Le organizzazioni festeggiano, la Coldiretti ha organizzato la maxi-spaghettata in Campidoglio, ma le opinioni, nel mondo enogastronomico, sul riconoscimento della Dieta Mediterranea come Patrimonio dell’Umanità, si dividono.
“Chi oggi esulta di questo “grande risultato” conferito dall’Unesco, forse non si rende conto che lo stesso risultato è stato ottenuto dalla gastronomia francese, che adesso sarà ancora più forte nel mercato internazionale, mentre l’Italia si ritrova a spartire questo “successo” con altri tre Paesi, senza dimenticare la scarsissima incisività della promozione del made in Italy nel mondo”. Davide Paolini, il “gastronauta” de “Il Sole 24 Ore”, non crede molto agli effetti benefici che il riconoscimento Unesco alla Dieta Mediterranea, dovrebbe portare.
Di diverso avviso, è Licia Granello, firma enogastronomica de “La Repubblica”, che considera il risultato ottenuto dal Bel Paese - dopo la “bocciatura” del 2009 - come “un fatto positivo, perché nella percezione comune la Dieta Mediterranea è indissolubilmente legata all’Italia, alla sua tradizione alimentare e a prodotti come pasta, olio e basilico”.
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