Dalla A di alici, di Cetara, le acciughe belle ed eleganti come “una Audrey Hepburn del mare”, alla Z di zucchine, le dolcissime Trombette Liguri, “timide e discrete che si lasciano amare da tutti”, una delle firme più famose del wine & food (ri)scrive l’alfabeto del cibo italiano, attraverso più di 100 prodotti e oltre 30 artigiani, quelli “buoni”, attraversando “le trionfanti coordinate del mangiare” dell’Italia, “il Paese del Bengodi, ma che conosciamo poco”. Ecco “I Sapori d’Italia dalla A alla Z. Tradizione e cultura”, il nuovo volume di Licia Granello che per Gribaudo (Feltrinelli Editore) ha redatto un vero e proprio glossario, da tenere a portata di mano nella propria biblioteca gastronomica per sapere sempre quale tra gli ingredienti sia il migliore. E lo ha dedicato a Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e della filosofia del cibo buono, pulito e giusto, “il massimo dell’eco-gastronomia, che rallegra corpo e anima insieme, offerto da facce, intelligenze e passioni da promuovere e supportare, perché senza di loro i nostri grandi cuochi sarebbero meno grandi, la nostra cucina più povera, i nostri palati meno felici, il nostro status gastronomico meno attraente”, scrive la wine & food editor del quotidiano La Repubblica. E proprio ad uno chef, Massimo Bottura, il più celebre d’Italia, è affidata la prefazione del volume, che ha inizio con la più famosa frase culinar-rivoluzionaria: “Viva la pappa col pomodoro”.
“Le persone che con tanta passione abbracciano l’artigianato alimentare, sono buone perché fanno buoni prodotti, ma anche per come trattano i dipendenti, perché sono amici della terra e non la avvelenano, perché si comportano in modo corretto - racconta a WineNews Licia Granello, che ieri ha presentato il volume (pagine 240, fotografie Shutterstock Images, prezzo di copertina 16,90 euro) al Salone del Libro a Torino, e il 19 maggio sarà da Feltrinelli in Piazza dei Martiri a Napoli e il 26 alla nuova Feltrinelli Duomo a Milano con Petrini - perché il rapporto con la nutrizione non finisce nel piatto. Credo sia impossibile fare un prodotto buono se non si è delle persone per bene”. L’autrice della doppia pagina domenicale “I Sapori” de La Repubblica ha voluto raccontare “i prodotti che ci accompagnano ogni giorno a tavola, perché è importante sapere per poter scegliere, perché quando è il cibo a sceglierci difficilmente è buon cibo”.
Dalla A di aceto “acido, ma non troppo e non sempre” alla B di basilico, “profumo da mangiare”, dalla C di cachi, “una questione di sesso”, passando per il culatello “una festa che coinvolge i sensi e li rapisce”, le erbe di campo “povere ma belle”, la pasta e fagioli “il piatto geopolitico per eccellenza, capace di unire nord e sud”, e, ancora, olio, pane, mozzarella, prosciutto crudo, Parmigiano Reggiano, pasta, uova, la verdura e la frutta, uva compresa, e tutte, davvero tutte le materie prime italiane, accompagnate dai loro migliori produttori e artigiani, aver ben presente la loro ricchezza, alla base di ogni ricetta, da quella di casa a quella di un grande chef, è fondamentale per conoscere e capire la nostra cucina.
“Credo siamo tutti d’accordo nell’affermare che la cucina italiana è una delle principali bandiere del nostro Paese - scrive Massimo Bottura - quando viaggio per il mondo, i piatti ei prodotti italiani sono i più ammirati e i più copiati. Il problema della degenerazione esiste, perché la nostra cucina è basata su materie prime straordinarie e spesso all’estero questo si scontra con l’avidità di chi vuole prendere delle scorciatoie. Ma dobbiamo anche ammettere che si tratta del riconoscimento di un mito”. Nei secoli ed ancora oggi: “l’universo della gastronomia italiana si sta evolvendo, certo - riflette Bottura - ma continua a considerare la tradizione come punto di partenza, alla base di tutto il lavoro di rielaborazione in chiave futura. Si tratta di una rilettura senza dubbio contemporanea, efficace, eppure cresciuta senza sbilanciare il proprio baricentro: percorso che oggi ci permette di vivere un momento d’oro, con i cuochi da nord a sud capaci di interpretare la nostra cucina in maniera attenta e consapevole delle proprie radici, delle proprie origini”.
Il volume è dedicato al presidente internazionale di Slow Food Carlin Petrini, “e a tutti quelli che come lui, lottano per il rispetto della terra madre e dei suoi figli”.
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