Crisi o non crisi, crescono le esportazioni di vino italiano all’estero: nell’anno appena concluso, secondo i dati Ismea, l’export vitivinicolo ha registrato un incremento del +10,2% in volume, a fronte di un calo del 5,4% in valore sul 2008. Un andamento dettato per lo più dall’incremento delle esportazioni di vini sfusi (+18%) che rappresentano ormai un terzo del totale delle esportazioni di vino italiano. Per i vini imbottigliati, la performance risulta positiva solo nei quantitativi (+5%) mentre si riducono sostanzialmente i valori (-4% sul 2008).
“I segnali più importanti arrivano dal mercato europeo - commenta Adriano Orsi, che ha presieduto il Comitato di settore vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative di oggi a Roma - che ha rappresentato nel 2009 il 56% del nostro export”. Il primo mercato è la Germania, dove si registra un ritorno al consumo del vino italiano dopo che lo scorso anno molti compratori avevano preferito approvvigionarsi dal mercato spagnolo (nel 2009 sono cresciuti in particolare i vini sfusi, con un +21% in volume). Al secondo posto il Regno Unito, dove cresce la domanda di vini spumanti (+18%) e imbottigliati (+9% in volume) a fronte di un calo del 4% dei vini sfusi.
“La leva fondamentale per il nostro export - prosegue il presidente del Settore Vitivinicolo Orsi - resta la promozione: è indispensabile che le nostre imprese continuino ad investire sulla promozione dei propri marchi, per far conoscere l’eccellenza qualitativa del vino italiano. In considerazione del fatto che il mercato è ormai sempre più stretto tra una politica di riduzione dei prezzi e un crescente potere contrattuale della grande distribuzione organizzata”.
Nei Paesi extra-Ue, buona la crescita in volume (+6,6%), ma importante riduzione in termini di valore (-10,8%). La meta principale dei vini italiani resta gli Stati Uniti, nonostante la flessione della domanda registrata nel 2009 (-4% in volume e -10% in valore). Nel mercato in entrata del vino straniero in Italia, invece, nel 2009 si è registrata, sempre secondo i dati Ismea, una riduzione del 25% sul 2008.
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