Il mondo del vino è fatto di sogni e narrazioni, ma anche di accordi di mercato, scommesse e nuove sfide: e se il rischio d’impresa si fa sentire non è raro vedere imprenditori che lasciano la loro azienda, solamente per poi rilanciarsi nel mondo enoico con rinnovato vigore, come in tempi recenti è accaduto a nomi come Lodovico Antinori (dalla cessione della Tenuta dell’Ornellaia al nuovo stupendo progetto della Tenuta di Biserno), Piermario Meletti Cavallari (dalla bolgherese Grattamacco alla magica cantina elbana Tenuta delle Ripalte) e Stefano Farkas (da Villa Cafaggio alla suggestiva elbana Valle di Lazzaro). E dopo un breve “pit stop”, anche Elisabetta e Giovanni Puiatti hanno deciso di rientrare sulla scena del vino tricolore con Villa Parens (dopo aver ceduto nel 2010 la cantina Puiatti ai Tenimenti Angelini, oggi Bertani Domains, che li ha visti nuovamente presenti a Vinitaly.
Scambiando due chiacchiere con Giovanni Puiatti e la sorella Elisabetta, però, viene da dubitare che davvero si siano mai allontanati, anche solo in senso figurato, dai vigneti del loro territorio, e da quella che convintamente Giovanni chiama la sua arte. Ricorda: “Quando abbiamo deciso di vendere era per fare un salto di qualità. La proposta sinergica di Angelini, che non proveniva dal mondo del vino ma da quello della salute, ci ha solleticato, e le prospettive nel periodo 2009-2010 ci facevano sentire la necessità, per così dire, di avere un po’ di muscoli. Ma non tutti i matrimoni, d’altra parte, durano a lungo. La differenza di fondo”, spiega, era una divergenza di priorità: “la nostra filosofia ha sempre messo davanti a tutto la passione, il sentimento, e quindi una via un po’ più lenta per arrivare a un certo risultato”.
Senza nulla togliere ad “un gruppo preparatissimo, e una macchina bellissima”, insomma, “il vino è unʼidea, nasce dallʼeducazione, dal talento, dalla capacità di confrontarsi con un territorio e un vitigno”. Le strade di Puiatti e di Angelini si sono quindi separate, ma “il prurito di ricominciare è stato il mantenimento di cinque ettari di proprietà, dove storicamente con nostro padre abbiamo piantato del Sauvignon, e che ci danno queste 50.000 bottiglie che ci consentono di mantenere un mondo di contatti che ci hanno fatto crescere, e di riprendere la nostra identità, che è unica”.
Unʼidentità saldamente ancorata al lavoro del padre di Giovanni e Elisabetta (venuto a mancare nel 2001), e alle sue molte innovazioni in Friuli e nel Collio, oggi mantenute e tramandate sul mercato - a partire dallʼassenza di legno nella vinificazione e da un rapporto strettissimo con il territorio.
E il ritorno nel mondo di Bacco, come è stato? “Vorrei poter dire travolgente: negli ultimi tre giorni tutto il mio passato è passato di qua, e mi ha emozionato. Si sa chi siamo, cosa facciamo e lo stile che abbiamo, e a prescindere dal passato il domani sono i prossimi cinque minuti: il nostro vino è il modo con il quale comunichiamo la nostra identità”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024