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FORUM CONFAGRICOLTURA (TAORMINA, 27/29 MARZO), GIUSEPPE DE RITA (CENSIS): “L’IMPRENDITORE AGRICOLO E’ IMPRENDITORE A TUTTI GLI EFFETTI E MERITA UNA RAPPRESENTANZA SPECIFICA

L’imprenditore agricolo non è più “figlio di un dio minore”. Anzi, come sottolinea Giuseppe De Rita da Taormina, commentando nella prima giornata del Forum di Confagricoltura sul “Futuro Fertile” la ricerca del Censis (realizzata in collaborazione con Confagricoltura), l’impresa agricola è “moderna, diretta dal mercato e rivolta ad esso, con una grande capacità manageriale”. E l’imprenditore agricolo può considerarsi, come ripete a più riprese il presidente Censis Giuseppe De Rita, “imprenditore a tutti gli effetti e come tale merita una rappresentanza sindacale specifica”.
Elogi per nulla casuali, quelli del numero uno del Censis, basati appunto sullo studio di 150 aziende agricole italiane, che presentano punti di forza notevolmente avanzati, tanto che la cosiddetta “minoranza trainante”, come venne chiamata nel primo Forum di Confagricoltura 2007 la parte di aziende agricole “con un atteggiamento proattivo sul mercato” si è trasformata in una “punta della freccia”, come specifica De Rita, e cioè una rappresentanza di eccellenza che costituisce un “pacchetto di mischia” unitario in agricoltura.
A sostenere l’analisi del Censis, appunto, i dati e alcuni approcci nel modo di fare impresa. “Un atteggiamento vitale ed emergente - sottolinea De Rita - al punto che per l’87% di queste aziende il 2007, che pure per il comparto agricolo è stato un anno piuttosto difficile, è stato vissuto come un anno positivo”. Un risultato che nemmeno un ricercatore esperto come De Rita, con tutta franchezza, “si attendeva”.
Alla luce di questo successo che ha caratterizzato il campione di aziende analizzato - cinque delle quali (Castello Banfi, Cirio Agricola srl, Campoverde Agricola spa, Fantolino, Nirp International) sono state presentate, in una tavola rotonda, e prese come modello - secondo De Rita “ci sta innanzitutto l’imprenditore agricolo, che ha saputo adottar strategie vincenti, a partire dalla razionalizzazione dei costi, all’innovazione costante, alla ricerca della qualità, vero e proprio obiettivo comune di questo pacchetto di mischia di eccellenza”. Il 65% delle imprese agricole leader sul mercato punta ad un miglioramento continuo della qualità (percentuale che sale al 70% per i settori olivicolo e vitivinicolo), ma diventa un fattore determinante anche la trasformazione della materia prima agricola. “Il 41% delle aziende trasforma in proprio e nella fase di approccio al mercato il 65% del campione ricorre in modo intenso a consorzi o reti tra produttori”.
La scommessa sul mercato queste aziende di eccellenza la vincono fondamentalmente attraverso due strategie: “il lavoro di nicchia e una presenza intelligente all’interno della filiera”. Imprese moderne, insomma, “capaci di instaurare un rapporto proficuo con il settore terziario, dalle banche al segmento assicurativo e nonostante una burocrazia piuttosto pesante per le imprese, e proiettate sempre di più su una politica di marchio aziendale (38% degli intervistati) o consortile (24%)”.
Un ruolo fondamentale lo gioca anche il territorio, da individuare e valorizzare come area in grado di assegnare un elevato valore aggiunto alle produzioni agricole e agroalimentari: “basti pensare - ha detto il presidente del Censis, Giuseppe De Rita - a realtà come le “storiche” Montalcino e Langhe, ma anche a Montefalco, dove la cantina Caprai ha saputo coniugare tradizione e innovazione traendo un importante valore aggiunto per tutto il territorio”.
L’analisi del Censis e di Confagricoltura porta De Rita a sostenere che “la strada della modernità è la specificità, vera chiave di volta che ha trasformato le 150 aziende agricole analizzate in imprese di alta qualità”.

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