In Italia sono i disciplinari ad indicare le rese massime, tenendo così sotto controllo i livelli produttivi una volta per tutte. In Francia, invece, almeno nella Champagne, funziona diversamente, è il Conseil Interprofessionnel des Vins de Champagne (Civc) che decide, in base all’andamento stagionale (ma con un occhio attento ai mercati), i limiti produttivi, che cambiano di anno in anno. Così, al netto di eventuali disastri, tipo le sempre temute grandinate, i livelli produttivi ricalcheranno l’andamento del 2013: 10.500 kg di uva per ettaro, con un margine di 3.100 kg in più come “riserva”. I rappresentanti del mondo produttivo dello Champagne hanno trovato l’accordo su questo status quo basandosi su “una condizione sanitaria delle uve particolarmente soddisfacente “, ma anche sulle esportazioni del “primo semestre, in crescita dell’1% sullo stesso periodo del 2013”, per un totale di 307 milioni di bottiglie già vendute nel 2014. E se fosse questa la strada giusta da seguire, anche in Italia ?
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