora, sfumatura di iris, tannini morbidi ma presenti, avvolgenza al palato dove si presenta caldo e di nerbo, con un finale lungo e lieve sensazione amaricante.
Il nostro tour si conclude in Sicilia, nello splendido tenimento del Feudo dei Principi di Butera. Qui, nel cuore dell’isola, nasce l’Insolia, ottenuto da sole uve Insolia in purezza, raccolte nella prima settimana di settembre e sottoposte a pressatura soffice. Il mosto subisce una fermentazione in acciaio a temperatura controllata ed è poi mantenuto sui lieviti fino ad aprile, per concludere il suo affinamento in bottiglia per alcuni mesi. Giallo paglierino, chiaro e luminoso, ha sentori di frutta esotica e fiori di ginestra, e nel sapore una delicata nota di mandorla dolce. Ma nel Feudo di Butera nasce anche il Deliella: è questa bottiglia la dimostrazione di quanto immenso possa essere il Nero d’Avola se coltivato (qui nasce in un clima caldo con una resa di soli 45 quintali per ettaro) e vinificato con la massima attenzione. Alla fermentazione di 3 settimane segue l’affinamento di 12 mesi, per metà in barriques di Allier e di Troncais, e per metà in grandi legni di Slavonia, che ha il compito di arrotondare l’esuberanza del Nero d’Avola aggiungendo leggere note di tabacco e di liquirizia, ma senza sovrastare il floreale di mandorlo e il frutto di ciliegia matura. Infine, dopo ulteriori 12 mesi di affinamento in bottiglia, il vino è caldo, naturalmente concentrato, personalissimo, solare, di un’intensità cromatica che stupisce per densità e brillantezza. Il finale è “eterno”, con un leggera nota di liquirizia che accompagna il palato verso una perfetta pulizia.
Il tour del meglio dell’Italia in vigna termina qui. Ci lascia un'esperienza in più e la conferma che Gianni Zonin sta perseguendo, con grande determinazione e altrettanta capacità, due obbiettivi: un importante miglioramento qualitativo e, soprattutto, la difesa e valorizzazione degli autoctoni e dei nostri terroir d'eccellenza. Degustare per credere.

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